18-03-2022
Erste+Neue si vuole sempre più identificare per i vini di montagna
L’equazione “matematica” di Andrea Moser è molto semplice: Cantina di Caldaro sta al lago, come Erste+Neue sta alla montagna. Se qualcuno pensava che, dopo la fusione avvenuta nel 2016, le due cantine potessero percorrere praticamente la stessa strada, la scelta è stata invece quella di mantenere ben distinte le due anime, cercando il più possibile di chiarire i due percorsi distinti.
Due anime, ma lo stesso direttore d’orchestra, ovvero il kellermeister Andrea Moser: «Certo, c’è in atto una continua riorganizzazione dei vigneti – spiega – Dobbiamo pensare che nell’arco di 10 chilometri abbiamo il 97% dei terreni coltivati. L’idea per Erste+Neue è quella di dare un imprinting legato molto di più alla montagna. Se Cantina Caldaro è sinonimo di lago, Erste+Neue guarda più in alto».
Il kellermeister Andrea Moser
Interessante anche il lavoro sullo Chardonnay: «Ci troviamo a 500-550 metri di altitudine, e abbiamo Ph basso e acidità alte. In questo caso lavoriamo con legni grandi».
Una splendida immagine dei vigneti
Sul Pinot Nero c’è un discorso differente. «È il “Cru” fuori dalla zona di Caldaro. Buona parte dei terreni sono infatti in Valle Isarco e presto arriveremo al 100% in questa area. L’altitudine è tra i 700 e i 750 metri, con sbalzi termici importanti. Non amo le surmaturazioni e qui ci sono condizioni ideali per questo vitigno».
La cantina storia di Erste+Neue
C’è poi una importante considerazione per questi vini: «Con il 2023 vorremmo tutta la linea in biologico per Puntay. Non perché il biologico sia in assoluto la direzione migliore, ma perché bisognerà trovare con il tempo il giusto punto di equilibrio nella prodizione». Scelta bio che passa anche dai tappi tecnici utilizzati sulla linea Puntay.
Il Pinot Bianco Puntay 2019 abbinato al Tramezzino di cipolla brasata, insalatina di sedano-pino-mela, pinoli
Così si può assaggiare un Pinot Bianco Puntay 2019: un vino molto netto, preciso, verticale, dove in bocca spicca la sapidità. È ancora piuttosto giovane: «Purtroppo da parte di molti consumatori non c’è ancora l’idea che anche i vini bianchi italiani possano invecchiare – sottolinea Moser - È un concetto ancora difficile da far comprendere. Quanto può essere longevo questo Pinot Bianco? Difficile da dire, ma senza dubbio almeno 10 anni». L’ottimo abbinamento pensato da Zippl è con il Tramezzino di cipolla brasata, insalatina di sedano-pino-mela, pinoli.
Il Kalterersee 2020 con Anguilla affumicata, grano saraceno agro-dolce, erbe alpine, mirtilli neri
Poi il Kalterersee 2020: fragolina, lampone, sottobosco, sentori muschiati rendono questo bouquet molto “montano”. E per “giocare” tra lago e monti, ecco una Anguilla affumicata, grano saraceno agro-dolce, erbe alpine, mirtilli neri.
Il Lagrein 2019 abbinato a Formaggio “Golden Gel, Degust” (un erborinato piuttosto deciso), chutney kloazen (pera secca) su focaccia e lievito croccante di Stephan Zippl
Quattro abbinamenti dove spicca sempre un fattore comune: la montagna.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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La barricaia di Kaltern
L’idea di Appius è una sintesi di acini selezionati provenienti dai vigneti storici del comune di Appiano che in latino fa Appius