06-06-2021
Lo staff del San Giorgio di Genova, nella foto di Tanio Liotta: da sinistra Olguta Donici, Mutsuko Tokuyama, Mizar Griva, Diagne Galass, Filippo Ganessa, Mirko Menti, Alessandro Marino, lo chef Graziano Caccioppoli, Samuele Di Murru, il patron Danilo Scala
Chi volesse studiare una possibile felice evoluzione del vecchio ristorante borghese – format glorioso ma che indubbiamente risente del trascorrere del tempo - farebbe bene a fare un salto al San Giorgio, indirizzo piuttosto recente di Genova, quartiere Foce. Com’è caratteristica tipica del vecchio ristorante borghese, al San Giorgio c’è un patron forte che rappresenta una specie di garante della continuità e dell’offerta; e uno chef giovane e del curriculum importante, che diventa lo stimolo all’innovazione anche perché viene da fuori ma si applica sulle radici gastronomiche liguri, e proprio per questo riesce a farlo in modo particolarmente brillante. Una strana coppia, insomma, ma funzionale.
Il primo dei due si chiama Danilo Scala, ha 58 anni, da decenni è conosciuto nel settore, col fratello e il nipote possiede altre due insegne oltre a questa, sempre in città, ossia il Santa Teresa in via di Porta Soprana, vicinissimo a piazza De Ferrari, pieno centro; e l’Osteria del San Giorgio, a sua volta in zona Foce (e il progetto è di aprire il prossimo anno anche a Santa Margherita Ligure, «sarà una bella sfida»).
Lo chef Graziano Caccioppoli e il patron Danilo Scala
Poi la scelta di trasferirsi a Genova «perché qui avevamo comunque gran parte della nostra clientela». Un altro paio di locali e finalmente nel 2010 nasce il San Giorgio, ma nella sede che oggi ospita l’Osteria. Dal settembre 2018, come detto, il trasferimento in viale Brigata Bisagno 69, indirizzo importante per la ristorazione perché qui si trovava precedentemente il Gran Gotto, stella Michelin per vent’anni.
Il San Giorgio fuori e dentro
Come premesso, c’è un altro protagonista di questa storia, un ragazzo che con la Liguria aveva ben poco a che fare fino a quattro mesi fa, se si eccettua una circostanza: la sua compagna è di Bogliasco. L’aveva peraltro incontrata a Bergamo, anzi a Brusaporto… Sì, dai Cerea.
Lo chef Graziano Caccioppoli, classe 1985, è infatti originario di Vico Equense: elemento che, come vedremo, ha influito non poco sulla sua formazione, ma che non prevale affatto nel suo modello attuale di cucina, lontano dagli stilemi un poco abusati della scuola campana classica - provolone del Monaco, limone, pomodoro… - e che richiama semmai la tradizione genovese. Ha fior di esperienze nel proprio bagaglio, Graziano, e una formazione da (ottimo) pasticcere che non dovrebbe sfuggire a chi segue Identità Golose con costanza e soprattutto da tempo: lo premiammo infatti nel 2009 come “Miglior Chef Pasticciere” per la Guida IG di quell’anno, ovviamente in tandem con Antonino Cannavacciuolo, col quale lavorava al Villa Crespi.
Lo chef al lavoro
E benedetta dal nostro palato, perché lo chef sa porsi in modo dialettico e intelligente nei confronti della tradizione ligure, forte di una formazione diversa che può proiettare sul suo nuovo territorio d’adozione. Ci racconta una cosa interessante: «Appena arrivai, dissi una cosa a Danilo: qui in Liguria costa di più uno spaghetto al pomodoro che una linguina al pesto. È assurdo: il pesto richiede materie prime di alto livello, assai care…». Che è come suggerire: dobbiamo lavorare per valorizzare meglio il buono che c’è qui nei dintorni. Ci si è messo d’impegno: «Ho iniziato a studiare le ricette della tradizione, penso al cappon magro… Poi proponiamo una sorta di focaccia di Recco che trasformiamo in un raviolo del plin ripieno di stracchino, mantecato col siero del latte e con sopra della pasta matta». E ancora: Gnocchi al pesto, Ricciola alla ligure... Sintesi: «Voglio sbalordire i liguri coi loro stessi piatti».
Noi li abbiamo trovati molto ben eseguiti. Con alcune variazioni davvero interessanti. Con le cotture sempre perfette, a dimostrazione di una conoscenza importante delle tecniche. E con alcuni assaggi di altissimo livello, penso anche a Tartare e midollo o a Trippa mista in umido, gambero croccante (alleluia, la trippa).
Sarà un caso, ma un mercoledì sera d’inizio ripresa, in un ristorante borghese di Genova, i coperti erano una cinquantina abbondante. Lavoro, qualità, passione e intelligenza premiano (quasi) sempre.
E ora la nostra cena, le foto sono di Tanio Liotta.
Tartare e midollo: tartara di reale, salsa di midollo, vellutata di patata affumicata e gremolada (aglio, prezemolo e zest di limone). Piatto molto piacevole ed equilibrato, con la fota del fumo che dà una spinta in più
Piccione in Caesar Salad: coscia e petto di piccione arrostiti, cuore di lattuga, Parmigiano Reggiano, capasanta rosolata, fondo di cottura e salsa Caesar. Il piccione è cotto bene, come anche la capasanta, particolarmente buona, molto più della media. Il piatto è assolutamente godibile, notevoli le salse, servite in pentolini a parte per poterne aggiungere a volontà. Unico dubbio: l'insieme risulta un poco slegato
Risotto, carote, rafano e gambero crudo: bell'idea, interessante, ma da perfezionare. Nei primi bocconi il rafano regge l'invadenza dolce della carota, che però poi prende il largo, coprendo anche il gambero
Gnocchi al pesto 2.0 con salsa di pinoli, fagiolini e cialda croccante. Gusti classici in altra forma, esatti
Ricciola alla ligure: notevolissima la cottura (al vapore) della ricciola, un cotto-crudo che esalta la materia prima. Anche per questo si potrebbe alleggerire un poco il - golosissimo - condimento di olive taggiasche, pinoli, pomodoro, briciole di focaccia croccante e fondo di cottura
Trippa mista in umido, gambero croccante: eccellente l'idea di proporre la trippa, ed eccellente anche la realizzazione. Piatto buonissimo, con la dolcezza del gambero in pasta fillo che cesella la grassezza aromatica della trippa, con bel gioco di consistenze che stimola l'acquolina
Millefoglie di agnello disossato, carciofo arrosto agli e prezzemolo. Altra bella realizzazione, già il carciofo di suo merita l'assaggio
"Caprese": salsa di pomodoro, granita al basilico, la sua foglia, gelato alla mozzarella
Latte e more: franch toast con panna, meringhe e more
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di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Particolare de La Lucerna di Ferro, Ameglia (La Spezia)
Davide Cannavino, genovese, classe 1984, al timone di Etra, Genova
La pizza scrocchiarella gourmet che interpreta la piadina romagnola, con prosciutto crudo 36 mesi "etichetta nera" di Galloni, rucola e squacquerone. È una delle proposte più convincenti della pizzeria Savô, nelle due sedi di Genova e Milano. Foto di Tanio Liotta
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