28-10-2012
Uno scatto particolare di un grappolo di Lacrima di Morro d'Alba, uva a bacca nera marchigiana. Il nome deriva dal fatto che la buccia degli acini pienamente maturi arriva a spaccarsi trasudando gocce di succo, lacrime appunto. Il cuoco Moreno Cedroni è un suo estimatore: nota la sua gelatina da abbinare ai formaggi (foto Pierfrancesco Mingo)
La prima volta che abbiamo bevuto la Lacrima di Morro d'Alba eravamo a Riccione. Il nostro eno-pusher di San Marino ci aveva caldamente consigliato questo vitigno autoctono marchigiano. Lo ricordiamo perfettamente. Era il 2003 ed eravamo in cerca di qualcosa da abbinare allo spaghetto allo scoglio home made. Se Morro d’Alba non destava molto scalpore, la parola “lacrima” accese un grappolo di sinapsi nella nostre teste. La curiosità non si pagò fino a che non venimmo a sapere che il nome di quest’uva deriva dal fatto che la buccia degli acini pienamente maturi arriva a spaccarsi trasudando gocce di succo, lacrime appunto.
La lacrima di Mancinelli
Ne esiste anche una versione sparkling, di Conti di Buscareto (il dedign dell'etichetta è di Bob Noto)
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
Milanese incastrato dalla Romagna. Copywriter. Vorrebbe invecchiare in una botte di rovere. Twitter @martinolapini