05-09-2021
Il team del Meo Modo, ristorante stellato del magnifico relais Borgo Santo Pietro a Chiusdino, in provincia di Siena. Da sinistra lo chef Giovanni di Giorgio, poi Thomas Salaun, Omar Dhib, Ludovica Granata, Lorenzo Palladini, la pastry Ida Brenna, il sous Matteo Carnaghi. Mancano solo i "nuovi acquisti" del team, Ylenia Rago e Sofia Curina. Foto Tanio Liotta
La forza della giovane cucina italiana è nella consapevolezza derivata dallo studio e, spesso, dal lavoro oltreconfine; è nella preparazione che rende alcuni concetti fondamentali della contemporaneità a tavola non tanto e non solo dei faticosi punti di approdo raggiunti in modo più o meno sincero, ma semmai terreno fertile alla base di uno sviluppo autogeno della propria personalità. Capita così di tornare in uno di quei posti magnifici in Toscana che in passato erano spesso – anche se non nel caso specifico - appannaggio di professionisti un po’ di maniera, con cucine classico-mediterranee; e di trovarlo invece in preda a brigate fresche e motivate, che portano avanti una tavola non solo gustosa, ma densa di concetti perfettamente immersi nel contesto che li racchiude.
Per proseguire meno sulle generali: eravamo stati già al Meo Modo del Borgo Santo Pietro anni fa, allora i fornelli erano capitanati da Andrea Mattei, ne scrivemmo anche qui su Identità, con soddisfazione (leggi: La cucina? A Meo Modo). Ci siamo tornati recentemente. Il relais, da meraviglioso che era, è pure migliorato, sempre seguendo quella vocazione all’autoproduzione (quasi) totale che è l’anima stessa del progetto avviato vent’anni fa dai patron danesi Claus e Jeanette Thottrup. Oggi tutto ciò significa, oltre alla struttura per l'ospitalità di lusso, circa 300 ettari di terreno - boschi compresi - a conduzione bio accuditi da agricoltori, allevatori e culinary gardeners in funzione delle necessità del Meo Modo e dell’altra insegna attigua, quella più easy, la Trattoria sull’Albero.
Borgo Santo Pietro
Storia inconsueta, la sua. Classe 1984, di San Felice Circeo (Latina), si racconta così: «Come cuoco nasco da un’idea di Salvatore Tassa alle Colline Ciociare». A sfogliare l’album fotografico di famiglia, si scopre in realtà un Di Giorgio bambino con costume da cuoco, a Carnevale, «mi vestì così mia nonna, non si è mai saputo perché. Lei cucinava bene, e poi avevo uno zio proprietario di una pasticceria, sempre a San Felice, la Casa del Dolce, dove io entrai adolescente per dare una mano nella panificazione (che al Borgo Santo Pietro è eccellente, così come l’olio autoprodotto, ndr)». La folgorazione arriva però quando lo chef ha 17 anni: «Vado ad Acuto per caso, perché là c’è bel un laghetto. Scopro il ristorante di Tassa, del quale non sapevo nulla. Mi innamoro del posto. Chiedo di poter far parte della brigata. Lui mi porta in cucina e mi fa: “Disossa quest’agnello”. Fu un disastro. Ma iniziai così, Salvatore mi ha insegnato tutto, son rimasto alle Colline Ciociare per tre anni».
Lo chef Giovanni Di Giorgio nel laboratorio di fermentazione (foto Tanio Liotta)
Di Giorgio non è un gran comunicatore ma esprime una passione infinita; ha fare dinoccolato ma mano estremamente fine; possiede ottima tecnica e altrettanto valide idee di tavola contemporanea. Con lui, nella brigata di nove persone, abbiamo ritrovato anche due nostre vecchie conoscenze, Matteo Carnaghi (sous chef) e Ida Brenna (pastry chef), entrambi reduci dall’esperienza con Viviana Varese a Milano. Giovani loro come tutti gli altri elementi della squadra: che il commensale prende a conoscere poco a poco durante la cena, poiché lo chef ha importato dal Nord Europa l’usanza di far uscire al tavolo ciascun membro del team a spiegare il piatto che ha appena preparato.
Al Borgo Santo Pietro abbiamo anche gustato una colazione deliziosa (foto Tanio Liotta)
Il laboratorio di fermentazione del Meo Modo (foto Tanio Liotta)
"Giustino", ossia Mazic Izudin, responsabile dell'orto e delle erbe aromatiche del Borgo Santo Pietro (foto Tanio Liotta)
E ora la nostra cena, le foto sono di Tanio Liotta.
Sfere di pomodoro, foglie di topinambur
Tartellette alla carota, crema di porcino e germogli
Olive del Borgo con coniglio alla cacciatora
Finta pietra di battuta di gambero rosso e lime
Ostrica, granita al levistico, riduzione di latte e germogli
Uovo di Borgo: uovo con crema di cipolla, gel di ribes, cenere di quercia
In accompagnamento una "tartelletta" di limone bruciato con battuta di tartufo e meringa
Astice con cipollotto e riduzione di astice
Le sue chele con pane all'alga nori
Carota: carota fermentata, pralinato al pistacchio, robiola affumicata
In accompagnamento uno yogurt con olio di semi di zucca
Dalla terra al piatto: verdure fermentate, germogli, terra al malto d'orzo, salsa di porcini fermentati e di sedano rapa bruciato
Cervo: carne cruda di fusone, foglie di topinambur soffiate, riduzione di cervo
Risotto Acquerello: risotto con stracotto di maiale, brunoise di mela, chips di cipolla bruciata
Sgombro: filetto di sgombro marinato con dashi di agrumi e alghe, gelato all'alga, crumble di alga. Poi la ventresca confit con purea di pesche e olio all'alga
Agnello affumicato al pino...
...e servito con pinoli tostati, ricotta salata, una sfera di fegato, salsa di agnello, olio al pino, latticello con olio alla melissa
Orto: tre tipologie differenti di pomodori, poi carota, terra di malto d'orzo, piselli
Ricciola e plancton: un pane al nero con caviale, nasturzio, pimpinella e salsa al plancton...
...viene servito con una chips di pelle di ricciola sormontata dalla tartare della sua ventresca e lime
Piccione: il petto, la coscia cotta a bassa temperatura, poi crema di barbabietola, barbabietola fermentata, radicchio tardivo, jus di piccione
Predessert: Fragoline di bosco e melissa
Sottobosco: gelato al latte, ganache di cioccolato Guanaja Valrhona e limone, croccante di cacao e nocciole, cavolo e melissa croccante
Viene accompagnato da un funghetto di sorbetto all'amarena
Meo Modo al Borgo Santo Pietro Località Palazzetto 110, Chiusdino (Siena) tel. +39 0577 751222 meomodo.it aperto solo a cena, chiuso il lunedì menu degustazione a 155 e 195 euro
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classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
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La brigata del ristorante Saporium nei giardini di Borgo Santo Pietro, in Toscana. Da sinistra Asuka Takagi, Luca Ottogalli, Marco Stagi, lo chef Ariel Hagen, Ion Cotorobai. Foto Tanio Liotta
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