12-05-2020
Pasquale Torrente durante un recente evento di beneficienza, in tempo di Covid-19. Ha scritto giorni fa sul suo profilo Facebook: «Vi è mai capitato di leggere una prenotazione per due persone al 22 giugno e piangere? “Siamo in due, nessuna intolleranza, vogliamo solo godere della vostra storia e della vostra cucina"»
L'idea che Pasquale Torrente esprime sul futuro della trattoria italiana, alle prese con le pesanti conseguenze dell'emergenza Covid-19, nasce in realtà prima della pandemia nella quale ancora ci troviamo immersi, «io ci stavo pensando già da un po' di tempo: decrescere per crescere», ossia «dopo aver aperto a Istanbul, in Franciacorta, a Roma e a Dubai, volevo tornare nell'ambito territoriale che mi è proprio. Per questo sono uscito da Eataly e riprenderò - quando ci sarà concesso - a fare ciò che so meglio, ossia accogliere con un sorriso e tanta semplicità». Era una scelta, è diventata adesso, forse, necessità.
La prospettiva personale - lo chef di Cetara è diventato nonno a gennaio della piccola Nicole e vuole accompagnare il cambio generazionale alla guida de Al Convento, con il figlio Gaetano in cucina e lui in sala, a fare gli onori di casa - offre spunti interessanti anche nella lettura analitica di quanto ci sta accadendo attorno: «Per anni sono sempre stato con la valigia pronta, senza mai fermarmi. Da un decennio non dormivo nel mio letto per più di una settimana». Ora siamo tutti costretti a un eccesso opposto, ma tant'è. Il pensiero è comunque che il rallentare - opzione che risponde alle esigenze di Torrente - sia in effetti anche la ricetta per il mondo della trattoria italiana. In un caso e nell'altro, va operata con intelligenza, perché altrimenti rischierebbe di essere una decrescita ben poco felice.
Pasquale e Gaetano Torrente. Tutte le foto che seguono sono di Tanio Liotta
Zito spezzato alla genovese di tonno
Questo sguardo aperto verso il mondo va declinato ora più che mai nella dimensione territoriale: «Se sei stato a mangiare in un grande ristorante di Tokyo, ti porti a casa l'esperienza, e alla salsa di soia aggiungi due gocce di colatura di alici. Se hai gustato un grande hamburger negli Stati Uniti, torni a Cetara e lo fai di tonno». Condivisione è oggi una parola difficile da declinare nella ristorazione alle prese col distanziamento sociale e i box di plexiglass, «ma è il fattore vincente e che tornerà appena sarà possibile. In questi mesi a casa ci siamo accorti - salvo chi è in gravissima difficoltà - come ciò che ci manca non sia certo il cibo, ne abbiamo mangiato tanto e di ottima qualità. Ci è mancato semmai il divertimento. Torneremo certo anche nei locali più azzimati, ma come sempre magari una volta al mese. Per il resto, vorremo semplicità, che non vuol dire banalità».
Bontà de Al Convento come antipasto
Pane burro e alici
Alici alla scapece
L'ultima riflessione è su come le istituzioni centrali stanno affrontando la ripartenza: «Dietro la ristorazione c'è un sistema complesso che va dai pescatori alle grandi aziende vinicole, dal turismo alla prodizione agroalimentare. È un mondo che va tutelato e quindi capito. Come è possibile che nella task force non sia stato chiamato un Massimo Bottura per l'alta cucina, un Pasquale Torrente o un Franco Mirasole per la trattoria, qualcuno del Capri Palace per hôtellerie e così via? Come mai non è stato chiesto il contributo di chi conosce bene il suo settore, per poter delineare meglio le linee guida in vista della ripartenza?».
Spaghetto trafilato al bronzo con colatura di alici
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Paolo e Daniele Camponeschi, il primo cuoco, il secondo sommelier, pasticciere e anima della sala di Menabo Vino e Cibo, trattoria a Centocelle, Roma
Il team di Identità Golose Milano capitanato dallo chef Edoardo Traverso con Davide Del Duca e Luca Carucci di Bianca Tattoria
L'ossobuco di Arlati, garanzia di bontà e classicità - Tutte le foto: Annalisa Cavaleri