06-01-2020
Fabrizio Fiorani, gran pastry chef italiano, scherza con una foto sul suo libro Tra l'onirico e il reale (Chiriotti Editori). Sarà tra i relatori a Identità Milano 2020, domenica 8 marzo, alle 17,45 nella sezione Pasticceria italiana contemporanea (in collaborazione con Petra® Molino Quaglia e Valrhona) in Sala Blu 2
Si scalda subito, Fabrizio Fiorani, gran pasticciere: «Io certe cose non le capisco proprio. Vado nei grandi ristoranti di Francia, e mi propongono per dessert il nostro babà napoletano. Benissimo! Invece, qui da noi in Italia, abbiamo paura di mettere in carta - a tutti i livelli - i nostri migliori dolci della tradizione, magari rivisti e resi più moderni. Perché mai?».
Già, perché mai? La domanda aleggia nella sala della Carpigiani Gelato University, ad Anzola dell'Emilia (Bologna), dove il pastry chef romano, classe 1986, è chiamato a una lezione dal titolo "Gelato nella ristorazione: protagonista o comparsa nel dessert?". Lui - che da poco meno di un anno ha lasciato Il Ristorante - Luca Fantin del Bulgari di Tokyo - ha i titoli per offrire uno sguardo diverso sulla parte dolce del menu. Il suo curriculum è lungo così: The Cesar dell'hotel La Posta Vecchia a Ladispoli, Il Pellicano a Porto Ercole, l’Enoteca Pinchiorri a Firenze, La Pergola a Roma, quindi sempre con Heinz Beck al Sensi di Tokyo, tappa nipponica d'esordio prima del Bulgari, appunto, dove lo scorso anno ha conquistato il titolo di "Miglior pasticciere" per la Asia's 50Best Restaurants 2019.
La lezione di Fiorani
Ecco quindi il suo pensiero: «Il problema italiano non è solo nell'altezza, ma nella base». Ossia? «Ditemi voi dove poter andare a mangiare un'ottima zuppa inglese. Forse in qualche trattoria, ma poche; e poi in nessun ristorante di livello, benché sia un dessert fantastico. Noi troppo spesso imitiamo le scelte dei francesi in pasticceria: macaron, monoporzioni, dessert di stile transalpino... Ma perché? Abbiamo nostri dolci buonissimi! Io ho "fatto lo straniero", negli ultimi cinque anni, e posso dire che siamo un Paese gastronomicamente molto fortunato. Il dolce più popolare e richiesto al mondo è italiano: il tiramisù. Invece di andare orgogliosi di questa forza, ce ne vergogniamo».
Il gelato, appunto. È perfetto nell'alta cucina, dice Fiorani, consente variazioni di consistenza e temperatura. «Perché, ad esempio, non servire un piccolo gelato prima del caffè, invece di certi tristanzuoli petit four? Perché proporre 50 dolcetti quando con estrema semplicità, con gusto, con naturalezza, con adesione a quella che è la nostra storia e la nostra cultura, è possibile soddisfare con un gelato qualsiasi desiderio, in una trattoria come in un ristorante stellato?».
Fiorani al lavoro
Zuppa inglese di Fiorani, in versione "classica" e "stecco"
Un'altra prelibatezza di Fiorani, Torta di mele al contrario
Fabrizio Fiorani sarà tra i relatori a Identità Milano 2020, domenica 8 marzo, alle 17,45 nella sezione Pasticceria italiana contemporanea (in collaborazione con Petra® Molino Quaglia e Valrhona) in Sala Blu 2
Anticipazioni, personaggi e insegne del lato sweet del pianeta gola
a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Foto di rito al pass, con la brigata di Identità Golose Milano
Ciccio Sultano, Fabrizio Fiorani e Pier Daniele Seu: protagonisti dell'offerta gastronomiuca del W Rome, in Via Liguria 26/36, vicino a Via Veneto, a Roma
La prima boutique di Fiorani prende vita nel lussuoso W Rome, hotel del Gruppo Marriot