Central Otago è la denominazione cult dell’Isola Sud per i vini rossi, come Marlborough ha costruito la sua fama sui vini bianchi - chiaramente questo non nega la possibilità di avere rispettivamente piacevolissimi vini bianchi nel primo caso e rossi nel secondo, anche se spesso relegati a piccoli cluster all’interno delle denominazioni. Vini piacevoli, convincenti, ben fatti sì, ma anche sfalsati rispetto al mercato di riferimento e quindi ai prezzi.
Contrariamente a quanto scrivono alcuni dei nomi prestigiosi del gotha giornalistico enoico, la fama è data più dai numeri e da alcuni nomi trainanti che non dall'attitudine di tutto il territorio a quello che è stato eletto il vitigno portabandiera della zona, e cioè il pinot noir. Ci sono molte caratteristiche in termini di composizione dei terreni, stratificazione degli stessi, temperature e ore di esposizione al sole che ne fanno un ambiente idoneo per uno dei vitigni più ostici quale il pinot noir, ma questo purtroppo non si traduce sempre in autentici capolavori.

L'ingresso dell'azienda Wild Earth a Bannockburn
Un passo indietro: sono andata alla ricerca di una publicazione che mappasse con chiarezza il territorio della Nuova Zelanda da un punto di vista vitivinicolo e ne delineasse le composizioni del suolo nelle varie aree per capire da dove arrivano le rivendicazioni delle associazioni di categoria sulla eccezionalità di questi vini e non l’ho trovata.
Nick Lewis, dell’Università di Auckland, lavora da quasi 15 anni a stretto contatto con i produttori per capire le traiettorie ed evoluzioni del mercato oltre che il lavoro di questi vignaioli in termini sociali e lamenta la stessa carenza.
Ci siamo trovati a concordare sul lavoro fatto da
Daniel Schuster a Wairarapa.
Danny, oltre a essere un ottimo produttore, ha lavorato per anni alla Lincoln University come ricercatore e ha prodotto dei resoconti esaurienti sulla zona di Canterbury. Ma l’unica altra persona che ha sentito la necessità di guardare più a fondo il territorio è stato
Mike Weersing di Pyramid Valley, e il posto che ha scelto per produrre è ben lontano da
Central Otago, con la sola eccezione della produzione annua che ricava dal mitico vigneto Calvert, denominazione di cui si fregiano solo altri due produttori,
Felton Road e
Craggy Range.

Ottimi i pinot noir di Daniel Schuster a Wairarapa
Quindi mi sono rifatta ai dati che si trovano sparsi sui siti di riferimento; le dimensioni aziendali in Nuova Zelanda sono relativamente contenute: sono solo 15 (su 692, dati
Wine Institute of New Zealand) i viticoltori che producono più di 4 millioni di ettolitri l’anno, e a
Central Otago i 121 piccoli produttori sono distribuiti in una regione bellissima. Si raccolgono principalmente intorno a Queenstown, Alexandra e Cromwell, e se guidate da Dunedin dopo la prima sosta ad Alexandra per visitare aziende come
Two Paddocks o
BlackRidge, il pranzo va fatto da
Wild Earth: impossibile mancare il Wineflight da 6 (tra gli altri
Pinot Noir 2010 di media struttura e
Pinot Gris 2012 che per fortuna non esplode fastidiosamente negli aromi come molti altri pinot gris della zona) abbinato agli assaggi preparati nel
wine barrel cooker che ha reso famoso il proprietario
Quintin Quider.
(continua)