Nella celebre pellicola cinematografica Le Fate Ignoranti deò regista Ferzan Ozpetek il gasometro, chiamato anche colosseo d’acciaio e oggi icona di archeologia industriale, è protagonista di molte delle inquadrature più significative. Simbolo del quartiere Ostiense di Roma, ispira il nome di una dei locali più interessanti della capitale, il Gazometro 38 (ovviamente via del Gazometro 38), uno spazio dal design metropolitano, curato nei dettagli e con interessanti particolari di ambientazione. Qui, oltre a servire ottimi cocktail e fare ristorazione, è possibile mangiare una pizza di livello grazie al giovane Pier Daniele Seu, reduce dal premio Pizza Chef Emergente d’Italia 2016.

Il gasometro, chiamato anche colosseo d’acciaio e oggi icona di archeologia industriale, è protagonista di molte delle inquadrature più significative. Simbolo del quartiere Ostiense di Roma, ispira il nome di una dei locali più interessanti della capitale, il Gazometro 38
Pizzaiolo autodidatta, inizia per caso - non voleva lavorare con il padre - e per passione - ama cucinare - nel locale
Mastro Titta, pub con forno a legna, conosciuto anche come il “ristoratore dei ristoratori” perché è uno dei pochi posti a Roma dove poter mangiare fino alle 4 di mattina. Qui Pier Daniele si fa le ossa, viene a contatto con molti grandi chef, come
Davide Scabin e
Antonino Cannavacciulo, e con pizzaioli come
Stefano Callegari che lo inizia al mondo della pizza di qualità, lo stimola a studiare nonché a testare i colleghi
Giancarlo Casa e
Gabriele Bonci, e la grande ristorazione.
Determinato e volenteroso , si fa notare e approda al Gazometro 38. Lavora sugli impasti e ne crea uno tutto suo a lunga maturazione fatto con un blend di farine 00 e Tipo 1 macinate a pietra, lievito di birra e olio extravergine d’oliva, così da proporre «una pizza romana croccante ma con l’alveolatura napoletana», cotta nel forno a gas.
Grazie alla collaborazione con alcuni cuochi come
Marco Claroni dell’
Osteria dell’Orologio di Fiumicino, impara a bilanciare gli ingredienti per creare topping non convenzionali basati però sulla semplicità: «Per me è molto importante rispettare la stagionalità, tant’è che i nostri menu cambiano quattro volte l’anno. Inoltre cerco anche di non sovraccaricare il disco bianco e di alternare sempre tre ingredienti base che contengano una parte grassa, una vegetale e una proteica».
Ne è un esempio la pizza
Tutte le cose che non mi piacevano da bambino, rivisitazione della boscaiola in chiave contemporanea dove ai porcini cotti al forno e ai funghi galletti unisce la salsiccia di Mangalica, la scamorza, una punta di salsa di cachi e berberè, ingredienti che ha apprezzato solo da adulto perché «il palato cambia e si modifica».
La carta del Gazometro 38 si divide in pizze bianche, rosse, focacce e pizze38 (o particolari) in un mix interessante di semplicità e creatività, ricerca e materie prime eccellenti, fantasia e tradizione.