24-10-2023

Bob Noto e una Torino Buonissima

Dal 25 al 29 ottobre, il capoluogo piemontese ospiterà la terza edizione di un evento che pone al suo centro la creatività e il ricordo di Bob Noto, al quale la moglie Antonella dedica un libro in sua memoria

Torna a Torino Buonissima, la cinque giorni di eventi che con la terza edizione, dal 25 al 29 ottobre, permetterà al capoluogo piemontese di esplorare la sua anima enogastronomica fra cibo, arte e bellezza. Potremo seguire Massimiliano Alajmo, Ferran Adrià, Niko Romito, Virgilio Martinez, tanta Italia e tanto resto del mondo. E domani debutto con l’edizione 2023 del Premio Bob Noto.

Tutto nasce da un'illuminazione dei giornalisti e critici culinari Stefano Cavallito e Luca Iaccarino, nonché di Matteo Baronetto, chef Del Cambio, e la collaborazione con Lavazza. Primo atto domani, mercoledì 25 ottobre, alla Centrale Lavazza con l’inaugurazione e la proclamazione del vincitore del Premio Bob Noto. Dopo Andoni Luis Aduriz e Massimiliano Alajmo, quest’anno il premio andrà a Renè Redzepi, eletto il “cuoco più creativo del mondo”. Lo riceverà dalle mani di Ferran Adrià e Antonella Fassio, vedova del critico gastronomico cui è intitolato il riconoscimento.

Sarà anche l’occasione per presentare il libro Bob Noto, supervisionato da Antonella Fassio e pubblicato da Maretti Editore. Da questo volume ho ripreso il mio ricordo di Bob Noto. Un unico appunto: se c’era una persona che ha vissuto a colori la sua vita questa è stata Bob. Una copertina bianca con sfondo nero non gli rende giustizia.

pm

Ho sempre adorato chi non si prende sul serio e sa ridere di sé dall’alto di una autentica competenza. Bob Noto apparteneva a questo gruppo di figure, mai troppo abbondante perché è ben più facile tendere alla seriosità, al credersi un genio in terra che sapere vivere sottotraccia, senza sbrodolarsi continue lodi addosso.

Non amo scrivere usando la prima persona singolare, però mi è stato chiesto di ricordare il Bob Noto che ho conosciuto. Accadde nel 1998 quando da Torino mi dissero che il Salone del Gusto di Slow Food avrebbe accolto al suo interno un “Salone del disgusto”. La cosa mi colpì e ne volli sapere di più chiamando il numero della utensileria meccanica della famiglia Noto. Chiesi di Bob e mi si aprì un mondo perché lui parlava di prodotti improbabili cuochi e di ristoranti senza appoggiarsi ai voti delle guide o allineandosi ai giudizi dei più. Parlava per esperienza diretta e rideva e lanciava battute fulminanti. Scrivere del suo salone fu facilissimo, un articolo rubato.

Stava cambiando il mondo che amavo e che tuttora amo di più e Bob fu un Cicerone per me. Un tempo bastava poco per presentarsi come un esperto, le guide Michelin in Europa, la Zagat in America, le rubriche nei quotidiani e nelle riviste, la grandeur dei francesi e le nostre osterie, la nostra convivialità, annotarsi questa o quella insegna e il più era fatto. Fu lui ad aprirmi definitivamente gli occhi indirizzando il mio sguardo a ovest, alla Spagna ma anche verso la Val Susa presentandomi Davide Scabin.

Mi stregavano le foto che Bob scattava con una sapienza profonda perché espressione della sua cultura. Nulla lasciato al caso. Fu un onore aprirgli le pagine del sito di Identità e fu una sorpresissima scoprire che non amava scrivere. Si esprimeva attraverso le immagini. Una sua foto valeva come una stella, segno che quel certo chef era entrato nell’olimpo della qualità.


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a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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