30-01-2022
Fabrizio Nonis, ossia El Bekér, e lo chef Matteo Susan protagonisti l'altra sera nelle cucina di Identità Golose Milano
Carne? Sì, non abbiamo preclusioni, la gustiamo volentieri. Ma purché quello che - con terminologia politically correct, me ne rendo conto - viene definito sacrificio dell'animale sia poi onorato al meglio; purché, insomma, si porti rispetto a quell'atto. Ci raccontava qualche giorno fa il gran macellaio-giornalista, nonché popolare volto televisivo, Fabrizio Nonis, ossia El Bekér (appunto "il macellaio" nell'idioma delle sue parti, lui è nato a Toronto in Canada ma da una famiglia di origini venete-friulane): «Da tempo porto avanti una battaglia. Tutti dicono che bisogna consumare meno carne; io ribatto che bisogna consumarla soprattutto meglio, riducendo insomma il numero di sacrifici necessari». Per farlo occorre rispettare l'animale, utilizzandone tutte le parti, anche quelle solitamente considerate di minor pregio. Aggiungeva Nonis: «In questo menu non adoperiamo nessuno dei tagli cosiddetti "nobili", ma solo testa e zampe. Ne dimostreremo il valore gastronomico».
Si riferiva a una bella cena impiattata qualche giorno fa a Identità Golose Milano, primo hub internazionale della gastronomia. Protagonista, appunto, la carne, o per meglio dire il bollito etiko, un approccio consapevole al consumo carnivoro che applica i principi enunciati da Nonis dando una doppia nuova veste al tradizionale bollito. Perché "doppia"? Primo, perché appunto sposa la filosofia no waste, s'utilizza tutto. Secondo, perché al posto del solito carrello, il percorso degustazione ha proposto semmai una successione di piatti d'alta cucina.
La brigata "speciale", l'altro giorno a Identità Golose Milano, per la serata dedicata al bollito etiko. Da sinistra Riccardo Migliazza, Fabrizio Nonis, Andrea Mazza, Matteo Susan, Edoardo Traverso e Sabino Stella
Susan è originario di San Donà di Piave. Era all'università a Trieste quando iniziò a lavorare in una pizzeria per raggranellare qualche soldo. «Lì, tardivamente, m'appassionai, così lasciai gli studi per intraprendere la carriera in cucina». Prima tappa importante quella a Casa Grugno a Taormina, allora ristorante stellato con lo chef David Tamburini («Una grande persona, umile. Mi ha insegnato tantissimo»), che adesso lavora in Giappone, leggi David Tamburini: trovarsi un giorno a Kobe. Poi altre tappe in veneto, tra le quali una da chef-patron alla Locanda alle Porte 1632, per quattro anni, «alla fine ho avuto problemi coi miei soci» ed ecco lo sbarco a Lignano, prima a Alla Vecchia Finanza e ora appunto a La Pigna.
Ma torniamo alla nostra cena. Ci è piaciuta molto la "pulizia" di tutti i piatti: nonostante l'abbondanza di elementi ricchi di collagene (la lingua, il cotechino, la guancia), Nonis e Susan hanno giostrato con note acide, fresche, aromatiche e agrumate, capaci di sgrassare il palato. Bellissima dimostrazione di sapienza.
E adesso, i piatti.
Lingua di manzo, topinambur, aglio all’acciuga e manioca
Ravioli di cotechino, mostarda e brodo di gallina
La gallina al sedano in secondo servizio
Guancia di manzo, nervetti fondenti, salsa verde e giardiniera di cipolla
Cioccolato & Passion Fruit
Racconti, storie e immagini dal primo Hub Internazionale della Gastronomia, in via Romagnosi 3 a Milano
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Una foto di gruppo particolarmente affollata, con le brigate di Identità Golose Milano, del Miramonti l'Altro e del ristorante Georges Blanc in via Romagnosi