10-09-2024

Vino e olio extravergine d'oliva: dieci aziende in cui acquistare entrambi

Dalla Valpolicella all'Etna, l'Italia abbonda di esempi che fanno qualità nelle due direzioni. I consigli degli esperti di Identità

Gennaro Schiano, titolare di Cantine del Mare a

Gennaro Schiano, titolare di Cantine del Mare a Monte di Procida (Napoli)

C'è chi produce ottimi vini e c'è chi eccelle nel mondo dell'olio. Raffaele Foglia ha selezionato cantine e frantoi legati tra loro dalla medesima proprietà. Buona lettura.
Paolo Marchi
identitadivino@identitagolose.it

Dal vino fino all’olio: essenza buona d’Italia
Questa volta, ne siamo sicuri, andrà tutto liscio come l’olio. Perché per una volta non parliamo solo di vino, ma anche di olio. Sono davvero tante in Italia, soprattutto nelle zone maggiormente vocate, le aziende agricole che oltre al vino hanno un’eccellente produzione di olio extravergine di oliva. Questi due elementi, per certi versi, sono due colonne dell’agroalimentare nostrano, e ce ne possiamo rendere conto con semplicità anche a casa nostra. Basta una fetta di pane abbrustolita con un po’ di olio, accompagnata da un ottimo bicchiere di vino, per entrare in una sorta di “comfort zone”. A me piace ricordare che basta una pasta di grande qualità, un olio eccellente e un pochino di Parmigiano Reggiano 30 mesi, per fare un piatto degno di un ristorante d’autore. E se poi ci affianchiamo un piacevole vino sempre italiano, magari della stessa azienda che produce l’olio che abbiamo utilizzato per cucinare? Cosa c’è di meglio? Il lusso della semplicità.
Raffaele Foglia

Ugolini e la varietà della Valpolicella
Nella Valpolicella Classica, la famiglia Ugolini racconta il territorio attraverso sei etichette di vini e tre di oli: siamo a pochi minuti in macchina dal cuore di Verona e da qualche anno i fratelli DavideTizianoStefania Giambattista hanno aperto le porte di Villa San Michele e rilanciato l’azienda agricola trasformando e commercializzando i vini e gli oli. Qui vengono sviluppate le singolarità del terroir Valle di Fumane con alcuni specifici cru a partire dalle uve della tradizione, CorvinaCorvinoneRondinella e Molinara: il Pozzetto Valpolicella Classico, i due Valpolicella Classico Superiore San Michele e San Michele della Chiesa, il Valpolicella Ripasso Monte Solane, il Recioto della Valpolicella Valle Lena ed il Valle Alta Amarone della Valpolicella Classico. Gli oli invece provengono tutti da cultivar di olio locali come Grignano e Favaròl e si distinguono per la diversità di suoli e di altezza: Valle Alta nasce da un uliveto a 250 metri di altitudine da terreno ricco di marna fossile, San Michele a 200 metri di altezza su placca tufacea e Pozzetto a 160 metri sul livello del mare da piante posizionate nella valle di Fumane e su terreno detritico. 
Salvo Ognibene

San Dionigi nel segno della libertà
L’azienda agricola San Dionigi, della Valpolicella, è già stata protagonista di un nostro articolo (clicca qui) volto a raccontare la sua produzione di olio, lavorato in monocultivar e in blend, dalle varietà autoctone di LeccinoFavarolGrignano e Pendolino. Oggi è finalmente giunto il momento di parlare anche dei loro vini, nati nel 2022. L’azienda, consapevolmente, decide di entrare sul mercato con vini IGT, questo per avere la libertà di dare una lettura personale al territorio. La protagonista assoluta è la Corvina, lavorata in rosso e in rosato; un’unica varietà autoctona elaborata in due versioni distinte, un cuore diviso in due parti (dal latino, dicha kardia) come riporta l’etichetta, che è piena espressione del terroir, dei sapori tipici delle colline veronesi. Il Sangiovese, pur non essendo tipico di questo territorio, è al centro di un altro interessante progetto. Un vino di protesta, che in un assaggio alla cieca, racconta i profumi della Valpolicella, ma che lascia dubbi sulla tipologia dell’uva. Un vino che parla di territorio senza farne parte. Tannino e spezie leggere, lasciano spazio alla freschezza e ai sentori di frutta, come mora e gelso, dolciastri, ma al contempo acidi e vegetali. San Dionigi è una realtà in continua evoluzione, spinta da un approccio biologico in vigna e in cantina, con uno sguardo lungimirante verso nuovi e interessanti progetti di agricoltura.
Stefania Oggioni

San Felice, le tradizioni del Chianti Classico
Il Chianti Classico e quella linea naturale che unisce vino e olio. Territorio, vocazione, simile approccio all’ambiente: lo racconta nei fatti San Felice, storica azienda vitivinicola, parte delle tre tenute San Felice Wine Estates. Con la linea Vitiarium, ha voluto evidenziare il recupero degli antichi vitigni toscani e puntare su un vigneto sperimentale per tutelare la biodiversità viticola toscana. Una filosofia che abbraccia anche l’olio. Dai vigneti si sposta lo sguardo, non l’impegno. A San Felice si coltivano circa 15.000 piante di ulivo sulla collina, tra i 350 e i 400 metri di altezza: un’altra tradizione che viene da lontano. Offre già allo sguardo la peculiarità fondamentale dell'olio Dop Chianti Classico, quel colore che dal verde intenso sfuma in una maggiore delicatezza con riflessi d’oro. All’olfatto si fa riconoscere per le note fruttate, infine al palato per le nozze di equilibrio tra piccante e amarognolo. La natura è la parola d’ordine, sempre: la frangitura segue il solco della tradizione ed avviene entro 24 ore dalla raccolta. La prima spremitura a freddo avviene a 17-20°C; così l’olio decanta naturalmente in serbatoi di acciaio, né è sottoposto a filtrazione.
Marilena Lualdi

Valle del Sole, sostenibilità prima di tutto
Le Colline lucchesi da qualche anno, ormai, propongono vini sempre più interessanti, grazie anche alle tante aziende che considerano la territorialità e la sostenibilità ambientale un punto imprescindibile. Fra queste, Valle del Sole, una piccola realtà agricola di proprietà della famiglia Borselli, che coltiva i suoi in biologico e applicando anche la biodinamica. Siamo a pochi chilometri dal centro storico, sulla direttrice che da Lucca conduce a Camaiore, in una zona chiamata Cappella, interessata da escursioni termiche giornaliere e una ventilazione costante, una zona che tende verso il mare da cui dista in linea d’aria una ventina di km, una zona storicamente vocata per il vino di qualità. Fra le etichette di Valle del Sole, ci piace particolarmente Hama, il Trebbiano prodotto in circa 3mila bottiglie all’anno, che fa affinamento di 12 mesi in cemento. Un vino elegante e di carattere, con una salinità spiccata, la cui piacevolezza alla bevuta è sostenuta da una bella struttura, che lo rende un vino perfetto per il pasto. Ma a Valle del Sole si produce da sempre anche un ottimo olio evo, dalla spremitura rigorosamente a freddo ed effettuata entro 24 ore dalla raccolta di olive di varietà FrantoianoLeccino e Moraiolo. Raffinato, piacevole ma senza essere “semplice”, ve lo consigliamo anche solo su una buona fetta di pane appena sfornato.
Amelia De Francesco

La Palazzetta, olio e vino di Sant’Antimo
Per Flavio Fanti l’olio è più di una passione. È quasi una positiva ossessione. Tanto da voler realizzare all’interno della azienda un frantoio privato, per non rischiare di “mischiare” le proprie olive con quelle degli altri e, soprattutto, per poter controllare passo dopo passo la qualità del suo olio. L’azienda La Palazzetta si trova a Montalcino, per la precisione a Castelnuovo dell’Abate, appena sopra all’abbazia di Sant’Antimo. Qui ci sono 20 ettari di vigneto, dove la famiglia Fanti (Flavio e Carla con i figli Luca e Tea) produce eccellenti Brunello di Montalcino e Rosso di Montalcino, su terreni che si trovano a oltre 300 metri sopra il livello del mare. Ma ci sono anche circa 2500 piante di ulivo. Le olive provenienti dalle tipiche cultivar toscane – FrantoioLeccinoMoraioloPendolino e Correggiolo – vengono raccolte a mano prima del raggiungimento della completa maturazione e frante lo stesso giorno all’interno dell’azienda. A sovrintendere le operazioni c’è sempre Flavio Fanti: l’olio per lui è vita, amore, gioia. E tutte le volte che lo fa assaggiare, gli brillano gli occhi. Forse questo basta per far capire la qualità di questo olio.
RF

Badia di Morrona, la storia non si ferma
La Tenuta Badia di Morrona è situata nel cuore della Toscana, tra Pisa e Volterra, immersa nel paesaggio delle Colline Pisane. È stata fondata intorno all’anno 1000 come abbazia, ed è stata trasformata nel corso dei secoli in aziende agricola con oltre 600 ettari di superficie. La proprietà è della famiglia Gaslini Alberti, che continua a valorizzare il patrimonio storico e agricolo con una gestione moderna e sostenibile. La produzione vinicola è l’attività principale, con vigneti che coprono circa 110 ettari. Qui si coltivano varietà tipiche della zona come SangioveseTrebbiano e Vermentino, accanto a vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon e Merlot. Oltre ai vigneti, Badia di Morrona vanta 40 ettari di uliveti, dove sono presenti le cultivar tipiche toscane come FrantoioMoraiolo e Leccino. La presenza in azienda di un frantoio di ultima generazione garantisce una gestione perfetta delle olive, con raccolta a mano negli uliveti circostanti e brevissimo tempo intercorrente alla molitura, con stoccaggio con colmatura in azoto. Il risultato è un olio extravergine di oliva pieno e leggermente piccante, con livelli di acidità molto bassa. La tenuta offre anche un'esperienza agrituristica di alto livello, con la possibilità di soggiornare in antiche case coloniche ristrutturate.
Leonardo Romanelli

Tenuta Terraviva, di nome e di fatto

Sulle colline di Tortoreto, in provincia di Teramo, la famiglia Topi con la Tenuta Terraviva coltiva 22 ettari di vigneti nel primo entroterra collinare, a pochi chilometri dal litorale. Le vigne, affacciate sull'Adriatico, godono di magnifiche esposizioni, con una ventilazione costante grazie alle brezze del mare e di buone escursioni termiche. Il nome dell'azienda indica già in modo esplicito quale sia la filosofia produttiva: la centralità della vigna e l’importanza della qualità delle uve per realizzare grandi vini hanno condotto Pietro Topi e sua moglie Pina Marano - oggi affiancati dai figli Federica e Francesco - a sposare sin dai primi anni Novanta i principi dell’agricoltura biologica e di avvicinarsi anche all’agricoltura biodinamica. Le uve di montepulciano, trebbiano, passerina e pecorino sono trasformate con il minimo intervento in cantina, con fermentazioni spontanee e lieviti indigeni, per ottenere vini sani e genuini, capaci di raccontare il carattere autentico del territorio. In quest'oasi di biodiversità non potevano mancare gli ulivi delle cultivar TortiglioneLeccino e Carboncella, da cui, in blend, si ricava un eccellente olio extravergine.
Adele Granieri

Cantine del Mare espressione dei Campi Flegrei
Siamo nell’area vulcanica flegrea di Monte di Procida, qui dal 2003 l’azienda agricola Cantine del Mare custodisce il territorio con coscienza e passione, mantenendo la memoria agricola di questi luoghi. Un lavoro complesso e lungo, dove Gennaro Schiano, titolare dell’azienda, insieme alla moglie Alessandra, è riuscito a salvaguardare le tante vecchie vigne a piede franco, suddivise tra Monte di Procida, Bacoli e Cigliano. Tutto questo attraverso tecniche di coltivazione tramandate negli anni, spesso in condizioni di viticoltura estrema, dove la meccanizzazione è praticamente impraticabile. Emozionante la sua vigna anfiteatro e in generale la cura meticolosa che Gennaro mette nei suoi prodotti. Non solo vino, ma azienda agricola a tutto tondo, dove alla produzione delle varietà locali, della falanghina flegrea e del Piedirosso, si affianca la produzione orticola, quella del pomodoro cannellino flegreo di collina e naturalmente quella dell’olio extravergine di oliva, prodotto in piccole quantità, da cultivar che vanno dall’Itrana al Leccino, che Gennaro raccoglie e trasforma nel frantoio di Galluccio. Poche piante, ma da sempre curate e rispettate. Un’azienda a conduzione familiare, dove il rispetto per la terra e la voglia di tutelare un patrimonio unico come quello flegreo, sono fattori imprescindibili.
Fosca Tortorelli

La Giasira, preziose creazioni siciliane

La tenuta Giasira si estende per 130 ettari a Rosolini, con appezzamenti ad un’altitudine compresa tra i 180 e 250 metri sul livello del mare. Una porzione di Sicilia collocata tra le province di Siracusa e Ragusa a conduzione biologica che vede vigneti, uliveti, mandorli, agrumeti e carrubi secolari. Un luogo dove Giovanni Boroli, imprenditore piemontese e la moglie Isabella, nel 2004, nell’acquistare la tenuta iniziano un lavoro di restauro dell’antico baglio destinato ad essere la loro residenza iblea. Il nome Giasira ha una derivazione araba e significa “Isola”, un nome che identificava la tenuta. Dal 2005 Boroli decide di piantare vigne di Nero d’AvolaMoscato bianco e altri autoctoni siciliani come GrilloCatarrattoNerello Mascalese e qualche vitigno internazionale come il Merlot e lo Chardonnay. Oggi l’azienda vanta 13 ettari vitati e circa 3.000 ulivi di cultivar locali, una cantina. Aurantium è un Moscato di Noto Doc, rarità assoluta. Base Moscato Bianco raccolto e fatto appassire sui graticci per ottenere un vino dolce che si affina in barrique per 5-6 mesi e poi in bottiglia da 0,50 litri. Un colore giallo oro che ti ipnotizza, profumi di agrumi canditi, note tropicali di mango e un finale spiazzante di salvia fresca tritata. Al palato emerge l’albicocca. Imperdibile l’assaggio dell’olio extravergine di oliva ottenuto da un blend di olive MorescaVerdeseTonda Iblea e Biancolilla. Sapore fruttato e piccante.
Cinzia Benzi

Tenuta Tascante e la forza dell’Etna
Terra e fuoco, sono la sintesi dell’Etna. A Muntagna, come la chiamano gli abitanti che vivono sulle sue pendici. Territori segnati dall’incombenza del vulcano e baciati dalla qualità di una terra ricca e fertile. Qui Tasca d’Almerita, una delle famiglie nobili del viticoltura siciliana e italiana, produce tra Castiglione di Sicilia e Randazzo nella tenuta Tascante – crasi fra Tasca ed Etna – i due gioielli dell’Isola: vino e olio. Il suolo è stato addomesticato dall’uomo con chilometri lineari di muretti a secco e terrazzamenti per domare le forti pendenze. Vitigni e oliveti crescono uno in fianco all’altro, circondati dai boschi: qui la biodiversità si pratica da secoli. L’uva è quella di Nerello Mascalese, le olive sono delle varietà Nocellara del Belice e Brandofino. La vendemmia, a settembre inoltrato fino ad ottobre, precede la raccolta delle olive a inizio novembre, in un seducente passaggio di testimone. Anche la produzione va a braccetto e al termine i due “cugini” si presentano. L’olio con un colore intenso, uno spiccato sentore di pomodori verdi e una bella piccantezza. Il vino il pluripremiato Etna Rosso Contrada Sciaranuova Vigna Vecchia – è del 1961 – 100% Nerello Mascalese, affinato 24 mesi in legno con il suo corpo solido, i profumi accesi e una persistenza da campione.
Maurizio Trezzi


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