10-04-2015

Onnivori addio

"Homo Dieteticus", lo spassoso viaggio di Niola tra le ossessioni alimentari. Dalla Genesi ai vegani

Particolare di copertina di

Particolare di copertina di "Homo Dieteticus. Viaggio nelle tribù alimentari" (Il Mulino editore, 154 pagine, 13 euro, acquista qui). L'autore è l'antropologo napoletano Marino Niola, docente universitario ed editorialista di Repubblica

Apriamo il pamphlet “Homo Dieteticus” spinti da un’irresistibile recensione di Francesco Merlo, apparsa poche settimane fa su Repubblica. Prima ancora, lo acquistiamo per i toni entusiasti che chi scrive ha raccolto dagli allievi dell’Università Suor Orsola di Benincasa, rapiti dalle lezioni fiume del suo autore, Marino Niola, docente di Antropologia dei simboli e Miti e riti della gastronomia contemporanea nell’ateneo napoletano.

Questo “Viaggio nelle tribù alimentari” è il piccolo capolavoro di un genere che solo da pochi anni ha preso a popolare gli scaffali delle librerie fisiche e virtuali. Potremmo chiamarla metagastronomia o metacucina ed è quella disciplina che indaga criticamente sui nostri tic alimentari, sulla storia delle abitudini a tavola, sugli antefatti metafisici o sociologici del cibo che decidiamo di cucinare e (non) ingerire. Visioni che inquadrano da una posizione panoramica i gastrofenomeni di quaggiù, saggi impensabili fino a qualche decennio fa ma oggi indispensabili per orientarsi nella ridda di ricettari best-seller. Un genere letterario che oltreoceano ha forse in Michael Pollan o Harold McGee i portavoce più acuti.

Il libro è arricchito dalle illustrazioni di Ivana Stoyanova

Il libro è arricchito dalle illustrazioni di Ivana Stoyanova

Di qua c’è Niola. La tesi del suo libro è espressa a chiare lettere nella prefazione: «Oggi la ricerca del modello nutrizionale virtuoso è diventata la religione globale con il maggior numero di proseliti». Una fede con tutte le sue sette: crudismo, sushismo, vegetarianesimo, veganismo, no carb, paleodietismo, ortoressia, persino i kosher e gli halal. Ci sono anche i no gluten, ma non i celiaci affetti da patologia; quelli convinti che, sottraendo ogni glutine dalla dieta, schizza alle stelle il rate del benessere (o delle prestazioni sportive, leggi Novak Djokovic). Fazioni che l’autore perlustra con approccio diretto «perché», specifica, «non si può fare un’antropologia dell’uomo a dieta senza sentire sulla pelle cosa significa veramente stare a dieta».

Dal regime forzato è scaturita una saga non lineare e surreale del concetto dalla Genesi a Platone, da Aristotele a Carlo Cracco. Con un registro linguistico a tratti molto divertente (“dagli stiliti agli stilisti”, “il corpo è mio e me lo punisco io”, “umiliati e obesi”: w i calembour) che consente a Niola di indagare nelle pieghe del «Tribalismo alimentare contemporaneo, che ha fatto del cibo una passione e un’ossessione», sull’«inquisizione dietetica che omologa i corpi anziché disciplinare le anime». Tutto questo perché oggi, nella società dell'apparire, «il corpo regna incontrastato: è il simulacro del dio assente». Insomma, «La legge morale oggi è tradotta in indice di massa corporea».

Marino Niola, napoletano, classe 1953

Marino Niola, napoletano, classe 1953

Il risultato è che «Questo culto ossessivo della linea è diventato una psicopatologia della vita quotidiana. Con l’effetto di espellere dalla tavola la dimensione del piacere, della convivialità, dello scambio». Privazioni graduali che hanno salutato per sempre, col fazzoletto umido, le gioie sfrenate dell'onnivorismo. Ma l'autore si vendica sottolineando le manie di certa contemporaneità («Decantando i benefici della sua dieta da 300 calorie al giorno, Gwyneth Paltrow ci fa vivere da malati per morire sani»). Sferzando e ridimensionando ogni filosofia che si autopone come l'ultima possibile in dottrina sempre accidentale e mai necessaria perché ogni scelta (o non scelta) alimentare è figlia di un processo millenario di stratificazioni e del sommarsi di tabù.

Una consapevolezza che dovrebbe comunque disporci alla curiosità antropologica verso ogni tipo di approccio, anche il più bizzarro. Tanto ormai, Niola cita Ionesco, «All’aspettativa della vita eterna abbiamo sostituito l’illusione di un’immortalità provvisoria».


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a cura di

Gabriele Zanatta

classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. 
instagram @gabrielezanatt

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