19-10-2021
È partita la battaglia all'Unione Europea per tutelare il nostro Prosecco contro la richiesta di tutela del nome da parte della Croazia per il Prošek
Ci avevano già provato otto anni fa, nel 2013, ma l’operazione era fallita. Ora, invece, i croati avrebbero trovato la strada per “tutelare” il loro Prošek.
Ora, leggendo o sentendo questa parola, a chi non viene in mente il Prosecco? Le intenzioni, d’altronde, sembrano lampanti: sfruttare il nome di un prodotto molto più noto per trarne un beneficio. Una truffa? No, certo. Ma è come nel ciclismo, con il corridore che rimane a ruota per tutti i 250 chilometri di gara e poi ti beffa sulla linea del traguardo.
Il Prošek è un vino dolce croato: non ha nulla a che vedere con le bollicine del nostro Prosecco (foto dal sito federvini.it)
È un danno per il Prosecco italiano, ma in realtà per tutto il sistema delle denominazioni e per l’intero comparto agroalimentare italiano. Così si profila una nuova beffa, per certi versi simile a quella del Tocaji Ungherese riuscì a “soffiarci” il nome Tocai, tanto che ora dobbiamo chiamarlo semplicemente Friulano.
Luca Giavi, direttore generale del Consorzio di tutela del Prosecco Doc
Luca Giavi, direttore generale del Consorzio di tutela del Prosecco Doc (La Doc da sola conta oltre 500 milioni di bottiglie), è sul piede di guerra. «La manovra del Prošek crea solo confusione. In questo momento è già difficile spiegare che il Prosecco non è un sinonimo di spumante: non si può nemmeno immaginare quanti al bar chiedano ancora, per esempio, un Prosecco di Franciacorta».
La zona di produzione del Prosecco
D’altronde il Prosecco sta avendo un grandissimo successo mondiale, che sta avendo dei risultati incredibili sulle vendite, raggiungendo quest’anno un +20% circa, con le esportazioni che hanno toccato il valore del miliardo di euro e un aumento del 32% nei primi sette mesi dell’anno. Numeri da capogiro.
Il vino dolce Prošek (foto dal sito dell'ufficio turistico croato)
E il paragone è anche a riguardo di altre tipologie di prodotti. «Prendiamo il parmesan, per esempio – insiste Giavi - In America è comunque un nome tradizionale, portato dai nostri immigrati oltre cento anni fa. Il rischio è che proprio gli americani, sostenendo che sia diventato un termine tradizionale, possano usare questa parola, altamente evocativa, in modo indiscriminato».
Giavi: «Faremo opposizione»
Ora è il momento di passare al contrattacco. «La domanda pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale arriva dopo un’attività di sindacato – spiega Giavi - Noi produrremo opposizione. E lo facciamo per tutto il sistema Italia, affinché poi, in futuro, qualcun altro soggetto non legittimato possa “alzare il dito” e andare a minare le nostre denominazioni. Chiediamo che l’Unione Europea si ravveda, altrimenti siamo pronti ad andare alla Corte di Giustizia Europea. Crediamo inoltre che sia una perdita di tempo, di risorse e un indebolimento del sistema delle denominazioni».
Anche il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, in un’informativa al Senato sul caso, aveva preso posizione. «Non spetta a me dirlo ma pare indubbiamente che il termine Prošek per affinità fonetica e visiva evochi nella mente del consumatore medio europeo proprio il Prosecco italiano. Pertanto ritengo che non ci siano le condizioni giuridiche affinché esso possa essere registrato». Annunciando poi che l’Italia avrebbe fatto opposizione. «La commissione ha dato semplicemente l'assenso alla pubblicazione in gazzetta della domanda».
Bene, ma questa volta non facciamoci beffare sulla linea del traguardo: dalla pubblicazione della domanda sulla Gazzetta Ufficiale Europea ci sono 60 giorni di tempo per presentare opposizione. Il tempo, mai come questa volta, è prezioso.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.