«Una vite senza la cura del viticoltore è in grado di dare uva, anche se il frutto sarà ben diverso da quello che noi vogliamo per fare un buon vino. Il vino è un prodotto umano. Fatto dall’Uomo, in cui egli da sempre ha messo tutto se stesso, il suo genio, la sua creatività, la sua passione, il suo estro, sacrificio e impegno nel produrlo. In certi casi, anche la sua furbizia, ipocrisia, disonestà e scorrettezza. In definitiva ognuno fa il vino che è!».
Così inizia il manifesto di Iviniumani, nato dal pensiero dell’enologo siciliano Salvo Foti e messo nero su bianco. Ma che cos’è Iviniumani? «Un’idea? Sicuramente sì – spiega Salvo Foti – Un movimento o un’associazione? Magari in futuro. Ma adesso voglio semplicemente condividere il mio pensiero con altre persone, in particolare colleghi, che in tutta Italia vivono la coltivazione dell’uva e la produzione del vino».

Il logo è stato ideato assieme a Isabella Perugini
Il concetto è molto chiaro e semplice: è inutile parlare di biologico, biodinamico, oppure di produzione convenzionale, se poi alla fine ci dimentichiamo l’uomo. «Vediamo se riusciamo a riportare il vino all’uomo. La moda non c’entra. La coltivazione biologica e la biodinamica sono degli strumenti che sceglie e utilizza l’uomo. Il pensiero di fondo è che il vino non deve essere più l’obiettivo finale, ma lo strumento: per costruire un futuro per i miei figli, per difendere il territorio, per conservare le tradizioni. E il vino è uno strumento di dialogo».
Per questo in Iviniumani, Salvo Foti vuole raccogliere i pensieri, le opinioni, le esperienze degli uomini (e delle donne, si intenda) che fanno vino. «Ci deve essere il rispetto del territorio e di conseguenza anche il rispetto delle persone che lavorano – spiega ancora Foti – E faccio un esempio: sapete cosa doveva saper fare un soldato romano? Due cose: le strade e piantare le vigne. La vite si è co-evoluta assieme all’uomo, da 6.000 anni a questa parte. Non è l’uomo che ha usato la vite, ma la vita che viceversa ha usato l’uomo per farsi portare in tutto il mondo».

L'enologo siciliano all'esterno della Cantina Gulfi, a Chiaramonte Gulfi, azienda che segue da alcuni anni
Tornando in concreto al concetto di
Iviniumani, ecco cosa vuole fare
Foti: «Vorrei che fosse un contenitore, in cui ogni giorno ognuno possa offrire un aneddoto, un’idea, qualcosa che possa d’aiuto o di esempio agli altri. Vorrei che fosse uno stimolo per i giovani. Un’agorà, una piazza per condividere».
Ma in questo momento, in Italia, il vino è “umano”? «Ognuno fa quello che vuole – sospira l’enologo siciliano – C’è molta confusione. Non è umano, nella sua quantità produttiva, ma ci sono produttori che continuano a fare un vino umano. Ci sono ancora aziende che investono più nel marketing, piuttosto che sul brand, piuttosto che sulle persone e sul territorio. Ma noi “umani” perseveriamo, cercando di fare i vini che piacciono a noi. Così, al massimo, se non riusciamo a venderli, ce li beviamo…».

Andrea e Simone Foti, figli di Salvo, fanno da "modelli" per le magliette del progetto
Un progetto, o meglio un'idea, che verrà anche condivisa in un sito internet,
www.viniumani.com, che sarà online a partire da settembre.