22-04-2023

Parkour, la cucina sconfinata e in movimento di Silvia Chiarantini

L'autrice fiorentina ha pubblicato un libro di ricette che è soprattutto un diario di viaggio, a volte fisico e a volte ideale, in cui cucinare diventa un modo per raccontare, ricordare e incontrarsi

Il libro è stato pubblicato da Porto Seguro Edito

Il libro è stato pubblicato da Porto Seguro Editore, 346 pagine, 30 euro

La cucina, soprattutto la cucina casalinga o comunque non esercitata per professione ma solo per passione, è un modo straordinario per raccontare. Per raccogliere le proprie memorie e trasformarle in sapori, profumi e forme, ma anche per suscitarne altre, magari inconsapevolmente. E' uno strumento potente per parlare di sé, della propria vita, ma anche del luogo in cui si è nati e cresciuti, oppure di un posto di cui ci si è innamorati durante un viaggio. O ancora, che si è solo sognato attraverso la letteratura, il cinema, la cucina stessa. 

Il nuovo libro di Silvia Chiarantini, pubblicato da Porto Seguro con il titolo Parkour - La mia cucina, sconfinata e in movimento è una vivida dimostrazione di tutto questo. E' anche una raccolta di (belle) ricette, come spesso succede con i libri di cucina. Ma è molto di più: un "diario scomoposto", come si legge ancora sulla copertina del libro, una raccolta di racconti e aneddoti, in cui la cucina diventa molto esplicitamente strumento di quelle narrazioni di cui dicevamo. 

L'autrice

L'autrice

Perché Parkour? Ce lo spiega la stessa Silvia Chiarantini: «Questa parola mi riporta alle mie esperienze in Palestina, da cui è nato il mio libro precedente, Pop Palestine - Viaggio nella cucina popolare palestinese. L'unica volta nella mia vita in cui ho assistito a una esibizione di parkour è stato nella striscia di Gaza, dove questi ragazzi compivano le loro acrobazie volando su palazzi senza più i tetti, simboleggiando in quel modo la loro voglia di sentirsi liberi, oltrepassando confini e barriere. Anche a me, con la cucina, piace oltrepassare i confini: la cucina è libera, supera le frontiere e queste ricette si possono muovere da una parte all'altra del Mediterraneo». 

«Nel mio libro quindi si trova la mia identità - prosegue l'autrice - che è sicuramente fiorentina, come dicono le mie origini e come conferma l'accento che ho quando parlo, è tradizionale, è fatta di farinata di cavolo nero, di pappa al pomodoro, di ribollita. Ma è anche libera di spaziare, di portare in tavola, di fianco ai piatti della mia tradizione, l'hummus, il riso iraniano che mi prepara una mia amica, la mujaddra che mi prepara un'altra amica, e che sono diventati parte del mio modo di essere gastronomico e culturale». 

Questo approccio si coglie in modo naturale leggendo il libro di Chiarantini: ad esempio nelle pagine dedicate a diverse declinazioni del cuscus, o meglio della "semolella" che in base ai suoi viaggi e alle sue fermate prende nomi e forme in parte diverse. L'autrice ricorda Artusi e Scappi, e le loro citazioni del cuscus nei ricettari che hanno scritto, ci porta a Livorno dove Giovanni Righi Parenti parla di un cuscus fatto alla moda di quella città marinara, ci porta nell'isola di Tabarca e da lì a Carloforte e a Sant'Antioco, per poi trovare un ramo di congiunzione tra la semola a grana fine del cuscus e quella a grana più grande e rotonda della fregola. Concludendo con il declinare ciascuno (e altri) di questi viaggi con ricette ad hoc.

La passione dell'autrice la troviamo limpida nella sua celebrazione della melanzana, altro potente simbolo della cucina mediterranea e tra gli ingredienti preferiti di Silvia Chiarantini, che poi offre ai lettori molte opportunità per innamorarsene a propria volta. Si scopriranno così delle polpette definite "spietate" da un'amica che non c'è più, al cui ricordo sono dedicate, l'imam baylidi che è una delle più antiche e tipiche ricette della cucina ottomana, ma anche una sicilianissima pasta cu sucu e mulinciani

E' un libro di ricette, che invita a leggere però soprattutto per i racconti che alle ricette si accostano, essendone ispirazione e contorno, risultandone il vero valore aggiunto. 


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a cura di

Niccolò Vecchia

Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare 
Instagram: @NiccoloVecchia

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