29-10-2021
«E tu cosa bevi?»
Oggi, le grandi etichette che pur sempre allietano la buona tavola italiana, accompagnando pasti e momenti di gaudio, hanno da compartirsi la scena con un nettare “alternativo”, un modo diverso di bere e fare vino, non convenzionali: stiamo parlando di vino naturale, o artigianale, in ogni caso senza additivi.
Confessiamolo: qualche anno fa avremmo storto il naso molto più facilmente dinanzi a questi calici, mentre oggi la gradevolezza e l’evoluzione dei vini (che pur rispettano le caratteristiche originarie), spazzano via ogni preconcetto: sono una rinnovata scoperta, e sempre più piacevole.
E anche la più colorata e seducente delle etichette, la trovata di un nome originale non eguaglieranno mai l’energia creativa e il fare schietto dei vignaioli, in sintonia con gli estratti sinceri delle loro terre, e per sintonia s'intende dedicare un tempo giusto alle viti, al frutto, alla macerazione; dove le parole accoglienza e degustazione significano stappare una bottiglia, con tutto il desiderio di condividerla, parlandone.
La presentazione stampa della scorsa settimana che ha avuto sede presso l'Enoteca Naturale di Milano
Proprio quanto è accaduto all’Enoteca Naturale di Milano, in occasione della presentazione di Vini di Vignaioli (un tempo Vin des Vignerons), la fiera di Fornovo Taro dedicata ai vini naturali italiani e francesi, giunta ormai alla ventesima edizione, e che quest’anno sposterà di pochi km la sede ospitante. Appuntamento dunque il 29-30 ottobre, non più a Fornovo, ma a Varano de’ Melegrari, conosciuto dai più per il suo storico autodromo.
Ebbene, nell’imminente appuntamento, sarà invece l’anima agricola parmense a prevalere, così peculiare, così vivace. Produttori di vini dal Nord al Sud Italia, e dalla Francia, si ritrovano per far conoscere prima ancora che i loro vini, la loro storia di cultura e coltura: in accordo con la natura, con un retaggio conoscitivo che rispolvera la tradizione vitivinicola atavica, ma che al contempo non sottrae alla bevuta il dono del piacere, la pienezza della bontà.
Christine Cogez- Marzani, pioniera di Vini di Vignaioli, è di origine parigina e proprio nella capitale francese importa per la prima volta i vini naturali emiliani, provenienti dalle terre d'origine del marito
E lo sa bene Christine Cogez- Marzani, pioniera dell’evento e del bere naturale italiano, in Francia, nella capitale: lei, originaria del quartiere di Montparnasse, si innamora di un italiano (oggi suo marito), un emiliano e, ispirandosi alla sua provenienza, apre un ristorante, proprio lì, a Parigi.
«Al ristorante servivamo piatti della tradizione emiliana. Io ero la padrona di casa e mi occupavo della selezione dei vini. Sapete, in Francia eravamo abituati da tempo a bere vini diversi, buoni e salutari: vino e basta, senza l’aggiunta di altro. In poco tempo, la mia missione divenne quella di cercare vini prodotti e concepiti alla stessa maniera, ma italiani, per chiudere il cerchio a tavola. Così ho iniziato a fare una ricerca sul territorio, visitando piccoli produttori della zona, nei luoghi di origine di mio marito. E da questo viaggio, dagli incontri lungo il percorso negli anni, nasce Vini dei Vignaioli».
Alcuni dei vini naturali bevuti nel corso della presentazione di Vini di Vignaioli: il Vino della Casa di Lorenzo de'Grassi organizzatore insieme a Christine di Live Wine a Milano che si terrà il primo weekend di Marzo 2022 al Palazzo del Ghiaccio
Da quei giorni parigini, tante cose sono cambiate: oltre che nella percezione, nella consapevolezza e nella reperibilità del prodotto, il vino naturale è riuscito a tessere una rete tra produttori e produttori, e tra produttori e consumatori. «Avete presente le palle di neve che rotolano e via via diventano sempre più grandi? Ecco, per i vini naturali è accaduto proprio questo!», chiosa Christine.
Ma non è stato sempre così. I vignaioli a lungo sono rimasti isolati, ognuno con il loro prodotto, spesso incompreso e sottostimato; le conoscenze poco condivise e un pubblico ancora impreparato a recepire un vino così diverso. Nella ristorazione, poi, di spazio ce n’era anche meno: troppo audace da proporre pur nella sua genuinità, troppo poco blasonato per riuscire a divenire alternativa – o concorrente – a gusti “più accomodanti”. Poi la svolta, “la palla di neve”.
È una moda? Probabile. Ma purché si promuova (e si produca soprattutto) qualcosa di buono, ben vengano allora, anche le mode. Perchè questi vini sono la narrazione di un territorio, l’interpretazione di quest’ultimo, filtrato mediante la visione, la sensibilità, il carattere di uomini e donne che non "costruiscono" il vino, ma lasciano che esso sia. Non aggiungono, ma concedono - tempo e spazio – perché il vino diventi la migliore espressione del raccolto e...di sè.
La Cooperativa Valli Unite è parte di Vini di Vignaioli
Ma che aria si respira a Vini dei Vignaioli? «Non lo si può raccontare – si emoziona Christine- lo si può vivere, a calici pieni e cuor leggero. Quando vedo arrivare i produttori, sono così felici e pieni di entusiasmo. Mi salutano allegri e accolgono in festa i visitatori. Si stancano da matti, ma si divertono pure da matti, e lo stesso vale per chi visita la fiera (che tra le varie cose, concede di deliziarsi con altre primizie del territorio, cibi tradizionali, musica e laboratori). Tutto trasuda convivialità. Poi, quando tutto volge al termine, vedo partire gli stessi vignaioli, e li ritrovo ancora più felici, ancora più stanchi, ma gioiosi perché sono riusciti a trasmettere quanto hanno a cuore il proprio lavoro che è, in fondo, la loro vita».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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Classe 1991. Irpina. Si laurea in Lingue e poi in Studi Internazionali, ma segue il cuore e nella New Forest (Regno Unito) nasce il suo amore per l'hospitality. Quello per il cibo era acceso da sempre. Dopo aver curato l'accoglienza di Identità Golose Milano, oggi è narratrice di sapori per Identità Golose. Isa viaggia, assaggia. Tiene vive le sue sensazioni attraverso le parole.
In origine era la Vécia col pisst, piatto della tradizione parmense (carne macinata di cavallo cotta lungamente con verdure e aromi, aggiungendo brodo). Al Bequadro di Parma ne propongono una versione contemporanea, La vecchia “svecchiata”, con pesto scottato, composta di cipolle, purè, umami di pomodoro, velo di peperone e glassa di cavallo
La brigata di cucina del ristorante Inkiostro di Parma: da sinistra a destra, Antonio Brancati (sous chef), Salvatore Morello (chef), Andrea di Salvo (sous chef), Alice Gasparri, Attilio Zilli, Riccardo Rossini, Stefano Barghini e Mattia Sabatini
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.