06-10-2025

Aimo merita le nostre lacrime e il nostro amore

Lo chef del Luogo ha sempre esaltato la cucina italiana senza mai rovinarla con effetti speciali. Cipollotto dopo cipollotto, la sua storia approdò al Piccolo senza mai rinnegare la povertà degli inizi quando Fra Cecilio lo sfamava alla mensa per i poveri

Non piango facilmente e quando accade non è detto sia per la scomparsa di figure chiave nella mia vita come quando il 14 ottobre 2013 si spense mio padre Rolly e lo scorso 20 febbraio mia madre Graziella. Mi commuovo quando rivedo Notting Hill, mi viene da singhiozzare nel corso di Momenti di gloria, esplosi di gioia per Massimo Bottura primo, per la prima volta, ai 50 Best nel 2016 a New York e così per alcuni momenti sportivi legati allo sci e al calcio.

Stamane ho pianto per la morte di Aimo Moroni e mentre riavvolgo tante pellicole della mia vita, mi accorgo che, genitori a parte, non era mai accaduto prima per una persona, forse perché è nel destino di ognuno salire in cielo. Si dice che siamo di passaggio. Verissimo, ma che passo teniamo camminando la Terra? Che punti tocchiamo? Qual è la nostra cifra e cosa gli altri ci riconoscono al netto di invidie e gelosie?

Una delle prime vesti di quello che sarebbe diventato Il Luogo di Aimo e Nadia in via Montecuccoli a Milano

Una delle prime vesti di quello che sarebbe diventato Il Luogo di Aimo e Nadia in via Montecuccoli a Milano

Non ricordo quando mi accomodai per la prima volta in via Montecuccoli, che non era più la via sterrata degli anni Sessanta ma che, comunque, andava cercata all’estrema periferia occidentale di Milano. Di quello che da anni è Il Luogo di Aimo e Nadia, se ne parlava in casa già mezzo secolo fa perché Giorgio Falck, in versione armatore e skipper, aveva chiesto proprio ad Aimo di riempirgli la cambusa le due volte che circumnavigò il globo, nel 1973 e nell’82.

La cucina del toscano non spaventava come in genere accade con i piatti degli stellati. C’è una foto nella quale posa davanti a incredibili cassette colme di porcini. I funghi, allergie e gravidanze a parte, piacciono a tutti come le salse di pomodoro, il paté e il salame, non era difficile acquolinare alla tavola del Luogo. Però va pure detto che non è nemmeno facile

La trattoria toscana di Aimo in un momento più vicino a noi

La trattoria toscana di Aimo in un momento più vicino a noi

proporre Spaghetti al cipollotto quando erano ben poco noti e aspettarsi sorrisi e applausi. Idem con la Zuppa etrusca in una città come Milano che è vero che ha, tra le sue tradizioni il minestrone, soprattutto freddo in estate, ma si va fuori a cena per un minestrone? Solo per quello di Aimo.

Era capace di estrarre l’anima da ogni prodotto e di affascinarti raccontandotelo. Milano lo capiva e lo amava e quando nel 2012 Davide Rampello, allora direttore artistico del Padiglione Zero di Expo Milano 2015, curò per i tipi di Skira Storie di cibo, racconti di vita, uno dei dieci racconti era dedicato ad Aimo, autore il sottoscritto. Lo mettemmo addirittura in scena al Piccolo Teatro. Era luglio e tutti prestarono attenzione alla storia di una vita vissuta intensamente per via dei disastri provocati dalla Seconda guerra mondiale.

Luglio 2012, Aimo in scena al Piccolo Teatro

Luglio 2012, Aimo in scena al Piccolo Teatro

Quando arrivò a Milano era il 1946, dodicenne. Per quanto pochi fossero, aveva più anni che soldi in tasca. Per sfamarsi, andava il più spesso possibile alla mensa dell’Opera San Francesco per i Poveri, creata da Fra Cecilio nel 1959 in viale Piave. Aimo non ha mai negato le origini, come tanti fanno non appena si lasciano alle spalle povertà e stenti. Trovava sempre un motivo per mostrarti commosso il santino del frate bergamasco che teneva religiosamente in tasca.

E mi emoziona pensare che come Identità Golose lo celebrammo nella mensa dei francescani una decina di anni fa, Zuppa Etrusca superstar. Ieri invece, domenica 5, stesso spazio, stesso obiettivo, raccogliere fondi in

Fra Cecilio circondato dai suoi confratelli

Fra Cecilio circondato dai suoi confratelli

favore dei poveri, tra i protagonisti c’erano anche Alessandro Negrini e Fabio Pisani, i suoi successori al Luogo. E stamani ecco Negrini chiamarmi una volta, poi una seconda, quindi una terza senza che riuscissi a prendere la linea. Vista l’ora e l’insistenza, ho pensato che Aimo fosse salito in paradiso e ho pianto. Era vero. La cucina italiana dovrebbe erigergli un monumento. Si parla tanto in questi mesi della candidatura tricolore a patrimonio dell’umanità, lui ne sarebbe il simbolo perfetto. Lo abbiamo amato tutti e tutti ne ameremo il ricordo.


Affari di Gola di Paolo Marchi

Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito

Paolo Marchi

di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
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