20-04-2023

Primosic, radici e Ribolla

La famiglia, che da generazioni si dedica al vitigno tipico di Oslavia, ha raccolto in un libro la storia della sua filosofia enoica

Cosa sono le radici? Se si guarda un disegno di una pianta di vite, le radici sono rappresentante come un intreccio all’apparenza confuso, le cui dimensioni sono uguali, se non superiori, a quelle della parte in superficie. Il loro lavoro nascosto agli occhi è spesso dimenticato, poiché l’attenzione si sposta sempre ai tralci e ai frutti. Eppure, la loro esistenza è vitale.

Questa immagine rimane impressa nella mente mentre Silvan, Marko e Boris parlano della propria famiglia, la famiglia Primosic, che ha rilasciato una bellissima monografia intitolata appunto Radici, la ribolla di Oslavia, una tradizione di famiglia. Il volume curato dal giornalista Alessio Turazza è la storia delle generazioni che per decenni sono state e sono tutt’ora custodi di un vitigno autoctono del Collio, la ribolla gialla che, come tutti i grandi romanzi ottocenteschi, ha avuto fortune alterne.

Ribolla, eradicata, abbarbicata se vogliamo sulle colline e poi sradicata della sua attitudine per essere piantata in pianura, perdendo personalità e acquisendo confusione stilistica. Cantava Rino Gaetano “mio fratello è dimagrito, declassato, sottomesso, disgregato”, ed è quello che la famiglia Primosic ha sentito negli anni ’90, dopo la parkerizzazione della ribolla, quando l’estremizzazione porta la stessa in un vicolo cieco.

E cosa si fa quando non si vede via d’uscita? Si torna indietro. Questo accade esattamente nel 1996, quando una grandinata distrugge le prospettive di due annate e nell’attesa ci si ferma a pensare al proprio passato. La ribolla ha una buccia spessa, ricca di sostanze polifenoliche, che rendeva la pigiatura nei torchi a mano ardua per Silvan e i suoi genitori, che a Oslavia hanno sempre fatto i viticoltori.

Questa memoria viene plasmata da Boris e Marko, i figli di Silvan, che maturano l’idea della macerazione sulle bucce. Nel 2003 esce la prima annata, quattordici giorni di macerazione con maturazione in tonneaux. E’ tannica, molto tannica, ma l’affinamento man mano la smussava e la rendeva interessante. La natura chiede tempo, che l’uomo spesso non ha.

Negli anni le macerazioni si allungano fino ai trenta giorni, sempre controllate e misurate, nel bilanciamento tra le componenti polifenoliche e tanniche e l’aromaticità dell’uva. Il lavoro non si ferma alle macerazioni ma continua anche nella versione con uve fresche, dove Klin è l’espressione del Collio moderno. Il lato più freddo della collina dove la ribolla si esprime in una sottile finezza ma in grande eleganza.

Ad oggi la famiglia Primosic si pone come un riferimento di stile in un territorio che sta vivendo una seconda vita, grazie al lavoro dei viticoltori che hanno trovato una strada precisa sia da un punto di vista di vinificazione ma anche di comunicazione. E questo riporta all’immagine delle radici. Quelle di un vigneto non si intrecciano fra di loro, si rispettano mantenendo le distanze, facendo comunque parte di un unico ecosistema.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Chiara Mattiello

Nata sopra un tino. I primi anni della mia vita li ha passati respirando la vigna e soprattutto la vinificazione, con la camera sopra il tino in fermentazione. Nel 2014 ha trasformato una passione in lavoro, cercando di mantenerlo una passione. Assaggiatore di vino, sommelier, brand ambassador, WSET Certified, attualmente sta studiando per concorrere al prestigioso Diploma WSET presso la WSET London School.

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