05-11-2023

Ecco di che Sicilia siamo fatti: le risposte (golose) dal congresso Le Soste di Ulisse

Siamo stati alla kermesse di Siracusa, dove l'associazione che raggruppa molto del meglio siciliano in fatto di ristorazione, vino e ospitalità ha dato appuntamento a tanti ospiti venuti "da fuori", per un confronto. Il nostro report

I vertici de Le Soste di Ulisse ( da sinistra: To

I vertici de Le Soste di Ulisse ( da sinistra: Tony Lo Coco, Pino Cuttaia, Luciano Pennisi) sul palco del congresso dell'associazione, a Siracusa, insieme a Faith Willinger, da anni ambasciatrice di fatto della Sicilia nel mondo

«E non pensare di tornare dalla Sicilia a mani vuote! Porta qualcosa di buono!». Si chiacchierava, tra colleghi giornalisti in attesa d’imbarco all’aeroporto di Catania, tutti reduci dal congresso de Le Soste di Ulisse a Siracusa, il 29 e 30 ottobre scorsi. Si chiacchierava e si condivideva un problema: «Mio marito (moglie, figlio, figlia, fratello, sorella…) mi ha già fatto sapere che se mi presento a casa senza almeno un vassoio di arancini (cannoli, cassatine, panelle, sfincioni…) non mi apre proprio la porta». I colleghi più previdenti avevano già provveduto a garantirsi il ritorno acquistando qualche chilo di prelibatezze locali la sera prima, o la mattina stessa; coloro che, come il sottoscritto, s’esaltano invece con l’adrenalina dell’emergenza, con la rincorsa dell’ultimo minuto, s’affannavano a trovare una soluzione sul posto, telefonando affannati a esperti locali, «decollo tra un’ora, mi dici dove posso comprare al volo…», eccetera.

E dunque: si chiacchierava di questo, tra colleghi giornalisti in attesa d’imbarco all’aeroporto di Catania. Emergeva anche una considerazione: non capita altrove. Non capita proprio, o perlomeno capita molto molto meno. Noi si viaggia tantissimo per lavoro, si scrive di cibo: eppure se si va in Piemonte come in Croazia, a Roma come a New York, difficilmente si viene inseguiti da richieste di acquisti mangerecci, da condividere al ritorno. C’è l’appassionato di pastiere che te lo fa notare se sei a Napoli; quello di pasticciotti che ti pressa sapendoti in Salento. Ma sono fenomeni meno pervasivi. E allora, perché capita questo con la Sicilia?

Il congresso si è tenuto al resort Minareto, proprio dirimpetto Ortigia, con un panorama come questo

Il congresso si è tenuto al resort Minareto, proprio dirimpetto Ortigia, con un panorama come questo

Foto di gruppo degli associati

Foto di gruppo degli associati

Ci sarebbe da rispondere: perché c’è un po’ di Sicilia in ognuno di noi. Quasi nessuno sa resistere al fascino dell’isola, della sua storia, delle sue culture, dei suoi paesaggi e colori unici. Del suo cibo, anche. Dunque, giacché trasportare in valigia le onde o i templi è complicato, ecco l’alternativa fattibile, portare a casa un po’ di gusto di Trinacria, approfittando anche del fatto che da quelle parte street food salato e manicaretti dolci sono un must.

Tale osservazione "aeroportuale", empirica, viene confermato dalle cifre. La professoressa Roberta Garibaldi edita ogni anno il Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano, nell’ultima edizione un dato era chiaro: la Sicilia è la regione prediletta dai turisti enogastronomici tricolori, in ogni fascia d’età (Il campione intervistato, alla domanda “Pensando ai tuoi futuri viaggi enogastronomici, quali regioni vorresti visitare?”, ha risposto “Sicilia” nel 35% dei casi, più di tutte le altre; il 48% la ritiene la migliore meta per il food & wine, davanti a Campania ed Emilia-Romagna). Non a caso il turismo va a gonfie vele: +5,8% nel periodo gennaio-settembre rispetto al 2022, che pure fo l’anno del boom post-Covid; addirittura +8,7% tra gli stranieri.

Siamo, insomma, un po’ tutti fatti di un pezzettino di Sicilia. Quindi: di che Sicilia siamo fatti? È questa la domanda che ha animato il congresso de Le Soste di Ulisse, associazione che – riunendo 47 tra le migliori realtà tra ristoranti d’eccellenza, aziende vinicole e strutture ricettive isolane – si trova proprio al centro di questo connubio esaltante tra cibo, vino e ospitalità. La kermesse ha fatto qualcosa di intelligente: 1) ha fatto arrivare a Siracusa chef, pasticceri, giornalisti ed esperti da ogni dove, esplorando dunque le loro connessioni – esplicite o inconsce – con l’immaginario siculo; 2) ha messo a confronto i professionisti del cibo e del vino di Trinacria tra di loro e con i “foresti”, perché da queste parti il bene più prezioso è sempre stata la contaminazione; 3) ha proseguito così quell’intento che il presidente de Le Soste di Ulisse, Pino Cuttaia, persegue da anni, ossia quello di scandagliare l’anima mediterranea, di raccontarla, di fare riemergere la trama di nervature che unisce le varie sponde del Mare Nostrum, e che trovano nella Sicilia il suo cuore pulsante. E nel cibo una componente del dna.

Momenti dei tanti dibattiti: qui sopra i moderatori Manuela Fissore e Paolo Vizzari con due ospiti dalla Grecia, Fotis Vallatos e Manolis Papoutsakis

Momenti dei tanti dibattiti: qui sopra i moderatori Manuela Fissore e Paolo Vizzari con due ospiti dalla Grecia, Fotis Vallatos e Manolis Papoutsakis

Con Chiara Pavan e Fracesco Brutto

Con Chiara Pavan e Fracesco Brutto

Con l’israeliano Roy Yerushalmi

Con l’israeliano Roy Yerushalmi

E allora, mentre lo scrivente se n’è dovuto tornare a casa, a Milano (con due ricchi vassoi di cose buone, ovviamente), abbiamo chiesto al nostro ottimo Davide Visiello – un campano così innamorato dell’isola da esservisi trasferito, anni or sono. Mica scemo – di raccogliere qualche parere illustre, a conclusione del congresso: quello dei vertici de Le Soste di Ulisse, intanto, e anche di un ospite della kermesse.

Ma prima di sentire tutti loro, vi lasciamo con la migliore che abbiamo sentito nella due giorni di dibattiti e cooking show: «La California è un Mediterraneo per beginners», copyright dell’israeliano Roy Yerushalmi.
(Carlo Passera)

 

Pino Cuttaia, Tony Lo Coco, Luciano Pennisi e il patron del Minareto di Siracusa, Antonio La Spina

Pino Cuttaia, Tony Lo Coco, Luciano Pennisi e il patron del Minareto di Siracusa, Antonio La Spina

PINO CUTTAIA
(presidente de Le Soste di Ulisse)
«Ne Le Soste di Ulisse siamo tutte aziende private e portiamo avanti un progetto. Gli obiettivi principali sono lavorare su un’accoglienza che faccia sistema e favorire un turismo di destinazione nella nostra isola: in questo senso, dai risultati è evidente che gli imprenditori si stiano muovendo molto bene nonostante persistano i problemi di una politica non all’altezza del privato. Mi riferisco, ad esempio, alle criticità che riguardano la nettezza urbana, la viabilità, i collegamenti tra le città. Eventi come questo sono utili anche per sensibilizzare la politica a migliorare la situazione. Queste due giornate sono state importanti perché, oltre al confronto tecnico, ci siamo riproposti come “porto del Mediterraneo”, ponte gastronomico e culturale tra le mille sponde di questo mare. Abbiamo una grande biodiversità e dobbiamo valorizzarla al meglio, per questo è fondamentale comunicare e diffondere tecniche e pensieri. Io credo che il cibo, la forza del cibo, la convivialità siano gli strumenti migliori per integrare le culture: siamo fatti di mare, di cultura e di contaminazione».

 

LUCIANO PENNISI
(vicepresidente de Le Soste di Ulisse)
«Quest’anno abbiamo voluto un congresso centrato più sulla formazione, dando la giusta attenzione all’ospitalità e al marketing. Il titolo all’evento è stato una domanda: "Di che Sicilia siamo fatti?". Cartesio diceva che il dubbio è l’inizio della conoscenza: abbiamo posto una domanda e abbiamo ascoltato umilmente pareri e consigli di colleghi stranieri, professionisti del settore e stampa internazionale per capire come siamo visti dall’esterno. Credo che ascoltare, mettersi in discussione, fare autocritica siano i modi più giusti per crescere tutti e puntare sempre più in alto. Fare ospitalità e fare ristorazione di livello diventa sempre più difficile perché ci sono altissimi costi di gestione, i professionisti del comparto sono sempre meno e non è facile trovare persone che vogliano lavorare nel settore. La pandemia ha evidenziato la fragilità economica del nostro comparto in cui c’è tanto rischio imprenditoriale: si può avere una programmazione perfetta ma, davanti a certi eventi, c’è poco da fare per salvare un’impresa che si fonda su turismo e accoglienza. Nonostante tutto, si continua a lavorare, anche perché siamo plasmati di passione, cuore e voglia».

 

TONY LO COCO
(vicepresidente de Le Soste di Ulisse)
«Abbiamo organizzato questo congresso per farci conoscere ancora di più dalla stampa internazionale, chiamata a veicolare il nostro messaggio a una potenziale clientela straniera: volevamo che si sapesse nel mondo quello che facciamo in Sicilia nel settore dell’ospitalità. Ovviamente, i risultati di questi eventi si analizzano sulla lunga distanza; se l’obiettivo è stato raggiunto, si vedrà tra un paio di mesi. Da vecchio associato de Le Soste di Ulisse, credo che in questo momento l’unione tra i vari soci sia più forte per due motivi: ci sono tanti giovani cuochi che vogliono entrare nell’associazione e ci sono i grandi brand internazionali dell’hotellerie presenti in Sicilia che ci guardano con rispetto e ammirazione, questo significa che si sta crescendo e si sta facendo un buon lavoro. Perciò, credo che il bicchiere sia mezzo pieno e io continuo a investire su questa terra e su questo territorio. Di che Sicilia siamo fatti? Sarebbe bello, al prossimo congresso, poter rispondere con orgoglio: “Ecco di cosa siamo fatti!”. Siamo accoglienza e amore per gli ospiti, siamo storia e cultura, siamo la nostra cucina». 

 

FRANCO PEPE
(Pepe in Grani, Caiazzo, Caserta)
«È stato uno dei pochi eventi a cui ho partecipato non per cucinare ma come ospite e amico di Pino Cuttaia e di Faith Willinger. Si è respirata l’aria del Mediterraneo e l’aria dei sapori del Mediterraneo, tutto legato da grande amicizia e unione d’intenti. Ho ammirato tutti questi cuochi, grandi chef, lavorare in sinergia, con sorrisi e professionalità. Si è parlato di mare, di terra, abbiamo assaggiato dei prodotti fantastici: questi sono importanti eventi di crescita, di condivisione di idee e soprattutto di lavoro sul territorio. Sono stato 24 ore qui in Sicilia e torno a casa carico di profumi, di sapori e di ricordi».


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Carlo Passera e Davide Visiello

di

Carlo Passera e Davide Visiello

entrambi classe 1974. Il primo - milanese orgoglioso di esserlo è giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it. Instagram: carlopassera
Il secondo è sommelier, assaggiatore di caffè e verace uomo del Sud, alla costante ricerca di sole e cieli azzurri. Nato a Vico Equense e cresciuto a Castellammare di Stabia, ama la cucina quando è innovativa e ha solide basi. Epicureo di cuore e palato, vive e scrive a Palermo, ma mangia e beve ovunque. Collabora con Identità Golose dal 2016

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