05-09-2018
Sostiene Niko Romito, commentando le parole caustiche di Ferran Adrià («Dopo il Bulli, la cucina ha smesso d'innovare»), che certamente nessun è stato ed è capace di rivoluzionare tutti gli aspetti principali legati alla ristorazione più di quanto abbia fatto il catalano.
Sostiene Niko Romito, però, che non per questo si stia fermi, no; dire «oggi ci sono cuochi molto in gamba, ma si accontentano di fare quella che definisco creatività amabile» (Adrià) gli appare un poco ingeneroso.
Sostiene Niko Romito, infatti, che l'innovazione nella tavola contemporanea si possa basare su parametri diversi. E che sia ad esempio decisamente innovativo tracciare un nuovo legame tra fine dining e cucina popolare, tanto da fondere quasi tali concetti, sovrapporne i confini fino a renderli in un certo senso indistinguibili. Cosa che, incidentalmente, può persino delineare tout court un modello nuovo di ristorazione, finalmente e completamente italiano perché appunto innovativo ma nel contempo legatissimo alla nostra tradizione.
Sostiene Niko Romito tutto questo, partendo da un'apparente provocazione, che ci getta addosso una mattina di qualche giorno fa, a Casadonna: «La ristorazione qui al Reale non è mai stata tanto simile alla trattoria». Bum! Apparente provocazione, dicevamo: perché non si rivela considerazione estemporanea, ma riflessione lungamente meditata e la cui paternità lo chef abruzzese condivide con un gran pensatore gastronomico quale è stato Bob Noto.
Bob Noto e, di spalle, Ferran Adrià
Sottolinea Niko Romito che tale specifica genesi è alla base di tutto quanto poi lui ha saputo costruire in seguito: «Non so se ci sarei riuscito, se avessi pensato di proporre altri tipi di piatti». Evidenzia che in questo scambio tra alto e basso c'è l'essenza del suo sistema piramidale d'imprenditoria ristorativa (leggi anche La piramide del brand: bistrot e cloni gastronomici, di Fulvio Marcello Zendrini); e nel medesimo tempo può costituire il germoglio di un possibile modello italiano di alta ristorazione, originale, affrancato da quelli propinati negli ultimi decenni, il francese, lo spagnolo, il nordeuropeo.
Rene Redzepi, l'inventore del modello nordeuropeo
«Girando il mondo, mi rendo conto di come la cucina italiana continui a essere associata ai nostri piatti degli anni Settanta e Ottanta. La cosa mi creava una certa frustrazione: oggi disponiamo in Italia di decine e decine di tavole meravigliose; si mangia straordinariamente bene, meglio che mai; eppure veniamo perlopiù percepiti in base a un vecchio cliché, superato. Abbiamo fatto passi da gigante, ma manca una diffusa percezione di tale crescita. Me ne sono chiesto il motivo, e la risposta è stata che quegli 8-10 piatti d'antan, ma conosciuti ovunque, sono stati in qualche modo indirettamente codificati, e rimangono così l'immagine principale della nostra tavola perché manca un modello codificato alternativo, contemporaneo. Serve dunque all'Italia un manifesto e una codifica che sappiano rendere intelligibile, e dunque applicabile in tutto il mondo, i principi dello chef italiano moderno».
Rimarca Niko Romito che stabilire dei protocolli condivisi non limita la libertà creativa del cuoco. Codificare, per esempio, la ricetta di una lasagna, non significa indicare espressamente la presenza o l'assenza di uno specifico ingrediente, non toglie la possibilità di scegliere l'una o l'altra versione, tradizionale o meno, di questo piatto. «Io per Bulgari ho considerato vari procedimenti nella realizzazione di un determinato piatto, poi ho operato le mie scelte, anche contaminando tra di loro le versioni dalle quali ho preso spunto. Il dettaglio di ciascuna ricetta non è il punto qualificante; codificare significa creare un modello, poi ognuno è libero di variare a seconda del suo estro. È il modello di fondo a rimanere inalterato, in base a parametri che vorrei condivisi, e dunque comunicabili per la loro più ampia diffusione».
Deduce Niko Romito che un modello (codificato) di cucina italiana debba necessariamente derivare dalla fusione tra la tradizione della trattoria e l'innovazione della nostra alta cucina; e tra l'immagine di cucina italiana che già è consolidata nel mondo e la novità creativa generata dalle tecniche, dalle idee, dal lavoro di ricerca dei nostri chef contemporanei. Una direzione che lui ha intrapreso da tempo, tanto da generare quel felice paradosso già evidenziato da Bob Noto. «Partiamo da una codifica de facto già avvenuta, e dalla tradizione della trattoria. Dobbiamo andare verso una ricodifica e verso la sovrapposizione del concetto di alta cucina con quello di trattoria».
Massimo Bottura
Una Bomba di Romito
Cavolfiore gratinato, un piatto (fantastico) al Reale. Lo avevamo raccontato qui: Il sistema Niko Romito: fattore umano, ricerca, codifica, moltiplicazione
Eppure, conclude Niko Romito, «innovare oggi è democratizzare; avvicinare alto e basso. Poter accedere a un'offerta di qualità a tutti i livelli, dal pane del Reale, al pollo fritto di Alt, alla Bomba, ai piatti di Spazio. La mia innovazione è questa. Credo che la svolta, per l'Italia, sia portare avanti un lavoro importante su modelli più inclusivi, popolari. Io lo faccio dal Reale, una tavola chiaramente italiana che si avvicina a un concetto di grande evoluzione della trattoria. Penso che se il mio Cavolfiore gratinato, o Verza e patate, o Tortello con pollo, venissero serviti in una qualsiasi osteria, senza sapere che dietro c'è un lavoro enorme di ricerca, ebbene il commensale chiamerebbe l'oste, si complimenterebbe con lui, senza accorgersi che sono piatti di alta cucina». Con un corollario: «In definitiva credo che fine dining e trattoria si devono avvicinare. Ma serve anche un nuovo modello per la Trattoria Pura. Che prenda dal fine dining la parte di ricerca sul piatto restando fedele alla tradizione e al codice esperienziale di conforto».
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
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classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale