Come in un gioco di matrioske, una gemma nasconde l'altra. Quella più grossa è costituita dall'ottocentesco Palazzo Paoletti tra via Calimala, via dei Cavalieri e via dei Lamberti, due passi da piazza della Signoria, pieno centro storico di Firenze: fino al 2021 ospitava un grande magazzino di Zara, poi l'effetto dei lockdown ha spinto la multinazionale dell'abbigliamento a chiudere i battenti. La famiglia Cecchi, fiorentina doc e attiva da due decenni nel ramo della intermediazione immobiliare, ha colto questa opportunità, rilevando subito l'edificio e convertendolo, dopo importanti lavori chiusi a tempo di record, in una struttura dedicata all'ospitalità d'alta fascia, un boutique hotel di cinque piani, 23 ampie camere e 16 suite/appartamento, tutto arredato in stile Art Déco contaminato da elementi di design contemporaneo. Una gemma di bellezza.

I cinque fratelli Cecchi con mamma Alessandra. Da sinistra, Massimiliano, Andrea, Alessandra, Maria Sole, Edoardo e Ginevra
Come ha battezzato la nuova struttura? 
La Gemma, appunto, ma come acronimo della nuova generazione 
Cecchi alla guida del progetto, costituita dai giovani fratelli 
Ginevra, Edoardo, Massimiliano, Maria Sole e 
Andrea, succeduti al padre 
Luca scomparso nel 2020 (e il "
la" di "
la gemma" sta appunto per i genitori, 
Luca e 
Alessandra).

Immagini del La Gemma a Firenze
 
Per scovare la gemma ulteriore ne 
La Gemma occorre infine salire al primo piano: lì si trova 
Luca's, il ristorante gastronomico - dedicato appunto a 
Luca Cecchi - che la general manager 
Laura Stopani ha voluto affidare a un nome forte dell'alta cucina internazionale, che lei aveva incrociato al tempo in cui, tra il 2013 e il 2017, era direttrice di un altro hotel di lusso, il 
Borgo Santo Pietro di Chiusdino, in provincia di Siena. Pochi se lo ricordano, ma un decennio fa a guidare la cucina del magnifico relais del Senese dove ora brilla la stella di 
Ariel Hagen era l'italoargentino 
Paulo Airaudo, allora neanche trentenne, nel frattempo diventato una sorta di Re Mida della ristorazione, un'infinita serie di locali in giro per il mondo tra la casa madre di San Sebastian, con 
Amelia, due stelle in predicato di diventare tre, più 
Da Filippo, La Bottega di Filippo, 1985 Cantina Argentina, The Blind Pig, El Bar de Villa Favorita e la taverna tradizionale basca 
Irai rilevata da poco, poi Barcellona con il monostellato 
Aleia, Hong Kong con 
Noi, Haku e di nuovo 
Amelia e 
Da Filippo, Bogotà con 
Anima, senza contare il 
Da Terra di Londra, due macaron, aperto col brasiliano 
Rafael Cagali, a sua volta con origini italiane, veronesi (ne scriverà nei prossimi giorni la nostra 
Chiara Buzzi).

VALE IL VIAGGIO - Piatto eccezionale, da solo vale il viaggio: Cappelletto homemade ripieno di piccione, salsa di burro al timo e il fondo di piccione. Semplicità, gusto assoluto
Insomma: la 
Stopani aveva provato a "riportare" 
Airaudo in Italia già quattro anni fa, sembrava tutto fatto per il suo sbarco a Ostuni, al boutique hotel 
Paragon 700, esordio previsto nella primavera 2020, poi arrivò il Covid a scombinare i piani. Ora ce l'ha fatta, a 
La Gemma.

I resident chef del Luca's, Olivia Cappelletti e Tommaso Querini. Sanno gestire una gran cucina, mentre in sala abbiamo goduto della professionalità cortese di Nemad "Nicola" Ametovic, fiorentino di origini serbe
 
A Firenze, lo chef si avvale di due resident di valore, 
Tommaso Querini e 
Olivia Cappelletti; rilegge i propri piatti adattandoli al contesto toscano; ma di base propone sé stesso, lo stile che lo caratterizza. C'è qualcosa che richiama, nella cucina di 
Airaudo, quella dei 
Cerea: certo, l'italoargentino divaga di più rispetto ai fratelloni bergamaschi, gioca tra la matrice sudamericana, l'ispirazione tricolore che è nel suo dna, la fascinazione per l'Oriente e la lezione spagnola.

La colazione al La Gemma è di grande qualità gastronomica, bravi
Ma ci sono stelle polari comuni: il godimento come viatico per l'esperienza gastronomica; l'idea che a tavola l'opulenza non sia un minus quasi da nascondere, vergognandosene, ma un privilegio che è ben pagato dal commensale, e quindi non si presta a essere ristretto tra paletti ideologici; la convinzione che un ristorante sia innanzitutto un'impresa, che deve funzionare invece di inseguire chimere modaiole.

Tagliolino di pasta fresca homemade con salsa di burro di Carnia con alici, limone e caviale, uno dei classici di Airaudo
I 
Cerea fan tutto questo un po' sottotraccia, senza proclami; 
Airaudo lo afferma con fierezza, non è tipo troppo adito alla diplomazia. Sua frase da scolpire sulla pietra, perché nessuno se la scordi: «Il 
fine dining sta cambiando ed evolvendo, e dobbiamo tutti capirlo. Le persone vogliono posti felici in cui divertirsi e passare delle ore piacevoli».

Davvero molto, molto interessante questo Risotto alla zucca, olio alla 'nduja, dressing al nasturzio, limone, foglie di nasturzio e astice. Il dolce della zucca e dell'astice che constrata la pizzantezza e affumicatura della 'nduja. Buonissimo
 

Coda di rospo, rapa bianca, telline, barbabietola, bagna cauda, uova di trota, altro piatto meraviglioso, come i cappelletti. Le 72 ore di maturazione si sentono tutte. Ma ha un difetto: è al limite della sapidità
 

Petto di piccione, purea di cipolle, fungo maitake, grasso di anatra e lardo di Colonnata, petalo abbrustolito di cipolla con olio al cipollotto. Delizioso. Precede predessert e dessert (Flan di formaggio di capra, susine, cialde di avena e miele e Purea di topinambur, crumble al pistacchio, gelato al cioccolato bianco, aria alla mandorla, buccia croccante di topinambur, entrambi molto buoni)
Così è anche al 
Luca's di 
La Gemma.