16-09-2020

Caro Melo, la fissa dimora di Carmelo Chiaramonte

Dopo tanto vagare, il Cuciniere Errante ha aperto a Donnalucata. Una cucina sfrontata, provocatoria, disinteressata alle mode

A destra, Carmelo Chiaramonte davanti all'Oste

A destra, Carmelo Chiaramonte davanti all'Osteria Caro Melo, Donnalucata, comune di Scicli (Ragusa). Tutte le foto sono tratte dalla pagina facebook del ristorante

Si posa qui, a Donnalucata, in questo piccolo borgo affacciato sul tratto di mare più tragico e triste del mondo, il cammino ultradecennale di Carmelo Chiaramonte. Il suo andare senza fissa dimora che è diventato marchio di fabbrica alla fine riporta il Cuciniere Errante a un paio di tornanti da casa, a riappropriarsi di un territorio fisico e dell’animo da cui si è tenuto lontano fino a oggi, pur tenendolo a portata di sguardo, pur girandogli intorno.

Chiaramonte lascia il Katane Palace 15 anni fa, dopo una manciata di anni ruggenti iniziati con l’esperienza del Cugno Mezzano (nel febbraio del 2001 Repubblica recensiva la sua Zuppa di mandorle e vongole) che lo avevano fatto diventare in breve tempo la promessa più brillante della cucina d’autore siciliana dell’epoca. La notorietà capitata e non cercata – figlia di una comunicazione gastronomica già allora bulimicamente alla ricerca del nuovo fenomeno quotidiano – l’aveva colto non ancora pronto, maturo. E allora stacca la spina e prova a riprendersi la sua vita.

Inizia così un percorso di sperimentazione, di contaminazione in cui la cucina di Carmelo Chiaramonte si fa nomade e si intreccia con l’arte e gli artisti che incontra. Ne nascono libri, pièce teatrali, concerti gastronomici, partecipazioni televisive un po’ dovunque nel mondo, ancora libri. Un cammino personale di studio e ricerca, l’uso delle piante, delle erbe, gli agrumi, il Trecento Veneziano, Apicio, Epicuro, Cassiano Basso, Trimalcione, Cristoforo da Messi Sbugo, fra gli autori più citati, che alla fine fanno sembrare tutto questo andare assai più un cammino iniziatico che un errare senza meta.

Arriva infine quest’anno terribile in cui tutto si ferma e ogni futuro si fa distante e piccolo e Carmelo è tornato a vivere vicino casa da un paio d’anni, che qualcosa chiama, e c’è questo piccolo posto che frequenta e il proprietario è stanco, e il lockdown chiude tutto il mondo e all’improvviso tutti gli impegni di lavoro presi saltano, e “ogni impedimento è giovamento” ed il proprietario del piccolo locale insiste che vorrebbe fosse lui a prenderlo. E lui, finalmente, lo prende.

Succede così che apre Caro Melo “osteria rituale”, d’altro canto Donnalucata è un paese nato attorno a un santuario e a una sorgente miracolosa che sgorgava a orario di preghiera.

Sulla strada accanto alla porta, una lavagna e gessetti colorati per la comunicazione social, una piccola sala d’ingresso, una cucina ancor più piccola e un cortile murato triangolare circondato da una trentina di essenze varie dove trovano posto tavoli e sedute e un affumicatoio bandito nascosto dal cannizzo. Il luogo alchemico dove si consuma, nuovamente, il rito quotidiano della cucina di Carmelo Chiaramonte. Ogni giorno la spesa, ogni giorno le pentole sul fuoco, ogni giorno un menu con quello che c’è, fino a quando c’è.

Chi lo ha amato quando vestiva l’uniforme bianca d’ordinanza non resterà deluso, la cucina ha ancora la stessa sfrontatezza, lo stesso gusto per la provocazione e la seduzione, lo stesso assoluto disinteresse per quello che accade intorno, per quello attorno a cui si affanna il salotto buono gastronomico. Chi lo incontra per la prima volta troverà una proposta assai libera, spesso spiazzante: sarà più facile trovare una coratella che un’insalata di polpo, uno stufato di vitello che una frittura di pesce. Quella di Carmelo è una cucina a bassissima tecnologia, in ossequio al credo che il vero lusso stia nel gesto artigiano delle mani. Una proposta assolutamente personale in cui territorio, tradizione, cultura personale si innestano l’uno sull’altra, dando vita a una cucina affatto ossessionata dalla perfezione estetica e molto più concentrata sull’esperienza palatale, sulla soddisfazione del gusto.

Il pasto, se vorrete affidarvi, sarà una successione di stimoli come in pochi altri posti potrà capitarvi. La Parmigiana di melanzane e fichi crudi e cotti, u’ cuturru di grano spezzato cotto nel siero di ricotta, i Plin di tenerumi, il Tonno stufato con maiale e salsiccia, la Giardiniera di frutta e verdura con il ketchup di albicocche, il Gambero e la cicala crudi con la maionese di bergamotto mandarino e panura, il Tonno con la peperonata di fragole, l’ancora incredibile Zuppa di vongole e mandorle, inframezzati da bocconi di conserve di agrumi rari che sferzano il vostro palato e vi fanno salivare come alani arlecchino.

E poi la musica dal vivo, le performance dei tanti amici artisti incontrati in questi anni, che nei mesi a venire saranno sempre più parte integrante della ritualità chiaramontiana, con in testa l’idea che in questi ultimi vent’anni «Di questa bella donna che è la cucina si è ispezionato ogni orifizio, ogni interstizio, abbiamo a disposizione tutta una quantità di ingredienti assoluti di una varietà infinita abbiamo, cinquanta tipi di sale, cento tipi di pepe, migliaia di tipi d’olio ma si è perso il desiderio… la dimensione conviviale, l’idea di simposio, di comunanza, l’arte, le musiche, i rituali, la tragedia greca, il teatro nascono in contesti gastronomici. Io vedo questo posto fra due anni come un posto in cui la cucina si mescola tutto questo, un posto nel quale si viene per partecipare a un convivio».

Ecco, ora sapete anche come andrà a finire, qui sul bordo del tratto di mare più tragico e triste del mondo, se siete in cerca di gioia e convivialità, bussate alla porta di Carmelo Chiaramonte.

Caro Melo
via San Remo 7,
Donnalucata, Scicli (Ragusa)
Chiuso lunedì, aperto solo la sera
+393282379452
Prezzo medio: 45 euro
Menu degustazione: 60 euro per 7 portate


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Giulio Francesco Bagnale

Meridionale del 1963, ha tre figli perplessi e una moglie paziente. Il resto va e viene sotto il suo sguardo basito

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