03-06-2022

Anteprima dei Vini del Trasimeno: buona la prima, nel nome del Gamay

L'esordio della manifestazione a Castiglione del Lago, per un connubio tra vino e territorio. Ma anche con qualcosa da correggere, a partire dai rosati

L'Anteprima dei Vini del Trasimeno si è svolt

L'Anteprima dei Vini del Trasimeno si è svolta al Palazzo della Corgna di Castiglione del Lago

Il coraggio di provarci e di uscire allo scoperto. La prima edizione dell’Anteprima vini del Trasimeno ci porta numerosi spunti di riflessione che vanno al di là della qualità intrinseca dei singoli vini.

Una premessa è doverosa: stiamo parlando di una zona molto piccola, con circa 300 ettari vitati, mentre il Consorzio Tutela Vini del Trasimeno raccoglie 15 aziende associate che rappresentano il 90% della produzione complessiva.

La vista sul lago dalla rocca

La vista sul lago dalla rocca

«La nostra – spiega il sindaco di Castiglione del Lago, Matteo Burico – è una terra generosa che ha bisogno solo di essere scoperta. Dobbiamo dire grazie al lavoro delle nostre aziende del Trasimeno, che stanno crescendo e guardando alla modernità: possono essere una grossa leva per il turismo. Siamo orgogliosamente Umbria». E anche il vicepresidente della Provincia di Perugia, Cristian Betti, ha evidenziato «il potente e meraviglioso connubio tra il territorio, con Castiglione che è una perla, e il vino, con cantine intraprendenti e innovative».

Da un punto di vista produttivo, ci troviamo di fronte a un cantiere in movimento. «Come Consorzio – ribadisce il presidente Emanuele Bizzi – ci siamo concentrati in questi anni a sensibilizzare i produttori per migliorare il livello qualitativo. E molti hanno investito. Ci sono stati momenti duri, usciamo da due anni di pandemia, ma in questo periodo abbiamo avuto un proficuo scambio di idee. Da qui nasce l’Anteprima. Ma non ci basta far conoscere i nostri vini, ma anche il nostro territorio, ricco anche di storia».

Il presidente del Consorzio Emanuele Bizzi

Il presidente del Consorzio Emanuele Bizzi

Il Gamay, in questo caso, può e deve diventare il portabandiera in una zona in evoluzione. «È il vitigno del nostro territorio – conferma Bizzi – e si distingue dai rossi a base Sangiovese della zona. I produttori, in tal senso, ci stanno mettendo estro e voglia di fare».

Bisogna subito precisare, per non cadere in confusione, che il Gamay perugino non ha riferimento all’omonimo vitigno del Beaujolais, bensì è Grenache. Una varietà, quindi, che si esprime soprattutto con toni fruttati, anche agrumati, con un tannino non troppo accentuato. Per quanto riguarda la vinificazione in rosso, uno sguardo d’insieme è stato possibile grazie a una degustazione condotta dal giornalista Jacopo Cossater, con 7 vini delle annate 2020, 2019 e 2018 (e in due casi anche nelle versioni Riserva).

I Trasimeno Gamay assaggiati durante la degustazione

I Trasimeno Gamay assaggiati durante la degustazione

La prima nota positiva è quella di aver trovato vini accomunati da uno stesso filo conduttore legato a freschezza e piacevolezza. Che si può tradurre in una maggiore consapevolezza da parte dei produttori. Al momento, infatti, ci sono solo una trentina di ettari effettivamente in produzione di Gamay, ma è una quota che aumenterà nei prossimi anni, con l’arrivo di nuovi vigneti. Ora ci troviamo a vini con un esiguo numero di bottiglie prodotte: la crescita quantitativa diventa un fattore fondamentale per far diventare questo vino il vero portabandiera della zona.

Sicuramente interessanti Pucciarella 2020, alla prima annata da un impianto del 2017, Madrevite C’Osa 2019, che utilizza anche una parte uve a grappolo intero, e Duca Della Corgna Poggio Petroso 2018, da vigne degli anni Novanta. Una nota è doverosa: l’azienda Duca Della Corgna, che raccoglie una trentina di soci, ha avuto il merito di preservare nella storia il vitigno Gamay, facendo di fatto partire il rinascimento di questa produzione.

Durante l’Anteprima abbiamo assaggiato anche alcuni campioni del 2021, che hanno subito sicuramente l’influenza della stagione, con un’annata caratterizzata da un clima siccitoso: prodotti con una maggiore concentrazione a scapito della facilità di beva. 

La degustazione dei rosati, con tanti dubbi

La degustazione dei rosati, con tanti dubbi

Un discorso a parte va fatto sui rosati: in questo caso abbiamo notato una “disgiunzione” tra i vari produttori. Tramite una degustazione condotta dall’Ais di Perugia, infatti, è stato possibile assaggiare 7 rosati di diverse aziende. E in questo caso sono notevoli le discrepanze stilistiche tra i vari campioni, che era possibile notare anche guardando semplicemente i calici e trovando colori completamente diversi, dalla cipria a tonalità più intense. All’assaggio queste discrepanze sono state evidenti.

Una situazione che apre a un dubbio: qual è il rosato del Trasimeno? Cos’è davvero rappresentativo per il territorio, sia a livello di vitigni, sia a livello di filosofia di produzione? In questo momento, la risposta non c’è. Un confronto tra i produttori, in tal senso, potrebbe essere utile, rispettando sempre le singole scelte aziendali: cercare di avere un’idea e un’identità comune su come fare il rosato potrebbe essere maggiormente rappresentativo per il territorio e generare meno confusione. Tra tutti, la finezza della Bisbetica di Madrevite ha maggiormente convinto.

Il bianco rappresentativo del Trasimeno è il Grechetto

Il bianco rappresentativo del Trasimeno è il Grechetto

Un passaggio d’obbligo riguarda i bianchi: il Grechetto è il vitigno più significativo e in questo caso vince la facilità di beva, mentre i passaggi in legno – anche se minimi – diventano delle sovrastrutture che vanno a snaturare le caratteristiche di quest’uva. Tra questi segnaliamo Madrevite con Elvè 2020, Duca della Corgna con Ascanio 2021 e Berioli con Toppobianco 2021.

Come detto, sono tanti gli spunti di riflessione che arrivano da questa Anteprima. L’idea di fondo è che la coraggiosa scelta da parte del Consorzio di “uscire allo scoperto”, con una manifestazione ben organizzata come questa, sia stata azzeccata. Di lavoro, certo, ce n’è da fare, ma dobbiamo ricordarci che parliamo di una realtà giovane e in evoluzione. Un cantiere in pieno fermento. I risultati si vedranno nei prossimi anni, ne siamo certi.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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