Juan Marì e Elena Arzak
Delicatezza tartufata di macae alle pere
Dall'Italia Nostra visita all'Old Friend: a Cagliari la cucina di Dario Torabi, «contemporanea e contaminata»
Il campo innevato a Tenuta Castello, azienda agricola fondata nel 1833 a Desana (Vercelli)
Sono tanti gli elementi che contraddistinguono Tenuta Castello nella sua sfida più importante: fare cultura sul vero Carnaroli Classico, spiegavamo nel primo articolo. Una missione che, prima che in riseria, ha inizio naturalmente nella terra, cioè nei 120 ettari coltivati (su 500 di proprietà) con le migliori varietà di riso e produzioni prevalentemente biologiche. I processi che vanno dalla concimazione del terreno alla semina sono fondamentali: cerchiamo di riassumerli qui nelle caratteristiche più importanti. 1) Le mucche di razza piemontese Nulla può essere lasciato al caso, a partire dal letame utilizzato per concimare i terreni. La Tenuta Castello di Desana conta su un centinaio di capi di femmine di razza piemontese che partoriscono una cinquantina di vitelli, svezzati fino a 5–6 mesi e poi rivenduti. Se normalmente il ciclo produttivo delle femmine è di circa 13 anni, qui la vita media dei capi raggiunge i 18. Si nutrono di foraggio coltivato sui terreni biologici, trinciato o farine biologiche che derivano dalla lavorazione del riso e farina di mais biologica. Tutto questo dà origine a letami biologici.
Le mucche di razza piemontese
L'aratura
La semina in campo allagato
Loietto, veccia, trifoglio
Pacciamatura pressata in acqua
Carnaroli biologico di Tenuta Castello
2. continua Leggi anche Tenuta Castello e la sfida del Carnaroli Classico
L'articolo è a cura di Identità Golose, la testata che organizza il congresso internazionale di alta cucina, edita il sito www.identitagolose.it e la Guida Identità Golose online, oltre a firmare numerosi altri eventi in Italia e all'estero
Il Carnaroli Classico di Tenuta Castello, di Desana (Vercelli)
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose