20-06-2020

Marchesi de' Cordano e il coraggio di puntare sugli autoctoni

Francesco D'Onofrio: «Ci stiamo specliazzando nei bianchi d'Abruzzo. E abbiamo riscoperto la Cococciola»

La cantina Marchesi de' Cordano: si punta sugl

La cantina Marchesi de' Cordano: si punta sugli autoctoni e sulla longevità

Credere nel proprio territorio significa anche puntare anche sui vitigni autoctoni, anche quelli meno conosciuti.

È sicuramente il caso della Marchesi de’ Cordano, azienda di Loreto Aprutino, in Abruzzo, che ha puntato fin da subito ai vitigni autoctoni, in particolare sui bianchi: Passerina, Pecorino, Trebbiano e la meno conosciuta Cococciola, che ha dato dei risultati per certi versi insperati.

Francesco D'Onofrio e Vittorio Festa

Francesco D'Onofrio e Vittorio Festa

L’azienda nasce 20 anni fa, nel 2000, con i primi 12 ettari a Santa Caterina, grazie agli investimenti voluti da Francesco D’Onofrio e dall’enologo Vittorio Festa.

Tecnologia in cantina a servizio di una viticoltura biologica: ora la Marchesi de’ Cordano può contare su 47 ettari, e una produzione annua di circa 250mila bottiglie, con una parte ancora di sfuso. La produzione viene venduta per il 90% all’estero, soprattutto negli Stati Uniti

Brilla vuole esaltare le caratteristiche della Cococciola

Brilla vuole esaltare le caratteristiche della Cococciola

«Stiamo cercando si specializzaci nella produzione di vini bianchi – spiega Francesco D’Onofrio - In Abruzzo ci sono ancora poche cantine che riescono a fare vini longevi, noi ci stiamo provando. Così come per la Cococciola, un vitigno riscoperto a Vacri, in provincia di Chieti, che però ha un grappolo molto grosso e rese che possono arrivare fino a 500 quintali per ettaro. Noi, puntando sulla qualità, siamo scesi a una resa di 130 quintali ettaro. E cerchiamo sempre di mantenere la giusta acidità, perché proprio la freschezza è l'arma vincente per la longevità».

Così Brilla, cioè la Cococciola 2018 di Marchesi de’ Cordano, è una scoperta: con un naso fresco e immediato, stupisce in bocca per la bevibilità estrema e per il finale piuttosto lungo e intrigrante.

La bottiglia "storica" di Cococciola

La bottiglia "storica" di Cococciola

Si diceva longevità: l’azienda ha avviato il progetto della Cococciola in anfora, con un affinamento di 12 mesi proprio in questi contenitori. L'annata 2016 è un vino che dimostra come un vitigno che può sembrare "minore" nasconde un grande potenziale, anche e soprattutto a livello olfattivo. E poi un esperimento: abbiamo aperto una bottiglia di Cococciola 2007, "dimenticata" in cantina. Nato come vino d'annata, è un prodotto che sorprende: perse buona parte delle note di freschezza, guadagna piacevoli sensazioni di frutta secca, di fico, un leggero miele, e la parte ossidativa (che è presente) è solo un accenno. In bocca è ancora integro anche se, giustamente, un po' più seduto, ma comunque piacevole.

Ci siamo concentrati sulla Cococciola, ma non dobbiamo dimenticare Pecorino, Passerina e il Trebbiano Aida: la Marchesi de’ Cordano punta molto sui vini bianchi, e tutta la gamma è molto interessante.  Comunque, il Montepulciano d'Abruzzo rimane il vino più richiesto.

Francesco D'Onofrio: «Puntiamo alla longevità dei nostri vini»

Francesco D'Onofrio: «Puntiamo alla longevità dei nostri vini»

E l'azienda non si tira indietro, di certo: «Il Montepulciano d'Abruzzo, come vitigno, è molto delicato – sottolinea Francesco D’Onofrio – Soprattutto in fase di vendemmia dobbiamo stare molto attenti: in pochi giorni, infatti, il grappolo passa dalla piena maturità a un un principio di marciume».

Il Montepulciano d'Abruzzo Aida 2016, che ha un affinamento di 9 mesi in botti da 50 ettolitri, è molto fresco, con un tannino vivo, molto pulito, fruttato e floreale. Con un rapporto qualità prezzo davvero ottimo: per chi vuole passare in cantina, lo trova a 9 euro alla bottiglia.

Il Trinità è la Riserva, che arriva da una vigna con più di 40 anni, e con un affinamento di 12 mesi in barriques di secondo passaggio: il 2014, nonostante i problemi di un'annata difficoltosa, è un vino pieno e profondo.

Il Santinumi 2012, infine, è il "top di gamma" dei Montepulciano d'Abruzzo dell'azienda: 12 mesi di barriques nuove, poi un altro anno di botte grande e infine bottiglia. Vino ricco e corposo, pieno, dove mantiene ancora un frutto piacevole abbinato a una balsamicità piuttosto netta e a una nota leggermente affumicata. In bocca il tannino e l'acidità sono presenti ma ben amalgamanti, senza eccessi e con grande potenzialità.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

Consulta tutti gli articoli dell'autore