22-07-2022
Tra gli obiettivi di Cantina Toblino c'è quello di valorizzare la Nosiola
Un diamante incastonato tra le montagne del Trentino: è il Vino Santo, prodotto nella Valle dei Laghi, dal vitigno Nosiola.
Un diamante raro e prezioso, che la Cantina di Toblino, fondata da un piccolo gruppo di viticoltori nel 1960 a Sarche, sta cercando di tutelare, difendere e valorizzare.
Giovanni Luigi Brumat, brand manager di Cantina Toblino, con i vini degustati
Il focus, in questo caso, è sulla Nosiola, vitigno autoctono che rappresenta circa lo 0,2% delle uve del Trentino. «A fine anni Settanta – sottolinea Brumat – si producevano ogni anno circa 35mila quintali di Nosiola, mentre oggi siamo a 3,5, distribuiti sui circa 50-55 ettari complessivi».
La Nosiola era stata pian piano abbandonata dai viticoltori trentini a favore di uve bianche più “redditizie”. Ma si rischiava di andare a perdere quel patrimonio storico che era rappresentato da questo vitigno autoctono, anche e soprattutto nella sua versione dolce, grazie al Vino Santo del Trentino, prodotto ormai da pochissime cantine.
L'appassimento della Nosiola
Senza contare che storicamente la Nosiola viene allevata con il sistema della Pergola Trentina, «che è più difficile da gestire, ma che è particolarmente adatta a questo vitigno».
I vigneti di Nosiola di Cantina di Toblino si concentrano sopra l’omonimo lago, a circa 350 metri di altitudine, suddivisi in 5 appezzamenti diversi. Il Vino Santo prende il nome dal fatto che l’uva lasciata appassire veniva tradizionalmente pigiata in primavera, proprio nella settimana santa. Questo lungo appassimento porta, quindi, a una grande concentrazione di zuccheri e a una perdita quantitativa di mosto.
Alcuni vigneti dell'azienda
Poi il Vino Santo, nelle annate 2004, 2000, 1995 e 1970. È un vino che, di certo, ama i lunghi affinamenti: se il 2004 risulta essere molto ricco e pieno, dolce ma mai stucchevole (situazione che caratterizza in generale tutti i quattro campioni), il 2000 è più fresco e verticale, con anche alcune note maggiormente speziate. Note terziarie si notano nel 1995, con una complessità olfattiva che varia dalla frutta gialla matura, passando dall’albicocca disidratata fino ad arrivare alla frutta secca, per poi arrivare a un sorso profondo e piacevole.
Tutti vini che meriterebbero il giusto abbinamento a formaggi erborinati, o anche assaggiati da soli, escludendo per una volta il mondo della pasticceria.
Quello di valorizzazione del Vino Santo è sicuramente un lavoro molto interessante portato avanti da Cantina Toblino che, ad oggi, conta di 900 ettari complessivi suddivisi tra i 600 soci, moltissimi dei quali hanno solo un ettaro di vigna da lavorare.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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