Al 246 di Via di Ripetta a Roma splende da un anno un hotel 5 stelle lusso bello e originale come pochi altri nella capitale, il Romeo dell’imprenditore casertano Alfredo Romeo che ne vanta già un primo a Napoli. In entrambi i casi i ristoranti portano la firma di Alain Ducasse, una certezza pensando anche alla corsa per le stelle il cui prossimo traguardo è ormai vicino: 19 novembre.
Non sorprenderebbe nessuno se ne arrivassero due, una e una. Quello che mi stupisce piuttosto, e mi riferisco alla struttura nella capitale, è notare come sia sotto stimato l’albergo in un momento di estrema popolarità
delle guide on line all’accoglienza. Un tempo questa era una voce complementare alle recensioni dei ristoranti, ora non più. Il boom delle residenze tutto splendore ha spinto all’insù l’attenzione critica verso le stesse.
Tante le insegne premiate, non ancora il Romeo che meriterebbe stelle, casette e applausi per più motivi, a iniziare dall’assenza di standardizzazione e da una severa ricerca di materie prime e spazi originali, da una spa preziosa a pareti in ebano pregiato che si rincorrono con precisione a livello di venature, da soffitti ondulati come onde ad

Iacopo Iualè, 34 anni, toscano di Cecina, chef del ristorante Alain Ducasse all'interno dell'hotel Romeo a Roma
antichità di pregio assoluto come la testa di
Livia Drusilla, moglie dell’imperatore
Augusto, trovata durante gli scavi per la ristrutturazione di un palazzo del Seicento, nato a nuova vita come museo, non solo per un’ospitalità d’oro e una ristorazione di alto profilo, ben poco nell’alveo della tradizione romana.
Ci sarebbe tutto per premiarlo, salvo un dettaglio: il Romeo hotel non è aperto al pubblico di passaggio, solo a chi scende in una delle sue 74 tra stanze e suite. Il Ristorante Alain Ducasse sì, ma pochi lo hanno capito e lo associano all’altra metà. La proprietà, rimbalzando turisti, amanti
dell’aperitivo e del relax, assicura agli ospiti il massimo della riservatezza, però gli spazi appaiono vuoti. Il ristorante no, ma cinque aperture serali, da martedì a sabato, non incidono più di tanto. Bene sarebbe pensare a una tessera omaggio per figure selezionate che possano godere, ad esempio, dei servizi della beauty farm.
E ora accomodiamoci a uno dei tavoli davanti al lungo bancone di una cucina a vista guidata da Iacopo Iualè, 34 anni, toscano di Cecina, cresciuto all’Alma a Colorno (Parma), quindi in scia al maestro transalpino prima al Louis XV a Monaco, poi a Le Meurice a Parigi. A Roma è arrivato a

Tagliolini al burro d’alpeggio, lievito tostato e tartufo bianco
inizio primavera, ritrovandosi come su un filo teso nel vuoto. Le attese sono tante, le responsabilità pure. Iacopo deve mettere a terra le sapienze e le idee di
Ducasse in una città, e in una nazione, che non amano visceralmente la cucina blu, bianca e rossa. Richiede polsi fermi e mente lucida; essere lucido e sicuro di sé senza farsi prendere da emozioni personali.
L’ho visto molto sul pezzo fin dal primo boccone, una Gelatina dashi di verdure essiccate, caviale Kristal e alghe bruciate; Royale di gambero rosa,

Anolini al pane di ieri, parmigiano vacche rosse, consommé di coda di manzo
agastache e jus di teste; Tagliatella di seppia, tum di nero e brodo leggero; Ostriche di Scardovari e granita di agrumi; Delicata gelatina di pesce di scoglio, granciporro e caviale. A seguire Carciofo mammola, cipollotto fresco e brodo di foglie essiccate; Tagliolini al burro d’alpeggio, lievito tostato e tartufo bianco; Gambero rosso, spaghettone di Gragnano (cotto perfettamente, non va mai dato per scontato, ndr) ed emulsione iodata,

Astice blu del Mediterraneo, cime di rapa e mirto selvatico
brillantemente intensa; Anolini al pane di ieri, parmigiano vacche rosse, consommé di coda di manzo; Cernia alla brace, zucca, agrumi e tagette; Astice blu del Mediterraneo, cime di rapa e mirto selvatico; Filetto di manzo maturato, finferli e gemme di abete rosso; Yuzu di Sorrento, condimento all’olio d’oliva e sorbetto alle erbe; Pesca gialla del colli romani, gelato e granita al basilico; Madeleine. Memoria e poesia.

Filetto di manzo maturato, finferli e gemme di abete rosso