Otto piccole storie di umanità e solidarietà, che vedono protagonisti nomi più o meno famosi del food italiano. Nei giorni scorso ve ne abbiamo raccontate tante, quelle che hanno coinvolto Chicco Cerea, a esempio, oppure Carlo Cracco. Ma sono tanti i gesti che vale la pena menzionare, in tutta la Penisola. Ne abbiamo selezionati alcuni.

Roberto Di Pinto e le sue pastiere
Roberto Di Pinto ha preparato pastiere e casatielli per gli ospedali milanesi
Come ogni anno a Pasqua, lo chef
Roberto Di Pinto del
Sine di Milano ha preparato le pastiere - le sa fare molto molto bene - in omaggio alle sue origini partenopee. «Inizialmente volevo coinvolgere anche i miei clienti e creare qualcosa tipo caffè sospeso. Il problema è che era complicato da organizzare, mancavano i permessi per fare le consegne e così via». Da qui l'idea: con l'aiuto di
Vincenzo Butticè de
Il Moro di Monza, molto attivo col comitato
Ristoratori Uniti, ha coinvolto amici medici di numerosi nosocomi, ed è riuscito a far recapitare una trentina di pastiere destinate a chi sta lavorando dure in queste ore negli ospedali milanesi San Raffaele e Buzzi, «poi anche a Vimercate, all'ospedale da campo di Monza e alla sede della Protezione Civile». Conclude
Di Pinto: «Presto passerà. E ci ritroveremo più uniti e forti di prima».

Giacomo Sacchetto mentre cucina per l'ospedale di Grezzana
Giacomo Sacchetto nel Veronese cucina per i malati di Covid-19 in riabilitazione
Giacomo Sacchetto - chef de
La Cru di Romagnano di Grezzana (Verona) - dal 25 marzo non ha avuto dubbi sul luogo dove avrebbe voluto cucinare il suo pranzo festivo: l’ospedale di Marzana, a neppure un chilometro dalla Villa Balis Crema, che ospita il ristorante. Un presidio diventato di grande importanza, dato che qui è stato allestito il primo reparto veneto per la riabilitazione dei pazienti colpiti dal Coronavirus. La sua proposta di cucinare e offrire un pranzo pasquale a pazienti e personale dell’ospedale è stata accolta con entusiasmo dai dirigenti della Ulls 9 di Verona. «Qui a Marzana tentiamo di dare alla riabilitazione dei pazienti il significato più importante, quello di un futuro in salute - dice il dottor
Gaspare Crimi, direttore del reparto - Riabilitare vuole dire consentire il ritorno a casa nella migliore condizione possibile. E ciò riguarda anche il cibo che si mangia». Gli fa eco
Sacchetto: «Spero che un buon pranzo, all’insegna dei prodotti del territorio e della genuinità, possa contribuire a far sentire la vicinanza mia, del mio team e di tutta la comunità ai pazienti e ai fantastici professionisti che si prendono cura di loro». Quanto alla parte gastronomica, il pranzo si è diviso in due momenti. Un piatto speciale servito ai degenti del reparto Covid, un sessantina di persone, in aggiunta alla dieta ospedaliera. «Per loro ho pensato a un
Risotto con asparagi e piselli, pomodori canditi, agrodolce di cipollato. Assieme alle caposala, abbiamo considerato che il riso è l’alimento che meglio si concilia con le caratteristiche dei pazienti del reparto». Per il personale, invece, qualcosa di più strutturato:
Insalata di pesce e crostacei; Torta salata con le verdure del nostro orto; Focaccia patate e rosmarino; Crema di cipolle; Insalata di penne; Pancia di maiale, funghi nostrani e sedano rapa; Capretto alle erbe con purè di patate di montagn; Torta di mele con zabaione e recioto; Uova al cioccolato e mou.

Matteo Metullio e la Torta portualina
Matteo Metullio inventa una torta per i portuali di Trieste
Matteo Metullio dell'
Harry's Piccolo ha creato una nuova torta, «in omaggio ai lavoratori del Porto di Trieste. Anche loro in questo periodo sono in prima linea». L'ha chiamata
Torta portualina, prevede alla base una pasta frolla, poi pan di Spagna imbevuto nel caffè («Uno dei vanti di Trieste») e una crema al mascarpone. «È un dolce ricco di zuccheri, pieno di sapore: l'idea è che sia consumato a metà mattinata, per fare un carico di energia. Vengo da una famiglia di portuali. Facevano quel lavoro mio padre, mio nonno, il mio bisononno... Mi sembrava giusto, in un periodo difficile come questo, far sentire la mia vicinanza a chi fa una professione così faticosa» La
Torta portualina sarà disponibile anche nella pasticceria dell'
Harry's, appena riaprirà.

Eugenio Boer, Eugenio Roncoroni, Gianluca Fusto
Boer, Roncoroni e Fusto hanno preparato il pranzo di Pasqua per 150 bisognosi
Tre cuochi solidali e le loro portate gourmet per centocinquanta bisognosi: quest’anno il pranzo di Pasqua al
Centro Sant’Antonio di via Farini a Milano è stato preparato da tre degli oltre cento chef che in queste settimane hanno preso parte alla campagna solidale
Milan Keeps On Cooking. Il tutto in collaborazione con
Equoevento Lombardia, organizzazione senza scopo di lucro che dal 2013 recupera e dona le eccedenze alimentari a enti caritatevoli, case famiglia, poveri e bisognosi. Gli chef
Eugenio Boer ed
Eugenio Roncoroni e il pastry chef
Gianluca Fusto hanno preparato i piatti serviti il giorno di Pasqua a chi una casa purtroppo non ce l’ha.
Boer ha proposto una
Pasta alla norma;
Roncoroni ha proseguito con un
Ragù di manzo, polenta e pecorino; dulcis in fundo
Fusto, con un
Fondente al cioccolato e nocciole. Ricette semplici, cucinate da tre cuochi d’eccellenza, per regalare agli indigenti una giornata all’insegna del buon cibo e uno spiraglio di speranza.

Ambrogio Invernizzi e Gian Piero Vivalda
I Vivalda e Inalpi hanno inviato 400 colombe a sei ospedali
Un gesto semplice ma ricco di significato e simbologia è quello compiuto a quattro mani da
Latterie Inalpi e
Antica Corona Reale. Hanno inviato a tutti gli operatori sanitari degli ospedali Santa Croce e Carle di Cuneo, San Luigi di Orbassano, Amedeo di Savoia di Torino, Sacco di Milano e Spallanzani di Roma, 400 colombe
Gran Gourmet AtelieReale in incarto Inalpi. È un prodotto d’eccellenza, frutto del profondo legame con il territorio e del “saper fare” i lievitati di chef
Gian Piero Vivalda: lunga lievitazione naturale, impastata con farine biologiche, burro di filiera piemontese certificata
Inalpi, arance candite, nocciole del Piemonte IGP, mandorle di Sicilia, Moscato d’asti DOCG e l’acqua di sorgente alpina. «Vogliamo essere vicini chi è in prima linea in una battaglia quotidiana e sfiancante. Vogliamo trasmettere loro la nostra vicinanza ed il nostro ringraziamento, con un piccolo gesto che riteniamo essere doveroso», dichiara
Ambrogio Invernizzi, presidente di
Inalpi. Aggiunge
Vivalda: «La decisione di fare questo dono ha oggi un valore ancor più grande. Oltre alla bontà del gesto e al desiderio di regalare una “pausa dolce” a chi combatte in prima linea, l’iniziativa è un impegno nel sostenere l’intera filiera, composta da 400 conferitori delle province di Cuneo e Torino da cui provengono molti dei miei ingredienti, primo fra tutti il latte di filiera corta e certificata 100% piemontese, da cui nasce il burro
Inalpi».
Irina Steccanella cucinerà ogni sera per medici e infermieri dell'ospedale di Vignola
Irina Steccanella cucinerà per i dottori e gli infermieri dell'ospedale di Vignola. Lo spiega lei stessa su Facebook: "Dopo una lunga riflessione, ho deciso che non voglio più stare a guardare e basta. Come persona ho dei
diritti, ma come cuoca e piccola imprenditrice ho dei
doveri. Ed è per questo che ogni sera preparerò pasti per dottori/infermieri schierati verso una guerra con un nemico invisibile, dell'ospedale di Vignola. In questa mia iniziativa non sarò sola, avrò l'aiuto di alcuni miei fornitori di Savigno, la macelleria
Bartolini che mi procurerà la carne, gli alimentari
La Piazza per verdura, pasta eccetera. La Protezione Civile farà da supporto per il trasporto dei pasti. Se qualcuno vuole aderire e aiutarci donando prodotti mi contatti in privato". A
Irina va il plauso della locale
Associazione Volontari Protezione Civile: "
Irina Steccanella ci ha contattato e ha chiesto il nostro aiuto per realizzare il suo progetto... E quindi, eccoci qui, di ritorno, dopo aver fatto la prima consegna al personale del pronto soccorso di Vignola. Grazie a tutti quelli che sostengono
Irina con i loro prodotti, grazie a
Appennino Food Truffles per averci regalato i contenitori termici per il trasporto".

Consegna delle colombe Magni all'ospedale di Busto Arsizio
I fratelli Magni e la catena di solidarietà a Busto Arsizio
Quando il decreto ha ordinato la chiusura delle pasticcerie al pubblico, i due fratelli
Lele e
Gianmarco Magni hanno deciso che avrebbero proseguito a lavorare, consegnando a domicilio. Ma non solo: in mezzo a quell’attività quotidiana dura da affrontare da soli non sarebbe mai mancata un’attenzione a medici e infermieri dell’ospedale e alle persone sole e in difficoltà, innescando una catena di solidarietà in crescendo. La pasticceria
Magni di Busto Arsizio ha svolto quest’opera in silenzio, ma una raffica di grazie è rimbalzata sui social per la bontà sfornata di colombe (andate a ruba già prima di Pasqua), brioche e torte.
Il giovane pastry chef Caldarelli che ha regalato i propri dolci nei Quartieri Spagnoli a Napoli
Nel Nolano, in provincia di Napoli c'è un giovanissimo pasticcere che sta facendo molto parlare di sé proprio per la giovane età e per il suo talento. È
Raffaele Caldarelli e il suo regno è
Casa Caldarelli dove si registra il pienone ogni giorno per ritrovare le sue preparazioni legate ai diversi momenti della giornata.
Raffaele è persona sensibile e ha trascorso il Sabato Santo a consegnare i suoi dolci più noti in una zona povera ed estremamente affascinante di Napoli, i Quartieri Spagnoli. Con il supporto della
Caritas di zona, ha reso più dolci queste giornate dal sapore amaro per la tristezza di quanto sta accadendo nel mondo e per la povertà che ancora è molto presente in questi quartieri della città. Sono arrivate così nelle case che risalgono le strette viuzze in ripida ascesa i suoi dolci più richiesti:
Cocco di mamma, Morbidezze di Bronte, Mela annurca, Cheesecake ai frutti di bosco e, ovviamente, la
Pastiera napoleana.
Domenico Iavarone a Torre del Greco cucina ogni giorno per 150 persone
Ai piedi del Vesuvio, Torre del Greco è una delle cittadine maggiormente colpite dal coronavirus. Qui la rete della solidarietà è entrata però in campo in modo concreto per aiutare le tante famiglie in difficoltà economiche o impossibilitate a spostarsi di casa perché in isolamento domiciliare. A unire le forze in campo c’è la Protezione Civile, l'associazione di volontariato
Irt, l'associazione
Gli occhi di Claudio coordinata da
Tommasina Pinna... E fa la propria parte anche il team del
Josè Restaurant della famiglia
Confuorto, che insieme allo chef
Domenico Iavarone ha deciso di cucinare per aiutare le famiglie in difficoltà del territorio vesuviano, fornendo pasti gratuitamente con il supporto di aziende fornitrici come
Ardolino Ristorazione e
Pastificio Gentile. Racconta
Iavarone: «Facciamo tutti i gironi a pranzo pasti per quindici famiglie per un totale di 50 persone. Per quanto riguarda Pasqua, abbiamo cercato di rendere questa giornata uguale a quella di tutti quelli che hanno almeno la fortuna di potersi assicurare un piatto caldo; non abbiamo quindi fatto mancare le preparazioni della nostra tradizione, dal casatiello alle pastiere. Ci tengo anche a sottolineare che sul nostro cammino abbiamo trovato tanti sostenitori, che ci aiutano con materie prime di tutti i generi; grazie a loro abbiamo potuto preparare anche il classico
Agnello con patate, uova e piselli. IRestiamo uniti, diamo spazio ai nostri cuori e alla nostra umanità e... "
andrà tutto bene”».
A Bagheria gli chef Lo Coco e Olivieri preparano i pasti per la Caritas
A Bagheria, nel palermitano, gli chef
Tony Lo Coco, ristorante
I Pupi, e
Claudio Oliveri di
Oliveri 1964 hanno deciso di cucinare per le famiglie bisognose del loro territorio. Una risposta concreta anche all’appello della
Caritas locale che, a causa delle restrizioni legate al Coronavirus, è stata costretta a chiudere le cucine, lasciando senza pasti caldi quanti potevano contare solo sull’aiuto dei volontari. «Con
Claudio ci siamo chiesti cosa potessimo fare – dice
Lo Coco a
Cronache di Gusto – e la riposta è stata: cucinare. I nostri ristoranti sono chiusi, è vero, ma possiamo sempre usare le nostre cucine per preparare dei pasti caldi che poi i volontari della
Caritas distribuiscono a chi ne ha bisogno. Cose che possiamo fare in sicurezza senza uscire da casa. Il blocco di tutte le attività ha aumentato le sacche di povertà e a Bagheria ci sono famiglie che non hanno nemmeno la possibilità di acquistare una bombola del gas o di pagare la bolletta e quindi, pur ricevendo i pacchi di spesa dai volontari, non possono cucinare. Noi vogliamo dare una mano mettendo a disposizione i nostri strumenti e ciò che sappiamo fare».
(hanno collaborato Marina Alaimo, Elisabetta Canoro, Andrea D'Aloia, Marilena Lualdi, Carlo Passera, Fosca Tortorelli e Davide Visiello)