18-01-2021
Agostino Perrone e Giorgio Bargiani, i due italiani (il primo comasco, il secondo pisano) alla guida del Connaught Bar, primo della classifica dei World’s 50 Best Bar. Foto Leonardo Filippini
C’è tanta Italia nel bar londinese votato come il migliore del mondo. Agostino Perrone e Giorgio Bargiani sono alla guida del Connaught Bar, il meraviglioso locale incastonato come un diamante fra le storiche mura dell’omonimo hotel 5 stelle nell’elegante quartiere di Mayfair. Da novembre 2020 è il primo della classifica dei World’s 50 Best Bar.
I due “azzurri”, da anni nella capitale inglese, guidano una brigata di 16 elementi – tutta formata da giovani italiani, tranne una ragazza slovena - coordinata dalla bar manager cagliaritana Maura Milia, fondamentale nell’organizzazione delle operations e del servizio di altissimo livello che contraddistingue l’esperienza al Connaught. Un team capace di offrire a facoltosi uomini d’affari, divi del cinema e del jet set, personalità provenienti dai cinque continenti, momenti di relax e piacere grazie alle liquide creazioni che dal bancone in legno pregiato volavano sui tavolini dislocati fra divani e sedie di pelle. Il primo posto nel ranking più prestigioso al mondo per bartender e rispettivi locali è stato totalmente meritato. È frutto di un lungo e meticoloso lavoro di crescita tecnica e di ospitalità durata molti anni sino al gennaio dello scorso anno. Quando, improvvisamente, il mondo è cambiato. Un anno vissuto nell’incertezza, difficile da gestire anche per i primi della classe. Senza certezze e prospettive. La pandemia ha stravolto Londra, il Regno Unito, l’Europa e l’intero pianeta. I saloni degli hotel deserti, ristoranti e locali chiusi, luci spente e buio ovunque. E anche oggi è arduo vedere la luce in fondo al tunnel.
Il locale
Perrone e Bargiani festeggiano con la cagliaritana Maura Milia il primo posto della classifica World’s 50 Best Bar
Nemmeno il tempo di ricevere il premio come miglior bar del mondo, dopo il secondo della precedente edizione, e sono arrivati di nuovo come della sciabolate il lockdown e la chiusura. Con la “variante” inglese che miete contagi e, purtroppo, vittime. La prospettiva per il 2021 è dunque incerta. Resta la certezza di voler puntare sempre più in alto, non tanto nelle classifiche, quanto nel livello di soddisfazione dei clienti.
«È la nostra filosofia, possiamo dire il segreto di un successo – spiega il pisano Giorgio Bargiani, head mixologist – Un modo di interpretare la professione del bartender che sa mettere nei cocktail i tratti di un’offerta internazionale mescolati alle caratteristiche dell’italianità: genuinità, passione, identità, capacità di fare comunicazione e relazione. Insomma vogliamo costruire uno storytelling, termine forse abusato però in questo caso pienamente azzeccato, che prende ispirazioni dall’arte, dalla cultura e dalla storia del nostro paese, lo traduce in tutte le lingue del mondo e lo mette in un bicchiere».
Il team del Connaught Bar
Talenti che si affinano dietro ai banconi, come dice Bargiani: «Il mestiere del barman non si impara sui libri. La teoria conta relativamente. Sono il locale, il contatto con il cliente, la giusta dose di umiltà, uniti alla voglia di apprendere e a un pizzico di sfrontatezza, a fare un primo della classe. Gli italiani sanno, forse più di altri, prendersi cura delle persone. Se ti limiti a mescolare ingredienti e a servirli non sarai mai un grande. Pratica e teoria si devono unire all’attitudine al lavoro in team, sempre più importante. E ancora la finanza, per gestire al meglio il locale, il marketing e i social per promuoverlo. Insomma, oggi contano l’estro e le competenze oltre a caratteristiche non secondarie di relazione e management».
Il Bumblebee
E a proposito di cocktail quali sono le tendenze e i must per questo 2021? Ecco cosa ne pensa Giorgio Bargiani: «I classici sono sempre al primo posto: Martini, Negroni, Old Fashioned. A Londra si beve tanto l’Espresso Martini. Tengono sempre il loro posto nell’olimpo dei liquori i vermouth italiani. Noi lavoriamo tanto anche con la grappa, gli amari. Penso però che il trend più interessante sia quello del rhum. Oltre ai prodotti delle major, esistono ormai una marea di produttori capaci di fare qualità e di fare emergere questo distillato meraviglioso dall’ombra nel quale era stato lasciato dal boom del gin».
Il Gin Martini del Connaught Bar
ll mondo dei cocktail e dei bartender raccontati da Identità Golose.
di
Giornalista professionista, classe 1966 con una laurea in Fisica e, oggi, docente in IULM e comunicatore. Cultore del bello e del buono, attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti, appassionato e commentatore televisivo di golf. Amo e racconto il cibo, quello schietto, vero e senza fronzoli. Scrivo di luoghi, persone, vino, rum e distillati e, quando capita, di politica
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