10-12-2021
Il Panettōne allo yuzu e cioccolato bianco della Gastronomia Yamamoto, posato silla stoffa illustrata da Yocci
La prima volta in cui ci è capitato di scrivere su queste pagine della Gastronomia Yamamoto di Milano, è stato merito di Carlo Cracco. Spinto a indicare una nuova apertura che lo avesse convinto nel 2018, per la prima edizione del TheFork Restaurant Awards by Identità Golose, lo chef veneto ci aveva detto: «Un posto che amo frequentare per una veloce pausa pranzo: qui si può trovare una buona materia prima, interpretata attraverso ricette fedeli alla tradizione nipponica. E in più i gestori sono giovani, carini e simpatici».
Qualche mese prima aveva aperto i battenti questo locale, come prima gastronomia giapponese in Italia: l'hanno inaugurato insieme Aya Yamamoto e la madre Shih Chy Yamamoto. A quattro anni da quel taglio del nastro, Aya racconta così l'idea che le portò a immaginare questo locale: «Mia madre, che quando viveva in Giappone faceva la casalinga, è arrivata a Milano con mio padre, me e mia sorella, ed è rimasta vedova quando noi eravamo ragazze. Con l'eredità di mio padre ha investito in un ristorante: oggi esiste ancora, con il medesimo nome, ma nel frattempo l'abbiamo venduto: Zakuro, in via Vincenzo Monti. Fu lei a lanciare gli Onigiri a Milano».
La sala ristorante di Gastronomia Yamamoto
Anche grazie a questa capacità di raccontare in tempo reale quel che succede nella cucina giapponese, andando ben oltre gli stereotipi europei e le mode del momento, la Gastrononomia Yamamoto si è conquistata l'attenzione del pubblico. Il che ha permesso di attraversare indenni il periodo nero del Covid. «Grazie alla pandemia, se così si può dire - spiega Aya Yamamoto - abbiamo imparato a fare anche il delivery, vedendo che c'è richiesta: ci ha permesso di sopravvivere. Ora vogliamo sviluppare anche questa parte della nostra proposta, ma con delle nuove soluzioni: ci stiamo lavorando e riflettendo, abbiamo bisogno di trovare la formula giusta, offrendo un menu diverso da quello del ristorante, più semplice, immediato e comprensibile. Per i piatti più elaborati e meno conosciuti, che meritano di essere raccontati, è meglio venire qui al ristorante».
Kakuni Sando
Alla sera invece il menu si amplia ancora un po', con l'intelligentissima idea di proporre una specie di menu degustazione, chiamato Ci pensa Nonna Yamamoto. La nonna di Aya, quella che più di ogni altra persona le ha instillato il piacere della cucina, diventa così il simbolo di una sequenza di assaggi dal menu, per farsi trasportare a Tennoh-cho, quartiere tranquillo della periferia di Yokohama, dove la vita, ci spiega Aya, scorre ancora lenta. E dove sua nonna cucina ancora oggi tutti i giorni con quello che compra al mercato. «L'idea non è quella di un degustazione da fine dining, ma di permettere a chi ci viene a trovare di non doversi chiedere cosa ordinare da una carta piena di piatti sconosciuti. Si possono affidare a noi, a un prezzo contenuto». Il menu viene infatti offerto a 38 euro a persona, con un rapporto qualità-prezzo sicuramente encomiabile.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare Instagram: @NiccoloVecchia
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