24-05-2025

Bistrot Coreano, un ricettario sulla cucina autentica di casa

Guido Tommasi ha curato l'edizione italiana del ricettario di Su Hyun Kang. 50 preparazioni che raccontano bene una tradizione affascinante e complessa

La copertina del libro (Guido Tommasi editore, 16

La copertina del libro (Guido Tommasi editore, 160 pagine, 23,75 euro se acquistato online)

Ci sono libri che si sfogliano per curiosità, e altri che, pagina dopo pagina, costruiscono un ponte tra mondi. “Bistrot Coreano - La cucina coreana di tutti i giorni” (Guido Tommasi) appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Firmato da Su Hyun Kang, il volume non si limita a presentare una raccolta di ricette: è un invito a comprendere la grammatica profonda di una cucina che, oggi più che mai, chiede di essere letta con rispetto e consapevolezza.

Kang è cresciuta nella “terra del calmo mattino”, si è formata in Francia tra Lione e Parigi e, dopo una carriera nella moda, ha scelto di tornare alle radici attraverso il cibo. Il suo bistrot, Potcha 5, si ispira ai pojangmacha - i chioschi notturni che popolano le strade coreane dove, tra colleghi, amici e studenti, si condivide cibo semplice e intenso, accompagnato da qualche bicchiere di soju. È questa dimensione urbana, conviviale, sincera, a fare da cornice e sostanza a un libro che restituisce alla cucina il suo ruolo più antico: quello di luogo di relazione e identità.

Il libro si articola in 9 sezioni tematiche, per un totale di 50 ricette che riflettono la struttura orizzontale di un pasto coreano, dove tutto arriva insieme in tavola, senza gerarchie. Dalle zuppe ai brasati, dai fermentati ai fritti, passando per i piatti di riso e noodles, ogni preparazione è raccontata con rigore e calore, accompagnata da note brevi ma evocative: un gesto, un ricordo, un sapore che rimanda all’infanzia o alla quotidianità familiare. È in questi passaggi, sobri e autentici, che la voce dell’autrice si fa davvero vicina.

Su Hyun Kang e il suo Kimchi jjigae

Su Hyun Kang e il suo Kimchi jjigae

Particolarmente riuscita la sezione introduttiva, dedicata agli ingredienti fondamentali. Gochujang, doenjang, dashima: nomi ancora poco familiari nel lessico gastronomico italiano, ma spiegati con precisione, senza paternalismi né semplificazioni. Kang non addolcisce: racconta una cucina nata dalla necessità, costruita su cereali, ortaggi, alghe, legumi. Ingredienti semplici, trasformati nei secoli attraverso fermentazioni e condimenti calibrati, che rendono questa cucina coerente, stratificata e sorprendentemente ricca.

Anche sul piano visivo, il libro convince: fotografie nitide, mai patinate, che mostrano non solo i piatti finiti ma anche i passaggi, le mani in movimento, gli utensili del quotidiano. Una narrazione visiva essenziale, accompagnata da un uso misurato dei colori - il rosso e il blu - che richiama, con discrezione, la bandiera sudcoreana.

In un momento storico in cui la cultura di quel paese è sotto i riflettori globali - dalla musica al cinema, dalla moda al beauty - Bistrot Coreano arriva come un contributo prezioso: non si limita a cavalcare l’onda, ma ne approfondisce le radici. In un panorama editoriale in cui la cucina orientale è spesso tradotta, adattata, “semplificata”, questo libro fa un passo nella direzione opposta. Apre una porta, offre una chiave, restituisce complessità. È una guida silenziosa ma incisiva, che insegna a riconoscere i codici di una cucina che oggi spopola grazie alla Hallyu wave, ma che merita di essere capita prima che replicata.

Leggere Bistrot Coreano significa entrare in una cultura senza travestimenti, ma con rispetto. Perché cucinare, in fondo, è anche questo: imparare una lingua nuova, un sapore alla volta.


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Chiara Benati

di

Chiara Benati

romagnola, classe 2001, dalla passione per la Corea a quella per il cibo: laureata alla Ca’ Foscari di Venezia, ha frequentato un Master in Food&Wine Communication all'Univiversità Iulm di Milano

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