19-02-2021
Mamma Maria Grazia tra le figlie Chiara e Teresa Lungarotti
Essere grandi nei numeri, ma essere ancora una famiglia. Chiara Lungarotti, amministratore delegato della Lungarotti, una delle più importanti aziende vitivinicole italiane, ci tiene a sottolinearlo: «Siamo un’azienda famigliare». E, aggiungiamo noi, dall’impronta femminile.
Oltre a Chiara e alla sorella Teresa, in azienda è ancora forte la presenza della loro madre, Maria Grazia. «Siamo tutti presi da questa nostra passione – spiega Chiara Lungarotti - Mia madre, che ha 90 anni, è ancora combattiva e presente in azienda».
L'azienda Lungarotti è sinonimo di Torgiano
«Denis è stato un grande maestro. Ha sempre affermato che il territorio si deve riflettere nel bicchiere e ci ha insegnato a lavorare con elasticità rispetto alla stagione, per avere sempre una maturazione equilibrata». Un insegnamento che ancora oggi viene seguito da Lungarotti.
Chiara Lungarotti è l'amministratore delegato: «Ma la passione è sempre la vigna»
La parola d’ordine è sostenibilità: «Non c’è solo la centralina meteo – ribadisce Chiara Lungarotti - ma anche assenza di diserbi, l’utilizzo solo di concimi organici, il controllo della presenza degli insetti tramite la confusione sessuale e il mantenimento della biodiversità. Nel 2008, inoltre, abbiamo avviato il progetto Energia della vite che sfrutta gli avanzi della produzione. Abbiamo anche 1400 metri quadri di pannelli solari che ci rendono autonomi».
La cantina di affinamento
«A Torgiano c’è la sede principale, dove ci sono anche le nostre attività di ospitalità. Il visitatore ben accolto è la migliore pubblicità possibile, per noi. Qui abbiamo 230 ettari vitati, più un uliveto, con una produzione di circa due milioni e mezzo di bottiglie, delle quali il 55% sono di rosso e il 45% di bianco. A Montefalco abbiamo 20 ettari di terreno acquistati nel 1999 e nel 2000: dal 2010 sono a conduzione biologica, certificata nel 2014. In cantina si lavora esclusivamente a caduta».
Il Torre di Giano Vigna il Pino, Bianco di Torgiano 2017, è realizzato con 50% Vermentino, 30% Grechetto e 20% Trebbiano
Il Rubesco, Torgiano Rosso 2018, è 90% Sangiovese e 10% Colorino. «Rubesco è un nome inventato da mia madre che significa “arrossire”. La prima annata è stata il 1962, nel 1964 nasce il Vigna Monticchio, la Riserva. Ci troviamo nella valle di Brufa, sulla cosiddetta “sella di Torgiano”. Si tratta di una zona fresca dell’Umbria, con un clima molto diverso, soprattutto d’estate, da quello che si può trovare a Perugia o Assisi».
Il vino simbolo dell'azienda è il Rubesco
«La Riserva, invece, arriva dalla Vigna Monticchio – sottolinea Chiara Lungarotti - dove abbiamo rese di un chilo per pianta. Dopo la fermentazione in acciaio, affiniamo sia in legno piccolo che in legno grande per 12 mesi e poi almeno per 3 o 4 anni in bottiglia. Cerchiamo di dare un vino che è già pronto, godibile da subito. Poi questo è sicuramente un vino che sfida gli anni».
Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio
Grandissima complessità al naso, dove la frutta trova sfumature di vario genere, dalla prugna ai frutti di bosco, alla confettura, ma anche note floreali e balsamiche e non manca la speziatura: il tutto senza un’intensità invasiva, ma dalla grande eleganza. In bocca si esprime da grande vino, strutturato ma non pesante. E soprattutto dalla grande lunghezza e persistenza.
La tenuta di Montefalco: qui l'azienda ha 20 ettari vitati
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose