Due libri freschi di stampa, la stampa di due editori specializzati in cose di mare e in manuali, il Frangente di Verona, 045.8012631, frangente.com, e la milanese Hoepli, 02.864871, hoepli.it, rilanciano un tema che si conferma attuale non appena scoppia il caldo e tutti pensano al mare e, magari, a prendere il largo con velieri e cabinati. Skipper & Chef, sottotitolo «I professionisti del mare in cucina», è un diario ricettoso scritto da diciotto capitani che veleggiano per passione e professione, ma non per regatare in maniera estrema, tipo Giovanni Soldini per intendersi, uno bravo al largo alle prese con la pentola a pressione, ideale per un signor risotto. Il volume, colorato da belle foto, avrebbe anche un autore, Antonio Penati, skipper di Lycia, il cui nome è però purtroppo saltato in fase di stampa ed è il colmo visti gli stretti rapporti con chi lavora alle Edizioni il Frangente. Cucina in barca, «ricette e menu per mangiar bene in navigazione», porta invece in bella evidenza i nomi di chi lo ha pensato e curato, Marina Cecchetti e Barbara Donà. Sono entrambe «skipper appassionate e ottime cuoche», due tratti che ce le rendono molto simpatiche, con Marina che è nutrizionista e Barbara dirigente medico.
Destreggiarsi ai fornelli in una barca non è tanto facile come ogni anno, a fine giugno, conferma la S.Pellegrino Cooking cup a Venezia e tutte le regata sparsa lungo la penisola dove il tempo fatto segnare dal timoniere viene corretto dai voti dati ai piatti eseguiti a bordo. Capita sovente che cuochi professionisti facciano delle magre figure al cospetto di casalinghe abituate da anni a spadellare negli angusti spazi sottocoperta. Non si tratta infatti di essere bravi in assoluto, ma di dimostrarsi bravi in circostanze particolarissime, con pochi fornelli, spesso zero forni, superfici ridotte al minimo, rotte di bolina che maledici a ogni virata perché ti sbattono di qua e di là. E poi c’è l’eterno problema della cambusa e della conservazione delle materie prime.
Cecchetti e Donà, non a caso orgogliose di essere veliste-cuoche (e non viceversa o più una che l’altra cosa), sono partite da due punti fermi: organizzare la cambusa con intelligenza per evitare sprechi (dopo che un’estate dovettero scaricare tante vettovaglie inutilizzate per riportarle a casa) e anche per assicurare preparazioni gustose e nutritive. Mangiare con piacere e non limitarsi a mettere qualcosa in pancia. «La nostra cucina non identifica leggero con insipido, ma dà sapori a ogni piatto, evitando al tempo stesso i grassi».
Il libro è davvero pieno di annotazione e consigli giusti che uno potrebbe applicarli anche alla dispensa delle proprie vacanze in terra ferma, quando uno affitta un appartamento al mare e lo riempie subito di così tanti prodotti, riso, pasta, sottoli, verdure, scatolame, sughi, olio, vino, spezie che potrebbe andare avanti fino a Natale. Ovviamente il tutto reinterpretato perché è ovvio che in casa cadono consigli tipo quello di preferire il riso parboiled perché più veloce da cuocere.
Skipper & Chef invece è l’altra faccia del mangiare in barca, non è una manuale bensì un diario godurioso perché i vari capitasi danno per scontato che uno sappia prepararsi la cambusa. Le loro sono storie di vita all’aria aperta, circondati dal mare e dal vento ai quattro angoli del globo. Le foto non lasciano dubbi sulla piacevolezza di ogni momento, tanto che uno chiude il libro con rabbia perché vorrebbe essere anche lui sul Keadue a gustare il Pollo alla Colombo con salsa di fagioli o al mercato di frutta e verdura di Papeete a Tahiti piuttosto che alla Galapagos per deliziarsi con il Ceviche di pesce che Pablo ha insegnato ad Angelo Scancarello durante il suo giro del mondo a bordo di Que Serà. Sono pagine piene di vera vita golosa e intensa.