Dopo aver varcato l’ingresso dell’Ospedale Niguarda, gli invitati si sono visti accogliere, non con un pizzico di stupore, da un grande, scoppiettante falò. A cuocere, fra le fiamme avviluppate, tre grossi pezzi di pancia di manzo, cucinati e curati con mefistofelico sguardo da Paolo Lopriore. Lo chef de Il Portico di Appiano Gentile, insieme a nove colleghi è stato uno dei protagonisti di Aggiungi un Posto a Tavola, la cena di raccolta fondi a favore di NeMO (NeuroMuscolar OmniCentre), organizzata in occasione del decennale del Centro Clinico che svolge ricerche e offre cure ai malati di patologie neuromuscolari.

Il goloso falò di Lopriore
Il secondo sguardo esterrefatto, dopo aver superato il desk della registrazione, era rivolto al luogo dove hanno preso posto i partecipanti alla cena: l’accettazione del Blocco Sud dell’Ospedale. Una lunghissima sala, sovrastata da una cupola di vetro, dove ogni giorno migliaia di pazienti transitano prima di dividersi fra ambulatori e sale visite, è stata trasformata in un salone da ricevimenti con tavoli abbigliati con tovaglie color panna, sedie trasparenti e opulente apparecchiature. Tanti i presenti, quasi 300, intervenuti per contribuire, con le loro donazioni, alle attività del
Centro NeMO e per gustare i piatti e le proposte dei 10 chef che hanno messo a disposizione estro, creatività e passione nella preparazione del menù.
Nato nel 2008 e oggi attivo in 4 strutture, oltre a Milano anche Arenzano, Roma e Messina,
NeMO vuole migliorare la qualità di vita delle persone affette da
Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica),
Sma (Atrofia Muscolare Spinale) e distrofie muscolari. Per farlo fornisce supporto clinico, assistenziale e psicologico con progetti che mettono sempre al centro il paziente. Le malattie neuromuscolari hanno base genetica o acquisita e coinvolgono il tessuto muscolare, il midollo spinale, il nervo periferico o la giunzione neuromuscolare. Uno degli aspetti che le rende particolarmente impattanti e di difficilissima gestione è l’insorgenza che può accadere in qualunque momento della vita e con un’evoluzione spesso cronica. La conseguente disabilità conduce a deficit motori, respiratori, comunicativi e rende problematica, per molti dei pazienti, la funzione della deglutizione.
È la cosiddetta
disfagia che è stata la indiretta protagonista della serata. Molti degli chef hanno infatti voluto interpretare le loro proposte in una chiave che potesse essere gustata anche da persone affette da disfagia. E allora, dopo i gustosi appetizer, realizzati dalle signore del
Club del Fornello e la
Polpetta pane e pomodoro servita dal loro minivan da street food dai
fratelli Lamberti, ecco il
Carpaccio di lingua di
Eugenio Roncoroni e il morbido
Bigné ripieno di cime di rapa con castagne e ceci preparato da
Franco Aliberti, recentemente sceso lungo l’Adda con una deviazione sul Naviglio per passare dalla cucina del valtellinese
La Presef a quella del milanese
Tre Cristi.

Franco Aliberti, Diego Rossi

Il piatto di Roncoroni, Omaggio a Fergus Henderson: carpaccio di lingua affumicata con insalata di nasturzio, ravanelli e vinaigrette all'aneto

Eugenio Roncoroni, Misha Sukyas
Stessa filosofia per il
Risotto “liquido” alla marinara di
Eugenio Boer e
Christian Milone, purtroppo assente, e per il
Brodo di maiale con ceci e maiale brado di
Andrea Ribaldone. Fra i secondi apprezzati la
Terrina di maiale in agrodolce di
Matteo Monti e
Misha Sukyas e la succitata
Pancia di maiale, entrata trionfante in sala infilzata nello spiedo, di
Paolo Lopriore. Ad accompagnarla verza, radicchio e cicerchie cucinate da
Diego Rossi. Il dolce, sempre morbido e adatto alle persone disfagiche, è stato firmato da
Paco Magri. Suo il
Crumble di lamponi, zabaione e frutta secca.

Il Brodo di maiale con ceci e maiale brado di Ribaldone

Risotto “liquido” alla marinara di Boer-Milone

Diego Rossi con Paolo Lopriore
Fra una portata e l’altra gli interventi di
Marco Trivelli e
Mario Melazzini hanno ricordato il lavoro del team medico e scientifico del
Centro NeMO che creano, oltre a programmi di ricerca e di assistenza, una presa in carico di ogni paziente assistito in un’unica struttura riabilitativa dove tutti gli aspetti e le problematiche relative alla propria patologia sono affrontate e tradotte in un percorso di cura.
Alberto Fontana, presidente di
NeMO e
Ambrogino d’Oro 2018, ha voluto ricordare la prossima sfida del Centro: ampliare i propri spazi all’interno dell’Ospedale Niguarda per poter avere ancora più risorse, personale e strutture e poter assistere più pazienti e dare supporto alle loro famiglie.

L'intervento di Marco Trivelli e Mario Melazzini. A sinistra, Alberto Fontana
È possibile sostenere le attività del
Centro NeMO utilizzando il conto corrente di
Banca Prossima con IBAN IT64F0335901600100000002769 e avere informazioni navigando nel sito
www.centrocliniconemo.it