01-09-2018
Antonio Benanti, 44 anni, conduce la storica azienda di famiglia insieme al fratello Salvino
950 ettari vitati, 132 contrade riconosciute, circa 120 produttori aderenti al Consorzio, 50 anni di denominazione DOC: questi i numeri in breve di un territorio che trova nel vulcano un'energia e una forza speciale.
«L'Etna per me è un un punto di riferimento fondamentale, una fonte di ricchezza dal punto enologico e un'immensa fonte di cultura, una continua novità, una costante sorpresa, sinonimo di una grande regione vinicola». Il nuovo presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna Doc, Antonio Benanti - dell’Azienda Benanti Viticoltori - non riesce a pensare alla sua vita prescindendo dal vulcano attivo più alto del continente europeo, "a muntagna" come viene chiamato a Catania.
Eletto all'unanimità lo scorso due agosto nel corso della prima assemblea del nuovo Consiglio di Amministrazione, Antonio Benanti è consapevole delle responsabilità che richiede il suo ruolo ed è pronto a svolgerlo nel migliore dei modi: «Ho deciso di candidarmi spinto dai tanti produttori che mi hanno incoraggiato e coinvolto in questo percorso; il consenso è stato ampio e il mio impegno sarà commisurato alla fiducia che è stata riposta in me».
Ritratto di famiglia: Antonio Benanti con il fratello Salvino e il padre Giuseppe
«Abbiamo deciso di implementare e aggiungere due soci rispetto al Consiglio di Amministrazione precedente - ci rivela Benanti - in quanto negli ultimi anni sono cresciuti gli associati al Consorzio e di conseguenza anche le attività da svolgere; al momento non abbiamo un organico che prescinde dal CdA ma l'auspicio è che nel prossimo futuro si possa creare una struttura permanente che lo affianchi».
Per ciò che riguarda i membri il neo Presedente si considera soddisfatto: «Sono presenti competenze variegate, soci con età differenti così come diverse sono sia le dimensioni delle aziende rappresentate - per numero di bottiglie prodotte e per ettari coltivati - sia la collocazione sui diversi versanti dell'Etna; c'è tanta voglia di fare, tanto entusiasmo».
Un brand, quello dei vini etnei, che è cresciuto in maniera esponenziale nell'ultimo ventennio, prima di allora solo pochi casi isolati, come racconta Antonio Benanti che in questo territorio ci è nato e cresciuto: «Sino ad un secolo fa i siciliani che avevano dei vigneti in quest'area geografica, a parte qualche eccezione come il Barone di Villagrande e pochi altri esempi, non ne conoscevano il potenziale, tanto da svendere il loro vino sfuso altrove; fortunatamente con il passare del tempo si è accresciuta la consapevolezza, è stata riconosciuto il valore che l'Etna conferisce al terroir a esso circostante, predisponendo di conseguenza un meccanismo in grado di convertire l'eccellenza del territorio in eccellenza vinicola. I produttori hanno lavorato molto per accrescere la qualità, si è registrato un cambiamento di mentalità che ha permesso ai nostri vini di ottenere la giusta importanza».
Ma come valorizzare ulteriormente il brand Etna, patrimonio mondalie dell'UNESCO? «Non si può prescindere dalla qualità, le nostre bottiglie sono tanto nicchia quanto di eccellenza; occorre che ci sia la continuità nel tempo per mantenere ed incrementare il livello di prestigio raggiunto e poi credo sia necessario, così come già è successo altrove, realizzare una mappatura del territorio».
Nell'anno in cui il Consorzio festeggia i 50 anni della denominazione DOC con 132 contrade, a conferma di una diversità con pochi eguali, le sfide per il neo Presidente di certo non mancano: «Il nostro disciplinare è stato redatto con una certa lungimiranza, se si pensa che in 50 anni ha subito solo una modifica nel 2011 per l'implementazione di contrade che potessero essere rivendicate in etichetta. La nostra sarà invece una sfida tesa a ricercare innovazione, migliorare continuamente le pratiche di vigneti e cantine e la longevità dei vini prodotti, rafforzare la rete di relazione con gli stakeholders. Tante prospettive e tanto ancora c'è da costruire, noi ci siamo e siamo pronti a lavorare per il bene dell'Etna, di tutti i produttori, dei nostri vini e per tutti coloro i quali ci apprezzano nel mondo».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
Classe 1987, sognatrice dall’animo romantico, amante del bello e del buono, a tavola come per tutto ciò che ruota attorno alla sua vita. Siciliana felice di esserlo, prestata alla Franciacorta dove sta conoscendo meglio territorio, materie prime e ovviamente bollicine. Collabora con diverse testate e in ogni esperienza mette sempre tutta sé stessa, convinta che l’essere autentici ci renda unici, e per questo speciali