14-04-2014
Matteo Aloe, classe 1986, è cuoco e manager assieme al fratello Salvatore di Berberè e AlceNero-Berberè a Bologna e dintorni. Il recente stage al Noma di Copenhagen gli ha permesso di fare delle straordinarie esperienze e di dedicarsi alla scoperta di nuovi sapori e nuovi approcci alla cultura del cibo
Gennaio, febbraio, marzo. Dal cuore dell'inverno all'inizio della primavera. La mia esperienza al Noma di René Redzepi si è consumata negli stessi giorni in cui la vita dal letargo invernale è rinata nelle campagne danesi. A gennaio sono rimasto spiazzato da una cucina in cui anche il sacco dell’immondizia ha un odore invitante. Tante, tantissime fermentazioni che, come nel caso del fermented black garlic, ti portano con la mente in un viaggio lontano mille anni a immaginare i sapori dei vichinghi. Gli stessi che calpestavano il muschio nelle foreste svedesi, e che oggi il Noma serve fritto assieme a una polvere di porcini e creme fraiche. Più passavano le ore in cucina, più toccavo gli ingredienti e più capivo che quella del Noma non è solo una cucina del territorio, ma è una cucina della terra. Soprattutto in inverno i piatti sono composti dalla vita sotterranea e sommersa: barbabietole, radici di sedano, patate, formiche, alghe, porri.
Al lavoro! Il nostro Matteo non si tira indietro di fronte a nulla: nemmeno a delle patate da pelare (foto di minty_pjdk)
La campagna danese ha conquistato il cuore di Matteo Aloe
Uomini che abbandonano per un attimo mestoli e padelle per raccontare le proprie esperienze e punti di vista
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Classe 1986, laureato in Economia e marketing a Bologna, è cuoco e manager dei locali aperti assieme al fratello Salvatore: Berberè e Radio Alice Londra. Appena può, cerca di fare stage e esperienze all'estero, preferendo i paesi nordici