23-02-2023

Ampelio Bucci, il suo pensiero sulle “botti eterne” del Verdicchio Villa Bucci

Un vino dalla personalità unica e inimitabile che valorizza la varietà a bacca bianca marchigiana nota in tutto il mondo. Siamo andati a Ostra Vetere per dialogare con il titolare di questa azienda iconica

Il professor Ampelio Bucci, proprietario del gioi

Il professor Ampelio Bucci, proprietario del gioiello enologico che è Villa Bucci

Siamo a Ostra Vetere quartier generale di Bucci l’azienda iconica del Verdicchio dei Castelli di Jesi, varietà a bacca bianca marchigiana nota in tutto il mondo. In verità i vigneti costituiscono una minima parte dell’estesa superficie di ettari dell’azienda agricola di famiglia. Dialogando con il professor Ampelio Bucci, proprietario di questo gioiello enologico, laureato in Economia con molte docenze universitarie, in materia di strategie aziendali, ci ha svelato il suo pensiero sul futuro dei suoi vini. E’ doveroso premettere che ogni volta abbiamo avuto il piacere di dialogare con lui è stato illuminante perché possiede il dono delle sintesi espresso con stoffa imprenditoriale e competenza del settore.

Anno dopo anno, all’interno delle botti si forma una flora autoctona di lieviti indigeni che funge quasi da lievito madre per il vino cedendo tratti memorabili per questo Verdicchio

Anno dopo anno, all’interno delle botti si forma una flora autoctona di lieviti indigeni che funge quasi da lievito madre per il vino cedendo tratti memorabili per questo Verdicchio

«Noi abbiamo puntato tutto, o quasi, sul Verdicchio e, in tempi non sospetti, acquistammo l’unica vecchia vigna esistente con l’obiettivo di avere cloni nostri da ripiantare - ci spiega Bucci -. Progetto non facile che nel tempo ci ha dato ragione creando con il maestro di enologia, Giorgio Grai, un vino dallo stile identitario. Un vero designer più che enologo con il quale abbiamo fatto molte vendemmie e imparato, anno dopo anno, a camminare da soli». Certo la scelta del terroir più vocato, la selezione maniacale e le rese bassissime hanno portato a creare Villa Bucci e il Bucci Classico Superiore con uno stile senza tempo. Ininfluente il millesimo che si ha il piacere di degustare, questi vini sono il risultato di un lavoro in vigna di molti anni seguendo insegnamenti della Borgogna e non solo.

«Il mio Verdicchio è un vino apparente semplice ma la complessità si esprime nel tempo - continua Bucci -. Ho imparato a memoria e condiviso con i miei collaboratori un passaggio del libro di Bernard Ginestet del 1984 su Margaux dove si evidenzia l’età media di una vigna, elemento imprescindibile per il concetto di qualità del vino. Occorrono almeno sette anni prima che una vigna inizi a “saper fare”, e, quasi quindici prima che “faccia bene” ossia produca delle buone uve. Noi abbiamo vigne che hanno dai 30 ai 50 anni con la certezza di poter cogliere ad ogni vendemmia la quintessenza ideale per produrre grandi vini».

In verità il tema legno è molto caro al professor Bucci che conferma, ancora oggi, l’utilizzo delle pochissime grandi botti presenti in cantina, a Pongelli, con un sistema simile a quelli applicati dai grandi vigneron di Borgogna. Le botti esauste di rovere di Slavonia create con legno molto spesso non cedono più nulla al vino, ma consentono una micro-ossigenazione naturale attraverso i pori del legno. Ecco il posto ideale per la riserva Villa Bucci perché è stato attestato che, anno dopo anno, all’interno delle botti si forma una flora autoctona di lieviti indigeni che funge quasi da lievito madre per il vino cedendo tratti memorabili per questo Verdicchio.

«Sono certo che queste botti – chiosa Bucci - conservano una “memoria” degli anni passati e dei vini che ci sono passati. Senza queste botti non avremmo la fortuna di creare la nostra riserva. Con orgoglio possiamo definire questi botti eterne, preziose a cui dedicare tutte le nostre cure per continuare a produrre quel Verdicchio».

Gli splendidi vigneti di Villa Bucci

Gli splendidi vigneti di Villa Bucci

Il Villa Bucci è un Verdicchio dalla personalità unica e inimitabile con un indicatore preciso: nelle annate giovani si evincono note minerali simili allo Chablis, specie nelle annate fredde. Cosa diversa se degustate un millesimo prodotto in annate calde che presenta grandi affinità con lo Chenin Blanc francese dove il frutto esplode sempre con eleganza, al naso e all’assaggio. Ricordiamo che il millesimo 2019 è stato definito dagli esperti colleghi di Wine Enthusiast il secondo posto assoluto nella classifica mondiale dei 100 migliori vini al mondo ma il miglior vino italiano. Orgoglio puro poter vantare una creazione di uve Verdicchio dei Castelli di Jesi sul tetto del mondo. Un vino dalla sapidità coinvolgente, sfumato da sentori di macchia mediterranea e finali floreali che ci fanno pensare ad una lunghissima vita di questo millesimo.

 


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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