Quanto conta il destino? Parecchio, par di capire. Inizio anni Sessanta: Francesco Antonino Condorelli si trova a casa di amici, a Venaria Reale. E’ il periodo di Natale, viene offerta una stecca di torrone classico, che come sempre accade, mentre viene tagliato, finisce in mille pezzi. Condorelli – siciliano, era stato a lungo, tra le due Guerre Mondiali, direttore di produzione di uno stabilimento di pasticceria, a Pola, in Istria – ha un’idea: «Perché non creare un torroncino monodose e morbido?».
Nasce così una realtà, quella della Condorelli di Belpasso (Catania) che oggi fattura 15 milioni di euro, esporta in 25 Paesi, produce circa 200 milioni di pezzi all’anno (l’80% viene venduto sotto Natale) e punta nel prossimo quinquennio a creare una rete in franchising da 15-20 punti vendita sparsi nella Penisola.

La pasticceria Condorelli a Belsito
Quella di
Condorelli è una storia di ottima imprenditoria e alta qualità unite anche una certa dose di fortuna. Il prodotto funzionava fin dall’inizio, anche se c’era da vincere un po’ di resistenza: «Suonava male un torroncino prodotto in Sicilia – spiega
Giuseppe Condorelli, figlio del fondatore (che è morto nel 2003) e attuale amministratore unico della ditta di famiglia – Così papà andava nei negozi, presentava le proprie bontà come “torroncini stile Cremona” e lasciava un campione omaggio. L’assaggio non lasciava dubbi, e arrivava l’ordine d’acquisto». La rete di vendita si ampliava così poco a poco, ma mancava ancora l’allungo decisivo. Che arriva, anche qui abbastanza per caso, nel 1983.

Giuseppe Condorelli mentre guida il premier Matteo Renzi e il ministro Fabrizio Del Rio all'interno della Condorelli
Condorelli sr era amico del conterraneo
Pippo Baudo. Riceve una telefonata dal popolare conduttore tv: «
Francesco, ho un affare da proporti, ma devi decidere subito. A
Domenica In abbiamo bisogno di uno sponsor, ho pensato a te… Prendi subito l’aereo, vieni a Roma a parlare con la Sipra (la concessionaria di pubblicità Rai,
ndr)». Il contratto viene chiuso in poche ore, 300 milioni di vecchie lire per nove puntate, «la trasmissione faceva nove milioni di telespettatori, l’anno successivo raddoppiammo il fatturato», spiega
Giuseppe Condorelli, nella sede di Belpasso, dove l’azienda è saldamente radicata, e anche in questo caso la sorte ci ha messo lo zampino.

Leo Gullotta è stato a lungo testimonial dell'azienda catanese
Accade dopo la guerra:
Francesco Condorelli aveva fondato la sua pasticceria, a Belpasso, nel 1933. Ma a un certo punto pensa di tornarsene a Pola, o comunque di emigrare. La madre, rimasta vedova, non vuole: così d’accordo col parroco, dice ai carabinieri che il figlio (
Francesco era il maggiore di quattro) ha certe nostalgie fasciste... «Non gli diedero il passaporto, così dovette proseguire l’attività di famiglia in Sicilia», sorride
Giuseppe.
I torroncini Condorelli nascono in 7 gusti diversi, aumentati via via col tempo. Sono realizzati con nocciole, pistacchi, mieli di arancio e di sulla: niente glucosio, che pur costa tre volte meno. Oggi la ditta affianca a questa produzione anche quella di altri prodotti, su tutti il latte di mandorla, diffuso soprattutto nel Meridione. «Un vero piacere», per dirla con Leo Gullotta, a lungo testimonial Condorelli, dal 1987 al 2013.