23-06-2022
L'enologo e direttore della Nino Negri Danilo Drocco mostra le tre bottiglie del progetto Vigneti di Montagna
Non c’è un solo Nebbiolo di montagna, ma tante sfaccettature di questo splendido diamante della viticoltura italiana.
La Nino Negri, in tal senso, sta cercando di cambiare passo. E lo ha fatto da quando, nel 2018, è diventato direttore ed enologo dell’azienda Danilo Drocco, piemontese grande esperto del Nebbiolo, che ha voluto confrontarsi con la viticoltura eroica della Valtellina.
«Il nostro obiettivo è quello di essere sempre più identitari – ha spiegato Drocco – Questo lo vogliamo fare valorizzando non solo le sottozone, ma proprio i Cru, i singoli vigneti. Da piemontese, posso assicurare che in Valtellina c’è una grande biodiversità naturale, che ormai manca nelle Langhe».
«Valorizzare i singoli vigneti»: questo l'obiettivo di Drocco
Da qui è cresciuta la voglia di recuperare questo incredibile tesoro ampelografico: «Abbiamo ricominciato a lavorare seriamente con la Fondazione Fojanini – ha sottolineato Drocco - che si concentra su progetti per il mantenimento dei cloni storici, per non perderli».
Un momento della vendemmia
Un discorso che viene tradotto nel lavoro svolto alla Nino Negri: «Questo vale per tutti i vini dell’azienda. Abbiamo una variabilità da tradurre in qualità: se le terrazze omogenee le teniamo insieme. Concentrandoci molto su questo aspetto, abbiamo agronomi che girano nei vari vigneti: ci sono 35 ettari tra proprietà e affitti, e ne gestiamo 130 con circa 200 famiglie che ci portano le uve attraverso la cooperativa. Abbiamo avviato un percorso di crescita sulla gestione del vigneto».
E tre immagini: la luce, la roccia madre e il freddo.
Questa prima uscita del “trittico” delle Vigne di Montagna è legata all’annata 2019. La prima espressione è il Valtellina Superiore Ca’ Guicciardi: produzione di circa 15mila bottiglie, solo botte grande, espressione della luce, del sole, del “caldo” (ovviamente relativo, parlando di Valtellina e Nebbiolo di Montagna), legato a sentori di frutta nera matura. Ma sempre con un sorso molto fresco.
Fracia, Sassorosso e Ca' Gucciardi: le tre espressioni diverse di Valtellina Superiore Docg
Il Fracia non è una novità in casa Negri, ma ora trova una sua giusta dimensione nel progetto Vigne di Montagna: «Qui la fanno da padrona le correnti fredde e le maturazioni più lunghe, con escursioni termiche importanti. In questo caso un anno di legno e 2 anni di bottiglia». La produzione si attesta attorno alle 10mila bottiglie. È il vino più austero, per certi versi introverso, ma anche estremamente affascinante. Delicato e complesso allo stesso tempo, al sorso il tannino è ben presente ma anche molto fine, segno di una bottiglia che può avere una lunghissima vita.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
La cantina della Nino Negri a 3.000 metri di altitudine a Bormio: qui riposa il Vigna Fracia 2016 in magnum
Il borsat di Livigno, piatto poverissimo e (quasi) scomparso a base di carne di pecora chiusa con gli aromi in una "tasca" cucina a mano di pelle della pecora stessa, poi messa a cuocere. L'ha riportato all'onor del mondo lo chef Alessandro Negrini, che ha trovato l'ultima persona che ancora lo preparava, la signora Menia Silvestri, a Trepalle, una frazione di Livigno, in provincia di Sondrio, oltre 2mila metri d'altitudine