10-06-2021
Vinifera si è svolta a Trento nell'ultimo fine settimana di maggio
Vinifera ce l’ha fatta. La Mostra mercato dei vini Artigianali dell’arco alpino, che si è svolta a fine maggio a Trento, ha avuto il grandissimo merito, dopo un anno e mezzo di sofferenza legato alla pandemia e ai vari lockdown, di riportare i produttori faccia a faccia con i consumatori e con gli operatori del settore.
Merito ovviamente di chi ci ha creduto con forza, a partire dagli organizzatori dell’Associazione Centrifuga, nata nel 2017 con lo scopo di valorizzare quegli artigiani che puntavano su una produzione sostenibile del vino. Vinifera ne era la diretta conseguenza: una fiera nata nel 2018 per dare voce a queste realtà, legate territorialmente all’arco alpino.
La manifestazione ha visto tornare i produttori a confrontarsi con il pubblico di winelovers e professionisti del settore
Vinifera è stata la prima fiera che ha riaperto le porte al pubblico, ma anche agli operatori del settore, che per oltre un anno, in molte occasioni, sono stati costretti a degustare i vini a casa da soli, dialogando con i produttori attraverso un computer e una telecamera. I cosiddetti webinar, certo, sono stati un rimedio al periodo di lockdown, ma il “contatto” umano è tutta un’altra esperienza.
Certo, bisognava comunque rispettare le regole, mantenere le distanze e indossare le mascherine (ovviamente non per degustare), ma gli sguardi dicevano che il ritorno alla normalità, se non vicino, perlomeno si intravede. Ed è giusto brindare.
Danilo Tozzi, azienda VisAmoris
«Siamo molto vicini al mare – spiega – Abbiamo circa 3,5 ettari, per una produzione di 25mila bottiglie». Tra vinificazioni classiche, macerazioni, metodi ancestrali e metodi classici, la nostra scelta è caduta sul Verum 2019, un Pigato che effettua una macerazione sulle bucce di circa 5 o 6 giorni e utilizza anche un 20% di grappoli interi. Vinificazione in acciaio, affinamento in bottiglia per 6 mesi, è un vino che riesce ad esprimere l’aromaticità immediata del Pigato ma anche una complessità notevole, che potrebbe avere anche piacevoli risvolti con un periodo di affinamento ulteriore.
Luca Moser, azienda MOS
Di ben altro spessore, invece, è il Riesling 2019, fermentato e affinato in tonneaux di rovere, con frequenti batonnage, per 10 mesi, a cui segue un anno di acciaio e poi bottiglia. Il risultato è sorprendente, perché riesce a dare un’interpretazione del Riesling complessa ma anche molto rispettosa del vitigno. E se questi sono i primi tentativi, c’è da ben sperare per il futuro.
Alessandro Fanti, cantina Fanti Viticoltori
Stefano Turbil, azienda La Chimera
Siro Buzzetti, cantina Terrazzi Alti
Questi sono solo alcuni esempi degli artigiani del vino che si sono presentati a Vinifera. A dimostrazione che, oltre all’importante aspetto del ritorno in fiera, la manifestazione ha avuto il merito anche di dare spazio a piccoli produttori di qualità. E non è poco.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Gennaro Schiano, titolare di Cantine del Mare a Monte di Procida (Napoli)
Il nostro viaggio enoico, calice dopo calice, camminando nella cantina di Località San Cassiano
Da sinistra: Alberto, Teresio e Alessandro Schiavi