20-11-2015
Abbiamo voluto parlare con tre chef parigini d'adozione, Giovanni Passerini, Simone Tondo e Mauricio Zillo, qualche giorno dopo la tragedia che si è abbattuta su Parigi lo scorso venerdì. Per ascoltare le loro sensazioni e chiedere loro di raccontarci la reazione della Ville Lumière
«In quel momento ero a casa. Che si trova a 450 metri dalla Belle Equipe, dove purtroppo sono morte 18 persone». Racconta così Simone Tondo, sardo adottato da qualche anno da Parigi, una città che ha conquistato con il bistrot Roseval, ora chiuso da qualche mese. Sta parlando della terribile sera del 13 novembre. Anche Giovanni Passerini, romano, vive da diversi anni a Parigi, dove, dopo il grandissimo successo ottenuto con Rino, sta per aprire un nuovo ristorante, Céros. E anche lui era in casa: «Vivo proprio dove ci sono stati gli attentati: sono avvenuti in pratica tra casa mia e dove c'era Rino». Il brasiliano Mauricio Zillo, che a Milano ha convinto tutti con la cucina proposta al Rebelot, a Parigi ci è tornato da qualche mese, per aprire il suo A Mere: «Erano le nove e trenta, eravamo in pieno servizio. Gente che aveva già mangiato, gente che arrivava ancora. Di fianco a noi c'è un altro bistrot, e il gestore era fuori, per strada, a fumare. Poi è entrato da noi, nervoso, per dirci che aveva appena sentito che c'erano degli attentati in corso a Parigi». Simone, Giovanni e Mauricio sono tre bravissimi cuochi, che abbiamo conosciuto in Italia e del cui successo a Parigi siamo orgogliosi. Pensare a loro, nelle ore e nei giorni successivi ai terribili attacchi che hanno colpito la capitale francese, è stato spontaneo. Ascoltare i loro racconti, e i loro pensieri, ci aiuta a comprendere quanto è avvenuto e soprattutto quale può essere la reazione della città dopo atti così sanguinari e brutali. Abbiamo visto una foto, poche ore dopo le notizie più concitate della notte di venerdì 13 settembre. Pubblicata proprio sulla bacheca Facebook di Mauricio Zillo, che raccontava di essere insieme a 28 clienti chiuso nella cantina del suo locale: «Quando abbiamo capito che dovevamo chiudere immediatamente, abbiamo cercato, con calma, di dire ai nostri clienti che dovevamo scendere tutti in cantina, spiegando che stavano succedendo cose terribili a meno di un chilometro da noi. Ho chiuso il ristorante e siamo scesi. E abbiamo iniziato ad aprire bottiglie: era un momento orribile, ma non potevamo mica metterci a piangere. Abbiamo bevuto, non abbiamo chiesto a nessuno di pagare, abbiamo cercato di passare insieme, uniti, quel momento di tensione».
La foto che Mauricio Zillo ha postato sulla propria pagina facebook venerdì 13 novembre, con i clienti rifugiati nella cantina del suo ristorante
Il Carillon, in Canal Saint-Martin, il giorno dopo la strage
Il disegno della Torre Eiffel che diventa simbolo della pace, creato dal graphic designer Jean Jullien, è diventato il logo di "Tous au bistrot", iniziativa lanciata dalla guida Le Fooding per invitare tutti i parigini a riempire i ristoranti lo scorso martedì sera
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a cura di
Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare Instagram: @NiccoloVecchia