23-04-2013

Due o tre cose che volevo dirvi

Conciliare famiglia e lavoro, l'evoluzione di
un mestiere. Loretta Fanella a ruota libera

Loretta Fanella, pasticcera di Fiuggi, classe 1981

Loretta Fanella, pasticcera di Fiuggi, classe 1981 e relatrice fissa delle prime edizioni di Identità Golose. Oggi si divide tra diverse consulenze e la famiglia (foto Franco Biondi)

Molti si chiedono che fine ho fatto, cosa sto facendo, cosa farò. La maggior parte sa che sono diventata mamma e forse pensano che abbia smesso di lavorare magari perché non si può fare il mio lavoro con un figlio. Come tutti i lavori, per qualsiasi donna affrontare la maternità è difficile, un po’ perché un figlio ti succhia molte energie e tempo, un po’ perché il nostro è un paese che non aiuta molto le donne che decidono di affrontare una scelta così importante.

È molto impegnativo ma si posso ottenere entrambe le cose. Io posso dire che per fortuna è successo in un momento in cui non ho un lavoro fisso, perché riesco a organizzare al meglio il mio lavoro e la mia vita senza dover rendere conto a nessuno. Sono riuscita a coniugare le due cose anche grazie all'aiuto delle persone che ho accanto.

Ai tempi del Bulli con Albert e Ferran Adrià

Ai tempi del Bulli con Albert e Ferran Adrià

La scelta viene dopo 15 anni di assoluta dedizione per il mio lavoro e dopo aver avuto la fortuna di fare esperienze importanti dietro a grandi insegne. Mi sono poi allontanata dal ristorante per dedicarmi agli altri attraverso corsi, consulenze, dimostrazioni, stando anche un mese al fianco delle persone che assistevo. Nello stesso periodo, mi sono dedicata a scrivere il mio primo libro di dessert al piatto "Oltre", che racchiude 3 anni del mio lavoro, l'utilizzo di nuovi prodotti e tecniche innovative. A 31 anni è arrivato il momento di pensare un po’ alla vita privata, di crearmi una famiglia e avere un figlio con la persona che vorrei avere accanto per sempre. Così oggi c'è Giulio, che ha 16 mesi.

Non avendo impegni fissi, posso lavorare un giorno a Milano e quello dopo a Roma. O stare una settimana ad Abu Dhabi o Sidney per portare la cucina italiana all'estero. La cosa più bella è che, oltre a dare, riesco a prendere molto, a trovare stimoli, conoscere nuove culture, usanze e tante persone diverse. Cose che, se rimani al ristorante, difficilmente ti capitano. Si è detto di me che avevo una pasticceria a Livorno ma in realtà era di mio marito (“era” perché il locale è stato venduto): quando non ero in giro, gli davo una mano. Gli avevo creato una linea di dolci da colazione, muffin, plum cake, biscotti, dessert al bicchiere, torte.

Mi piacerebbe molto aprire un mio locale ma purtroppo, vista la situazione del nostro paese e, alla luce dell'esperienza vissuta con il locale di mio marito, lavori solo per pagare le tasse e i dipendenti e non hai nessun sostegno. Ci penso e capisco che non voglio né posso permettermi un peso così grosso. Non dico, nè ho mai detto, che non tornerò più a fare la vita del ristorante. Magari un giorno mi si presenterà una buona occasione, ma ora le mie priorità sono cambiate: ho una famiglia a cui pensare, un figlio da crescere e vorrei farlo bene, senza fargli mancare nulla come è successo a me. Ma sento di continuare con il mio lavoro che è la mia passione ed ho ancora tanto da dare e dimostrare, magari anche in un altro paese.

Oggi, col marito Paolo e il figlio Giulio

Oggi, col marito Paolo e il figlio Giulio

So che è più facile associare a un cuoco un ristorante, a un pasticcere una pasticceria. Ma non è vero che se un cuoco non ha il ristorante non è un buon cuoco o un pasticcere che non ha una pasticceria non è un buon pasticcere. Fortunatamente oggi le cose stanno cambiando: si può esercitare il nostro lavoro anche in altre realtà, si sta dando molta più importanza e valore al nostro mestiere che può dare infinite soddisfazioni, come succede già da anni in altri paesi. Se posso fare un paragone, è come il mestier di attore: nessuno giudica la professione solo attraverso i film che fa perché, anche se recita a teatro o in televisione, sempre attore è.

Sicuramente è più facile e logico conoscere un pasticcere dai suoi piatti creati per una carta da ristorante o attraverso la vetrina di una pasticceria, è più facile reperirlo, ma è altrettanto importante formare altri colleghi, far conoscere e portare innovazione e professionalità nelle case altri. Insomma, non mi sono stancata né ho non ho più voglia di lavorare. Anzi, è il contrario. Ma da donna oggi sento il bisogno di realizzare altri sogni perché la vita è una sola e certe cose vanno fatte nell'età giusta. Di sicuro non posso fare come un calciatore che quando è "vecchio" si ritira e pensa ad altro.


Storie di cuochi

Uomini che abbandonano per un attimo mestoli e padelle per raccontare le proprie esperienze e punti di vista

a cura di

Loretta Fanella

pasticcera di Fiuggi (Frosinone), classe 1980, nel suo curriculum ci sono tante esperienze importanti: el Bulli, Enoteca Pinchiorri e Cracco. Oggi si divide tra il suo Pastry Lab di Livorno e l'insegnamento

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