Bruno Scavo
Cremino di risodi Enrico Bartolini
Ricette d’autore Benvenuto 2021: Riso, pane, pomodoro e olio di Domingo Schingaro
Massimo Alverà, titolare di una pasticceria di Cortina che porta il suo cognome (tutte le foto Brambilla / Serrani)
Non di sole mele vivono le Dolomiti. A Cortina d’Ampezzo crescono anche le albicocche selvatiche. In piena estate. Verso metà luglio, ma talvolta anche a metà agosto. «Hanno una maturazione lunga e lenta. Così riescono a esprimersi al meglio. Se ne stanno aggrappate ai muri delle abitazioni. Per trovare riparo dal freddo e dalle brezze alpine», racconta Massimo Alverà sul palco di Identità Milano.
Dove elegge l’albicocca a ingrediente fondamentale della sua memoria. E del suo dessert: Quel che c’era. «È un ricordo d’infanzia. Fa parte del nostro vissuto. Perché nella mia pasticceria vendiamo anche ricordi, pensieri e nostalgie», precisa Massimo, patron dell’elegante boutique che nel cuore di Cortina porta il cognome di famiglia.
Alverà sul palco con la presentatrice della sezione Pasticceria italiana contemporeanea, Cristina Viggè
Quel che c’era
Il maestro Massimo Alverà dietro al bancone della sua pasticceria di Cortina d'Ampezzo. È ripartito di slancio dopo lo stop dei mesi scorsi
Lombarda, una laurea in lettere e un inizio nel giornalismo di cronaca. Poi, cambio di direzione, verso i viaggi, il cibo e il vino. Ora guida Fuori Magazine, il nuovo progetto editoriale di Petra-Molino Quaglia
Anticipazioni, personaggi e insegne del lato sweet del pianeta gola