17-03-2019
Iginio Ventura, gran gelatiere di Peschici. Sarà tra i protagonisti del congresso, domenica 24 marzo alle 11,30, nella sezione Identità di Formaggio, la sua una lezione a due voci con lo chef Paco Magri del Dordoni di Cremona
Pic nic di uova sbattute sotto gli alberi. Galline in braccio da accarezzare come gatti. Capre che zompettano nei campi aperti e trabucchi come enormi ragni abbarbicati alle scogliere. Di quei posti davanti al mare che t’aspetti di vedere passare da un momento all’altro un postino comico in bicicletta e un poeta triste, a litigarsi la proprietà della poesia: è di chi la scrive o di chi gli serve? Così Peschici, provincia di Foggia, costola nord-orientale della Puglia, scampolo di terra cara a Lucio Dalla che fra i primi esplorò le profondità di questo mare. Qui nacque e vive Iginio Ventura, classe 1980, orafo per mestiere e gelatiere per vocazione: «Da bambino mi facevo chiamare Andrea, perché Iginio non lo azzeccava nessuno e allora tagliavo corto».
Gelato di pistacchio Dop ai tre agrumi
Figlio e nipote d’arte, il piccolo Iginio cresce e decide che da grande vuol fare l’orafo. Detto fatto, se ne parte per Valenza Po in provincia di Alessandria, epicentro del comparto. Sono anni lucenti d’oro e d’argento, in cui il più giovane degli artigiani disegna modelli, effettua riparazioni, salda col laser e brucia le tappe dando prove di abilità che sorprendono i colleghi più maturi. Nel 2001 crollano le torri nel World Trade Center di New York e l’eco di quella frana si riflette sull’economia mondiale travolgendo l’oreficeria alessandrina. È una strada rovinosa che nel breve volgere di pochi anni si rivela senza ritorno, e Iginio stanco di guerra torna a casa. Sono mesi di buio pesto e d’incertezze, trascorsi a chiedersi che fare.
Iginio Ventura
Iginio Ventura con mamma Pina
Dal 1984, dalle donne all’uomo di casa per il volgere di tre generazioni, a cambiare è stata la ricerca dedicata alle materie prime, tutte a filiera controllata, ma anche il ruolo tutto nuovo dedicato della frutta in una gelateria per lo più di sole creme. Frutta garganica, a esser precisi. «Una sponda dove mi hanno trascinato i vagabondaggi e l’amore per i luoghi dove sono nato». Così è nato il gelato alla pera Marchese, «più compatta, omogenea, più croccante». Alla pera Ischitella: «Piccola, croccante ma dal cuore molto morbido, i sentori mielati». Ai fichi: «I fioroni, i più precoci, hanno molta polpa ma il sapore è meno deciso. Mentre i fichi Uccellini che maturano fra fine agosto e settembre, sono i più piccoli e i più dolci. A seconda del periodo usiamo tutta la frutta».
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a cura di
Cronista di professione, curiosa di fatto e costituzione, attitudine applicata al giornalismo d’inchiesta e alle cose di gusto. Scrive per Repubblica, Gambero rosso, Dispensa