22-05-2020
Il primo piano, Luca Pronzato, ideatore del progetto ONA, in questo caso a Lisbona. Pronzato è nato a Parigi da papà italiano e mamma spagnola
Ona, come "onda" in Catalano. Come l’onda che arrivando dal lontano Oriente, ha travolto il mondo intero, l’ordinarietà percepita della quotidianità, la straordinarietà dei progetti professionali e personali, e isolato il settore della ristorazione. Prima che accadesse, il piano era di ritrovare Luca Pronzato il 16 aprile a Città del Messico, intento ad aprire l’ennesimo ristorante effimero del progetto ONA. Il nome era stato già scelto, Le Toit, così come l’offerta, una cucina francese dagli ingredienti messicani, e la durata, 3 mesi, con il supporto del Grupo Habita.
Luca invece oggi si trova a Parigi, città natale, impegnato in ONA Le panier: un progetto pensato per supportare i piccoli produttori locali con menu da 3 portate destinati alla consegna a domicilio, curati da guest chef che cambiano settimanalmente ed accompagnati da tutorial digitali.
Ma facciamo un passo indietro: chi è Luca Pronzato? Papà è italiano e mamma spagnola. Sono nato e cresciuto a Parigi, dove i miei genitori possiedono un negozio di specialità gastronomiche. Ho cominciato a lavorare nei bistrot da quando avevo 16 anni e col passare del tempo, mi sono appassionato al vino, decidendo di studiarlo ed imparare a produrlo. Al ritorno da un giro del mondo sull’argomento, sono stato assunto nella posizione di “Front of the House” al Noma, dove ho lavorato fino all'inizio del 2019.
Con l'experience manager Nora Garberson
Il primo progetto a Lisbona, ONA on the Beach. Un ristorante sul mare a Caparica, negli spazi del Dr. Bernard, da aprile a ottobre 2019. Di giorno, ricette portoghesi a base di pesce, la sera un carosello di 15 chef in 6 mesi. Perchè Lisbona? L’idea di creare ONA è nata mentre lavoravo al Noma, durante un weekend in cui ero a Lisbona, in viaggio con Daniel Craig Martin, anche lui dipendente Noma. Abbiamo cominciato a parlare dei vari talenti e personalità incontrati nel corso della nostra carriera e ho pensato: come posso riunire una comunità di persone che condividono la stessa visione sul servizio e sulla gastronomia? Come posso dare a queste persone l'opportunità di gestire un ristorante senza la pressione che deriva dagli investimenti necessari? Ho pensato che Lisbona fosse il luogo perfetto per dare vita a questo progetto: popolazione giovane, prodotti straordinari ed una grande energia. A partire da quel momento è stato un mix di razionalità ed incoscienza.
Lavoravi in uno dei ristoranti più influenti al mondo, il Noma. Cosa hai portato di quella esperienza in ONA? Ho capito che la nuova idea di fine dining, la nuova idea del lusso nel mondo della ristorazione va oltre i prodotti ed è fondata sull’esperienza. E risponde alla domanda: come possiamo creare un'esperienza unica per i nostri ospiti? Con ONA, l’idea del lusso sta nella temporaneità dell’esperienza, nel fatto di collocarsi geograficamente da una parte all’altra del mondo, nel modo in cui ci appropriamo di nuove identità, rimodellandole e ridisegnandole. ONA può essere un ristorante di pesce su una spiaggia portoghese o un’appartamento affacciato sui tetti di Parigi, che serve solo colazioni: a ogni modo, un’esperienza unica. E il fine dining, il lusso, sta anche nel modo in cui diventiamo un tutt’uno con le comunità dei luoghi in cui decidiamo di installarci: contadini, produttori di vino, ceramisti e carpentieri.
Come descriveresti il tipo di cucina di ONA? Facciamo fine dining, perchè è lo stile che più si addice alla misura degli chef che lavorano con noi, alla loro esperienza, alla qualità dei prodotti con cui lavoriamo e l’atmosfera che creiamo attorno ai nostri ospiti. La cucina è il risultato di diverse influenze – a volte etniche e geografiche, altre dettate dalle esperienze professionali – e dal mix di tecniche di cottura tradizionali e moderne.
Qual è la tua paura più grande per il futuro di ONA? Siamo andati molto velocemente all’inizio e abbiamo fatto qualche errore. Dobbiamo trovare il modo di essere sempre sostenibili. Continuare a lavorare con i piccoli produttori, garantire l'equilibrio tra lavoro e vita privata dei nostri dipendenti, ridurre la discriminazione ed il machismo, eliminare gli sprechi... La paura è quella di creare qualcosa che non sia sostenibile. Non vogliamo perdere i valori che sono alla base della ristorazione e vogliamo farlo in maniera sana.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
sangue siciliano, adora i gamberi rossi crudi e l’odore del soffritto di cipolla. Si occupa di marketing, intelligenza artificiale e hungryitalianintown.com
Pascal Barbot, classe 1972, miglior chef internazionale per la Guida di Identità Golose 2009. A dicembre 2022 ha ultimato il trasloco nella nuova, ambiziosa sede del ristorante Astrance, Parigi (foto instagram/astranceparis)
Martino Ruggieri, dall'altroieri all'esordio da protagonista con la sua nuova Maison Ruggieri, nell'ottavo arrondissement, nel centro di Parigi tra Parc Monceau e Champs Elysées