19-02-2021
Whimsy Kitchen e Armonico Sushi, esempi milanesi rispettivamente di ghost restaurant con dark kitchen e bright kitchen
Una delle conseguenze del fenomeno pandemia globale è il cambiamento delle modalità di consumo di cibo e bevande. Nel corso del lockdown totale, le grandi città hanno vissuto un vero e proprio boom delle piattaforme di delivery. La consegna a domicilio ha letteralmente salvato innumerevoli attività che sono riuscite ad adattarsi alla situazione creando un prodotto suitable per l’uso domestico. A latere sono nati diversi progetti di business orientati al delivery: ghost kitchen, dark kitchen, e da ultimo anche le cloud kitchen. Quello che in genere si pensa è che queste formule consentano un abbattimento delle spese di apertura (quasi azzerate), un costo del personale molto contenuto e magazzini più controllati. A questi aspetti si aggiunge la possibilità di puntare molto di più su format cosiddetti verticali, e quindi specializzati su una sola preparazione o tradizione culinaria (poke, tacos, sushi, bowls, spiedo, eccetera). In realtà, l’essere “schiavi” delle grandi piattaforme e delle loro percentuali rende questi business redditizi solo in casi di grandi volumi. GHOST e DARK. Lo conferma Andrea Roberto Bifulco – founder di Kitchen Lab, la prima vera ghost kitchen italiana fondata nel 2018 – quindi ante tempore. Ancora oggi i loro brand restano ghost per il pubblico e contano laboratori non solo a Milano ma anche Torino, Bologna, Roma. Il prodotto è acquistabile solo ed esclusivamente sulle piattaforme di delivery senza che il cliente possa fisicamente recarsi a un indirizzo. Kitchen Lab conta a oggi su più di 10 cucine diverse nella sola Milano e 50mila clienti al mese; molti di questi sono returning clients – senza saperlo, ordinano prodotti diversi che provengono da un unico marchio.
Nanainmilano
Mi Taco
CLOUD. Diverso ancora è invece il fenomeno cloud kitchen. A Milano abbiamo l’esempio della neonata Kuiri. Si tratta di un modello di business che fornisce smart kitchen di piccole metrature, attrezzate con strumentazione d’avanguardia e messe a disposizione di quegli imprenditori che vogliono iniziare un’attività di delivery in poco tempo. In questo modo si evitano affitti importanti, fideiussioni, burocrazia, procedure, personale di sala. Così ci spiega Paolo Colapietro, founder di Kuiri. Il primo hub sorge in via California. Più rettangoli di cucine diverse che si affacciano su strada per consegnare gli ordini ai driver o consentire il take away. Ben presto sarà inaugurato un secondo laboratorio da 400 mq in via Melchiorre Gioia che sarà in grado di ospitare oltre 20 cucine diventando. Cosa possiamo assaggiare made in Kuiri? Tacos & buena onda – come recita il loro claim – firmati Mi Taco, ottime sfiziosità medio-orientali da Nana Food Milano, il galletto allo spiedo di Mrgalletto_Verbania, i burger di Tondo Burger.
Mr Galletto
Se prima pensavamo di avere l’imbarazzo della scelta nel food delivery ora c’è da sbizzarrirsi.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
piemontese di ferro, classe 1986, laurea in Economia per i beni culturali, dopo anni di militanza nei locali milanesi, è co-titolare insieme a Edoardo Nono del Rita & Cocktails - storico American bar di MIlano e del Rita’s Tiki Room, spin-off caraibico polinesiano aperto nel 2019. Viaggia per passione, lavora per passione, mangia con passione
Crema di latte e gelatina di melissa: il dolce che chiude il menu in delivery di Antonia a Casa
Il Croque monsieur con pastrami di lingua di vitello, ciauscolo, crema di Grana Padano Dop e giardiniera artigianale del nuovo Bowie, una meraviglia in delivery firmata Cristina Bowerman. Le foto dei piatti sono di Tanio Liotta