Qualche giorno fa è stata presentata da Taglio una guida che ne fonde due che fino all’anno scorso Edt pubblicava distinte: I Cento di Torino (sesta edizione) e I Cento di Milano (terza edizione). Una pubblicazione double face alla faccia di quelli che hanno sempre tenuto a evidenziare l’incomunicabilità antonioniana tra le due metropoli. Ma se l’Alta Velocità schizza in 60 minuti da Porta Nuova a Stazione Centrale che senso può avere ancora il campanile? Nessuno. E infatti quel rintocco che sopravvive lontano è represso a più riprese dai curatori: «A Torino e a Milano non si è mai mangiato così bene», giubilano qua e là Cavallito&Lamacchia e Luca Iaccarino. La buona tavola che abbatte gli steccati e annichilisce i provincialismi.

I curatori dell Collana de I Cento: Alessandro Lamacchia, Stefano Cavallito e Luca Iaccarino (foto Massimo Pinca per ExtraTorino)
Compreremmo la guida dei
Cento intanto per il manifesto programmatico: «Un inno a non incastrarsi nelle categorie e a mangiare liberi e felici». Visto il tiro di schioppo, noi milanesi lo faremmo anche per sapere quali sono i migliori ristoranti di Torino (e cintura) secondo il trio sabaudocentrico. Dei 100, solo la metà vengono messi in fila a mo’ di classifica. Sono i
Top 50, ovvero «I migliori ristoranti della città: grandi ristoranti e giovani cuochi alla riscossa», quelli in cui spendi (spesso ben) più di 25 euro.
Sul podio stanno come pashà
Davide Scabin al
Combal.zero di Rivoli, I
Vicina della
Casa di
Eataly Lingotto e
Matteo Baronetto al
Cambio. Le altre 50 sono invece
piole, termine caro proprio a
Scabin, ovvero «Luoghi selezionati con cura, dedizione e grandi appetiti. In ognuna starete bene, in alcune mangerete benissimo, in altre farete caciara, in tutte spenderete sotto i 25 euro». Le piole son elencate in ordine sparso e non di merito «perché non ci piace mettere in ordine la democraticità del cibo quotidiano». Tuttavia, si sappia, «anche tra i campioni del cibo pop c’è un vincitore»: l’
Osteria Le Putrelle.
La selezione di Milano è molto vivace intanto perché «Ogni progetto, per quanto minimo, è diventato “in vista dell’Expo”, incluso “ritinteggiare la cucina” e “iscriversi in palestra”». Ma è pure spietata, prima di tutto con gli autori: in cima alla Milan’s 50Best c’è il Trussardi alla Scala di Luigi Taglienti, chef che però ha rassegnato le dimissioni il giorno in cui i Cento uscivano dalle rotative. È la beffa della carta, che nessun baedeker al mondo potrà mai schivare. Il punto è che, a oggi, in tutto il globo non appaiono app autorevoli capaci di aggiornarsi day-by-day. Questione che richiederebbe ettolitri di inchiostro elettronico di cui non disponiamo.

Mauricio Zillo del Rebelot del Pont: sua la migliore "trattoria" milanese secondo i Cento
Quello rimasto a disposizione lo impieghiamo per dire il resto del podio "meneghino" (tra virgolette perché Milano è lontana in entrambi i casi):
Devero di
Enrico Bartolini al secondo e l’
Antica Osteria del Ponte rinata con
Silvio Salmoiraghi al terzo. E la “trattoria” campione, sulla quale non è proprio possibile discordare: il
Rebelot del Pont del brasiliano
Mauricio Zillo. Vogliamo infine lodare lo stile degli autori, così competente e scanzonato che viene voglia di leggere
I Cento a letto come la resistenza più efficace alla palpebra che cala.
Un registro brillante per il quale ad esempio, «
Cesare Battisti del
Ratanà è probabilmente lo chef peggio indicizzato nelle ricerche Google a causa delle molteplici, e non tutte commendevoli, omonimie» (
Cento Milano) mentre «Il giorno in cui un cuoco troverà soddisfazione, vanagloria ed equilibrio in ravioli di nervetti, ostrica, jamón iberico e brodo di jamón iberico,
Davide Scabin sarà ormai così lontano dalle sponde di questi piatti che faticheremo a vederlo» (Torino). Irresistibili.