13-09-2024
Gli Etna Days hanno permesso di approfondire il passato, il presente e il futuro della denominazione siciliana
Una denominazione in salute, che guarda ai giovani e che punta sempre di più alla qualità, passando anche dal futuro riconoscimento della Docg.
C’è movimento sull’Etna, e non parliamo – per fortuna – delle eruzioni della Muntagna. Si tratta di un fermento positivo e propositivo, che non si chiude a riccio in se stesso, ma che cerca anche il confronto con altre realtà del mondo.
Il presidente del Consorzio Etna Doc, Francesco Cambria, durante il convegno inaugurale degli Etna Days
Grazie all’iniziativa Etna Days, il Consorzio Etna Doc sta puntando a focalizzare l’attuale situazione dell’area vitivinicola siciliana senza “dormire sugli allori”, o sulla “moda” del momento legata ai vini della denominazione, ma guarda soprattutto al futuro, anche con sguardo critico.
Proprio il presidente Francesco Cambria ha voluto puntualizzare alcuni concetti fondamentali. «In una fase come quella attuale, con un momento di crisi sui mercati, ci sono delle piccole denominazioni che fanno capire che si può ancora crescere. E tra queste ci siamo sicuramente noi dell’Etna. Una crescita che vuole essere soprattutto in termini qualitativi». Una strada chiara, sulla quale non ci sono compromessi: le mode passano, i vini buoni restano.
I vigneti ai piedi dell'Etna
Da questo punto di vista, Cambria ha confermato la volontà del Consorzio di proseguire sulla scelta di non ampliare indiscriminatamente l’area di produzione, ma di puntare esclusivamente sulle aree maggiormente vocate.
«La nostra è un’attività di tutela – conferma il presidente - per cercare di mantenere sempre la qualità della nostra denominazione. Proprio per questo motivo, puntando su qualità e valore dei nostri vini, nell’ultima assemblea del Consorzio si è deliberato il sostanziale blocco per tre anni dei vigneti. Si è così deciso che ogni anno si potranno iscrivere 50 ettari, valutati dal Consorzio, i quali verranno distribuiti con un massimo di ettaro ad azienda».
Gli antichi alberelli: un patrimonio da conservare anche tramite le nuove generazioni
Al momento l’area dell’Etna Doc può contare di 1.500 ettari (al 60% bio) racchiusi in 20 Comuni, 4 versanti, 133 contrade e circa 445 imprese produttrici, con una produzione annua di circa 6 milioni di bottiglie.
Sempre nel segno della qualità, il futuro sembra essere già scritto. «Un altro progetto che ci rende orgogliosi – conferma Cambria – è quello legato al passaggio dalla Doc alla Docg. L’assemblea ci ha autorizzato ad avviare il percorso, che è lungo e difficile, perché è necessario avere il via libera dal 66% dei produttori, per poi presentare il lavoro al Ministero. Realisticamente, da qui ai prossimi due o tre anni, potremmo mettere in bottiglia vini con etichetta Docg».
Il direttore del Consorzio Maurizio Lunetta
Un futuro che guarda molto ai giovani. Tanto che la zona si è rivelata particolarmente attraente proprio per le nuove generazioni. Come confermato dal direttore del Consorzio Maurizio Lunetta, la quota di aziende di vino condotte da giovani under 41 anni è arrivata ormai al 20% (8% le giovani conduttrici), il doppio rispetto a quella nazionale (10%) riscontrata da Ismea su base Istat.
«Negli ultimi tre anni i giovani sono cresciuti del 55%. I giovani hanno ripreso a coltivare gli appezzamenti di vigna dei propri nonni, in una sorta di salto generazionale che permette di garantire lavoro a se stessi e a una manodopera molto numerosa. Complici i vigneti montani coltivati ad alberello, il totale del vigneto richiede infatti un monte annuale di oltre 200 mila giornate lavoro, con circa 2.500 persone coinvolte direttamente nella produzione. Siamo di contribuire nel nostro piccolo a frenare l’abbandono dall’Isola da parte delle nuove generazioni».
Il presente, con il mercato che non ha subito sostanziali contraccolpi nonostante la crisi di vendite legate soprattutto ai vini rossi (ma sarà tema, questo, di un successivo approfondimento), è nel bicchiere. E gli Etna Days sono serviti soprattutto a capire se gli obiettivi indicati dal Consorzio per quanto riguarda la qualità siano stati centrati o comunque perseguiti dai produttori etnei.
C’è da dire che ultimamente sulla Muntagna si respira un’aria nuova, legata soprattutto a uno sviluppo sempre maggiore della produzione dei vini bianchi. Se prima era preponderante la componente dei rossi, ora ci si sta rendendo sempre più conto che il potenziale dei vini bianchi è estremamente elevato.
La degustazione tecnica per i giornalisti
Così anche negli assaggi si è notata una qualità davvero molto alta nei bianchi, dove il terroir, l’Etna, si fa sentire con forza e non è solo un nome da mettere in etichetta per alzare il prezzo. Sui 117 campioni presentati in fase di assaggio, erano rari i vini poco “centrati”, mentre la stragrande maggioranza dei produttori è riuscita a dare identità ai propri prodotti.
Vogliamo citare i nostri migliori assaggi tra gli Etna Bianco Doc: Federico Curtaz, in particolare con l’Etna Bianco Superiore Kudos 2021, Cantine Edomè con Aitna bianco 2022, Cantine Iuppa con il Superiore Lindo, Maugeri con il Superiore Contrada Volpare Frontemare 2023, Murgo con Tenuta San Michele 2022, Palmento Costanzo con Contrada Santo Spirito 2022, Raciti con Rupestre 2023, Theresa Eccher con Alizée 2022, Giovanni Rosso 2022, Vivera con Salisire Contrada Martinella 2019, Serafica con Versante Sud 2021.
I vini rossi in degustazione
Per quanto riguarda i rossi, invece, c’è una maggiore altalenanza dovuta a diversi aspetti: annate, gestione dei vigneti, scelte stilistiche, diversità dei suoli, sono fattori che comunque hanno portato a una produzione maggiormente eterogenea sui vini rossi. Ci sono da valutare, in particolare, le scelte legate all’utilizzo dei legni e alla gestione della trama tannica, ma soprattutto le decisioni prese durante le fasi agronomiche.
Nei nostri assaggi, abbiamo potuto comunque apprezzare ancora Federico Curtaz con Il Purgatorio 2020, Federico Graziani in particolare con Profumo di Vulcano 2021, Frank Cornelissen con Munjebel 2021, Ciro Biondi con Cisterna Fuori 2020, Passopisciaro con Passorosso 2022, Pietradolce con Feudo di Mezzo 2020 e Cottanera con Contrada Feudo di Mezzo 2020.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Gli Etna Days sono stati un'importante occasione di confronto
Serena e Valeria Agosta Costanzo con i vini Bianco di Sei di Palmento Costanzo
La manifestazione biennale è organizzata dal Consorzio Turistico Piana Rotaliana Königsberg con l’associazione culturale Alteritas Trentino - Interazione tra i popoli, sotto la regia di Alessandro Torcoli, direttore della rivista Civiltà del bere