Fabrizio Marino
Animelle e spugnole in timballo di pasta, salsa di foie grasdi Yannick Alléno
Primo piano Su Identità Digitali, sette piccole rivoluzioni e un unico comune denominatore: la pasta
Stefano Sforza, classe 1986, di San Mauro Canavese. Ha alle spalle esperienze con Pier Bussetti, Alain Ducasse, Luigi Taglienti quando era al Trussardi meneghino e al sabaudo Del Cambio ai tempi della gestione targata Riccardo Ferrero
«Non è stata una scelta facile, ma sono convinto che sia la più giusta. Serve molto impegno, e molto studio. Ci sto lavorando da novembre 2019, da qualche mese insomma, e quasi ogni giorno capisco e imparo cose nuove, che successivamente cerco di applicare nel modo migliore».
Si racconta così a Identità Golose Stefano Sforza, chef del ristorante Opera di Torino: non sta però parlando di una nuova tecnica su cui si sta impegnando, di una nuova cottura o di un nuovo menu degustazione. Sforza parla invece della sua svolta etica: «Ho iniziato a leggere un po’ di articoli, a riflettere, a comprendere l’importanza di prendersi le proprie responsabilità come chef».
Non potremmo essere più d’accordo con lui, in attesa di portare sui palchi della XVI edizione del Congresso di Identità Golose, rinviato al 3 - 4 - 5 luglio, il tema del Senso di responsabilità. Ed avendo solo pochi giorni fa ospitato su queste pagine l’articolo di Lisa Casali che raccontava dell’appello del WWF #IoCambioMenu, che chiede alla cucina d’autore di impegnarsi a sostegno della tutela dei nostri mari e delle specie ittiche in pericolo.
Un dettaglio della sala del ristorante torinese
Ma come spiegava bene lo chef torinese, riflettere e lavorare sulla sostenibilità e su un approccio etico alla cucina richiede attenzione costante. E disponibilità a mettersi continuamente in discussione.
Un percorso a ostacoli dunque? Per uno chef che, come è naturale e sano, vuole soddisfare i palati dei propri clienti con piatti deliziosi, non rischia di diventare frustrante depennare dalla lista delle materie prime queste prelibatezze?
In carta al ristorante Opera, i piatti a base di foie gras erano molti: Tortello con brodo di oca e tartufo nero; Fusillo, burro acido e foie gras; snack di entrèe, sotto forma di lingotto con mango, in cialda di lievito madre.
Sforza con una parte della sua brigata
Uno dei molti piatti della proposta di Opera
«Il consumo di acqua e di terra necessario alla coltivazione dell’avocado sta mettendo in seria difficoltà molte comunità in Sud America. Ecco perché sono felice di aver trovato, grazie alle mie visite molto attente al mercato di Porta Palazzo, un fornitore italiano, siciliano, che coltiva avocado in modo sostenibile nel nostro paese».
Antonio Cometto, il patron di Opera
Poi ci sono i clienti. E anche in questo caso Sforza ne parla con il sorriso: «Ho trovato grande interesse e comprensione, sono veramente felice di questo. Le persone capiscono, non protestano: ovviamente è necessario parlare, comunicare, spiegare. Ma c’è attenzione e sensibilità». E qualche critica è arrivata? «Sì, qualcuna sì, qualcuna anche un po’ sgradevole. Ma non dai clienti: invece da chi sembra avere come principale occupazione il commentare e criticare sui social. E dei leoni da tastiera ho imparato a curarmi il meno possibile». Un’ottima scelta anche questa.
Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose