Una semplice provocazione? No, affatto. “Hey French: You Could Have Made This But You Didn’t" è un progetto di Pasqua per riuscire a fare un grande vino bianco da invecchiamento veneto.
Si tratta di un multivintage, una vera rarità in Italia (se si esclude, ovviamente, il mondo delle bollicine) che riesce a riunire le caratteristiche positive delle varie annate, espressioni di un territorio unico come quello del Soave.

Riccardo Pasqua e Filippo Bartolotta durante la degustazione a Palazzo Bovara
La zona, per la precisione, è quella del Monte Calvarina, con terreni vulcanici e calcarei, con grande presenza di ferro, e un’esposizione sud-ovest. Per questo vino viene utilizzata la
Garganega all’80-85%, per il resto sono
Sauvignon Blanc e
Pinot bianco. Ci troviamo a 600 metri sopra il livello del mare.
Il progetto viene raccontato da Riccardo Pasqua: «Nel 2013 cercavano un terreno per fare un grande bianco veronese. Abbiamo trovato questo vigneto incredibile, molto alto, con suolo vulcanico: caratteristiche perfette per un prodotto eccezionale. Poi abbiamo ragionato: non eravamo certamente i primi che volevano fare un grande vino bianco sulle colline del Soave. Abbiamo così fatto le prime fermentazioni nel 2013, riuscendo a esprimere un territorio come mai lo aveva fatto. E poi ci siamo detti: perché non aspettiamo e facciamo il primo multivintage italiano?»
Così nasce
Hey French: «La nostra ambizione era quella di gridare al mondo che le colline di Soave non sono seconde a nessuno e che i vini bianchi possono durare anche 10 o 15 anni. Volevamo andare nel mondo a rappresentare al meglio un vino bianco italiano».
La prima edizione è stata realizzata con le annate 2013, 2015, 2016 e 2017. «Dopo aver trovato il giusto equilibrio, lo abbiamo messo in bottiglia – continua Riccardo Pasqua - Ma poi, come fare a comunicarlo? A noi di Pasqua piace molto l’arte e siamo vicini a quel mondo. Così abbiamo chiesto all’artista di origini francesi Cb Hoyo, famoso per le sue icone e le provocazioni, di farci l’etichetta. Così nasce “Hey French: You Could Have Made This But You Didn’t" (Hey Francese: avresti potuto farlo ma non l'hai fatto)».

Un momento della degustazione
Durante una degustazione nell’ambito della
Milano Wine Week guidata da
Filippo Bartolotta,
Hey French è stato “scomposto”, assaggiando i singoli vini che hanno contribuito alla realizzazione del multivintage, ancora conservati nelle cantine di
Pasqua.
La 2013 ha note tostate, di frutta secca e di cera d’api, il 2015 ha un sentore chiaro di testa di fiammifero, si sentono molto le note legate al terreno vulcanico, il 2016 è meno minerale, ma ha più profumi di genziana e frutta matura, il 2017 è molto profondo, con sentori di note tropicali e spezie.

Le due edizioni di Hey French insieme ai vini delle singole annate che hanno contribuito al blend finale
Hey French è il puzzle completo: ciascun vino concorre per il 25-30%, chi più, chi meno, ma anche l’uvaggio delle singole annate è diverso. In questa bottiglia troviamo tutti i tratti dei precedenti e un grande equilibrio.
L’annata 2018, che concorre invece nella seconda edizione, dove invece non c’è più la 2013, ha delle interessante noti di cedro e pompelmo, ma anche di the. E anche in questo caso Hey French diventa la “summa” di queste caratteristiche, per un vino che ha sicuramente l’aspirazione di durare nel tempo. I presupposti ci sono tutti.